Innamorarsi di un libro: Vegetaliana – Note di cucina vegetale, di Giuseppina Siotto. Vi racconto perchè.

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Cari aficionados, vi dico subito senza mezze misure che il libro di cui vi racconto oggi mi ha fatto venire gli occhi a cuoricino tipo cartone animato.

Si tratta di un piccolo gioiello di cucina vegetaliana, ovvero 100% vegetale, edito da Damster e curato nei minimi dettagli, non solo nella grafica, ma anche nei contenuti.

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Partiamo dall’estetica: appena l’ho aperto mi ha colpito la carta su cui è stampato, simile a un quadernino di ricette su cui appuntare a margine eventuali annotazioni; un libro fatto per essere vissuto, magari impreziosito da schizzi di sugo qua e là, come succedeva con il ricettario della nonna che si consultava più spesso in famiglia.

Eh sì, perchè molte ricette presentate sono le stesse delle nostre nonne, siano esse sarde o piemontesi ;-)

I piatti spaziano da una regione all’altra seguendo la suddivione in piatti a base di LEGUMI (es. Peilò de pass, ovvero farinata di segale ai porri con crostini al kummel, primo piatto della Valle d’Aosta; Grùnkernschrot, la minestra di farro verde tipica del Trentino Alto Adige; Acquacotta alla viterbese), CEREALI (es. Mesciua,  piatto tipico ligure a base di legumi e grano duro; il Cisrà, tipico della tradizione povera piemontese, in particolare delle Langhe, offerto dai monaci ai pellegrini di passaggio; Fave scarfate ‘ndromese dalla Puglia), TRE NOVITA’ AL SAPORE DI TRADIZIONE (in cui tofu, tempeh e seitan diventano i protagonisti della cotoletta alla milanese, ravioli gnudi alla fiorentina, pasta alla norma), VERDURE DI TERRA (es. Caule suffucao, ovvero cavolfiore brasato; Sciattamariti, una sorta di tortino a base di fagiolini, chiamati in dialetto ‘schiattamariti’ perchè venivano mangiati a crepapelle, rischiando di schiattare per indigestione), VERDURE SPONTANEE (es. Minestra maritata, di origine campana, è d’obbligo soprattutto per Natale; Torta con il preboggion, un bouquet di erbe selvatiche che vengono fatte bollire e insieme costituiscono il condimento per diversi piatti della cucina genovese; ris e riondele, ovvero riso con la malva), VERDURE DI MARE (es. Salicornia in pastella tutta pugliese; Zeppolelle di mare della Campania, dove vengono chiamate Zeppole e’Pasta Crisciuta).

Per chiudere in bellezza i DOLCI, suddivisi tra quelli a base di CEREALI, come il budino d’avena, l’orzata, la cuccia o coliva  (Grano dei morti, dolce tipico del Sud Italia); dolci con LEGUMI, come il Cauciune (con legumi ridotti in purea, conditi con frutta e semi oleosi); con VERDURE (Torta co’ becchi, ovvero torta con le bietole dalla Toscana) e con la FRUTTA, come il Gelu di muluni (anguria) o la Ciaccia all’uva (schiacciata all’uva).

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A scriverlo è Giuseppina Siotto, antropologa, cuoca e docente di cucina naturale, che non si è limitata a raccogliere tante ricette della tradizione e alcune innovazioni, ma ha fatto un paziente lavoro di ricerca delle fonti, risalendo all’origine di ciascun piatto presentato (sempre rendendo il giusto tributo all’ideatore, anche nel caso di ricette tramandate oralmente tramite racconti), condividendo con noi non solo la ricetta, ma anche tanti aneddoti davvero interessanti.

In particolare, viste le mie origini, sono subito corsa a leggere la storia del risotto alla milanese, che secondo alcuni sarebbe frutto di un ‘errore': fatto da una donna di servizio siciliana, che sbagliando le dosi del brodo nella preparazione del riso per gli arancini (o arancine?!), trasformò tutto in un risotto.

C’è poi anche un’ipotesi più leggendaria: la nascita di questo piatto sarebbe riconducibile alla figura del Mastro vetraio belga Valerio di Fiandra, impegnato nell’imponente cantiere per la costruzione del Duomo di Milano.

Il giallo era uno dei colori preferiti di un allievo del Mastro, il quale lo utilizzava così spesso nel colorare le vetrate del Duomo da essere chiamato ‘Zafferano’.

Nel 1574 in occasione delle nozze della figlia del Mastro, fu allestito un grande banchetto con protagonista il riso, che fu colorato per scherzo dal suo allievo. Il piatto fu talmente apprezzato da essere successivamente replicato nelle cucine di tutti i milanesi negli anni a venire :-)

Questa è solo una delle tante interessanti storie che ho trovato in questo libro… e voi, l’avete letto? Che ne pensate?

Scrivetemi qui, oppure sulla pagina FB della Balenina o su INSTAGRAM, rispondo sempre :-)

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Con questa recensione partecipo al giovedì del libro di cucina curato dalla mitica Annalisa Malerba di passatotralemani.

L’iniziativa è condivisa dal gruppo FB Genitori Veg :-)

Di buoni propositi (alcuni veri, altri fuffa), 20 libri + 1, autoproduzione di kombucha e una ricetta RAW

quadernino sogni

Ogni anno, come sapranno gli aficionados, mi ostino a fare una lista di buoni propositi. Alcuni fattibili. Altri no. Eppure io continuo a segnarli in quel quadernino a fiori blu. Tra questi ce ne sono un paio che definirei ‘gli intramontabili’ (e altrettanto ‘insormontabili’). Tipo ‘praticare regolarmente uno sport’.

AHAHAHHAHAHAHAH

AHAHAHHAHAHAHAH

Vabbeh, ho ancora 11 mesi. Intanto ho adottato una nuova strategia. Niente iscrizioni a corsi, palestre… questa volta non ci casco! Con un modico investimento (6 euro e 99 cent!!), ho acquistato un DVD di GAG (Gambe Addominali Glutei). Vediamo se così aggiro l’ostacolo (l’ostacolo sono sempre io, tra l’altro!). Ma non potevo pensarci prima?

bridget_jonesInsomma, non ho bisogno di uscire, al freddo, sotto la pioggia, mollare il teporino di casa ed avventurarmi là fuori. Non mi devo nemmeno depilare per forza, che sennò negli spogliatoi mi tocca fare contorsionismi per non far fuoriuscire centimetri di pelliccia (la mia) invernale… No, posso stare in pigiama, o indossare quello che mi pare, struccata, saltellare senza dover trattenere la panza. Basta prendere il telecomando e schiacciare PLAY, per dare inizio a un’ora di piegamenti e saltellini forennati, che anche se sono scomposta chissenefregadituttosìììì… Poi, avete visto in questi video che po’ po’ di ambientazioni? In quello che ho comprato c’è una specie di Barbie sorridente che fa esercizi (oh, non smette un minuto di sorridere) su una spiaggia caraibica. Poi la scena si sposta su un laghetto incantato del Canada. Maledetta Barbie sorridente.

crediciComunque. Tutto questo, del video dico, fa molto anni ’80. Almeno quanto il frisè, gli scaldamuscoli e la lacca per capelli. Ora, ho trovato qualche altra pazza sostenitrice di questo progetto… sento che insieme svolteremo!!

anni-80Ma veniamo agli obbiettivi più fattibili (meno male che ci sono anche loro, sennò ciaociao autostima), tra questi il mio preferito è senz’altro voler leggere di più.

Con grande gioia sono venuta a conoscenza di un’iniziativa del Corriere della Sera, che si chiama #StoriediCucina. Si tratta di 20 avventure culinarie per celebrare il grande amore fra scrittura e buona tavola.storiedicucina Tra le uscite di febbraio ce n’è una di cui ho già parlato qui, Afrodita, di Isabel Allende, da cui ho tratto ispirazione per una salsa afrodisiaca, e più avanti ci sarà anche Kitchen, di Banana Yoshimoto, una delle mie scrittrici preferite.

Ecco, tutto questo esula un po’ dai libri strettamente vegan di cui parlo in questo spazio, ma l’ho trovata un’iniziativa interessante e mi andava di segnalarla :-)

 

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ESSENZA_DEL_CRUDO

Ma ora veniamo alla recensione di oggi, quella di un libro di ricette interamente RAW e vegan (altro buon proposito: mangiare più cibo crudo!). Molti di voi già lo conosceranno, si tratta di L’essenza del crudo, di David Coté e Mathieu Gallant, edito da Sonda.

fratelli raw

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Il formato è quello maxi dei ricettari Sonda, con grandi foto a colori a tutta pagina che accompagnano i piatti (tempo fa avevamo sfogliato insieme altri due libri di questa casa editrice, ricordate? Grigliate vegan style e Erbe spontanee).

Le prime pagine sono dedicate a presentare il progetto dei due autori, partito nel 2007 con Crudessence, un piccolo locale adibito inizialmente a rosticceria e mescita di kombucha (tè fermentato, originario della Cina, ottenuto dalla fermentazione di zucchero e tè, considerato un elisir di lunga vita in quanto facilita la digestione, rafforza il sistema immunitario e costituisce un’eccellente fonte di probiotici e acidi organici). Quattro anni dopo David e Mathieu aprono due ristoranti e due self service, con un’equipe di oltre 70 collaboratori… una crescita tanto rapida che attribuiscono alla vitalità contagiosa sprigionata dalla loro alimentazione :-)

kombucha_cos'è

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crudessence_ristorante

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Entrando nel vivo delle ricette, si parte con alcune basi che vanno dal succo di zenzero al grano saraceno germogliato; segue la sezione dedicata alle bevande, ovvero latte di mandorle e canapa, ma anche frullati, succhi, tisane.

Personalmente ho trovato molto interessante la parte dedicata alle zuppe, dal momento che per me tradizionalmente rimandano a un’immagine di ciotola fumante, o comunque a base di ingredienti cotti. Qui si va dalla vellutata di spinaci e pistacchi alla crema di pomodori, ma anche zuppa di cipolle, carote e curry, crema di champignon, zuppa vietnamita, gazpacho e tante altre idee.

Segue una sezione dedicata alle insalate, poi creme, salse e patè e i fermentati, ovvero come realizzare un formaggio di anacardi, il kefir, il kombucha (LANCIO UN APPELLO, SE QUALCUNO ZONA LIGURIA AVESSE DELLA ‘MADRE’ DI KOMBUCHA…SCRIVETEMI!), lo yogurt di noci; si prosegue con preparazioni che necessitano di essere sottoposte a disidratazione, come polpette, falafel, tortillas, nachos, pane alla cipolla, pizza, crepes dolci e salate, chapati, crackers, chips, muesli.

Tra gli antipasti trovate la ricetta che ho voluto provare oggi qui sulla balenina (involtini di foglia di riso con vegepatè), fattibile con ingredienti reperibili in questa stagione e usando il solo mixer. Molto interessanti sono anche le bruschette, gli involtini con zucchine ripieni di ‘ricotta’, le tagliatelle al pesto, i nigiri con cavolfiore e le barchette di indivia farcita. Seguono i piatti principali, ovvero pizza, lasagne (correte a vedere la versione di Claudia, ispirata da questo libro), burger, panini, cannelloni, crepes, spaghetti al pesto, spiedini.

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immagine dal libro L’essenza del crudo

Per chiudere in bellezza non potevano mancare i dolci, che rappresentano la parte che preferisco (maddai!): biscotti, mousse al cioccolato (stomaleee), torta cioco-banana… e finiamola qui che ho già la bava tipo San Bernardo! (immaginatemi mentre scrivo con davanti le foto…come si fa!!!)

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immagine dal libro L’essenza del crudo

Bon. Ricettina?

involtini-vegepatè

INVOLTINI PRIMAVERA AL VEGEPATE’

INGREDIENTI del vegepatè:

100 gr semi girasole;

75 gr carote tagliate grossolanamente;

15 gr (1 cucchiaio e mezzo) di cipolla rossa;

2 cucchiai di prezzemolo;

2 cucchiai olio di girasole spremuto a freddo;

1 cucchiaio e mezzo di aceto di mele;

1 cucchiaio di succo di limone;

1 cucchiaio di zenzero tritato;

1 piccolo spicchio d’aglio;

1/2 cucchiaino di sale integrale;

1 cucchiaio di lievito alimentare;

40 gr semi di sesamo.

Ho ammollato i semi di girasole 8 ore, poi li ho sciacquati e scolati.

Ho versato tutti gli ingredienti nel mixer fino a ottenere un impasto liscio e cremoso.

(si conserva fino a 5 giorni in frigo in un contenitore ermeticamente chiuso)

INGREDIENTI degli involtini:

2 fogli di riso, tipo quelli in foto;

5 foglie di insalata (loro usano lattuga);

1 gambo di sedano;

3 gr cipolla (1 cucchiaino);

1/4 di ricetta del vegepatè;

semi di papavero o sesamo nero;

(NB: nell’originale c’era anche la zucchina, che non ho preso perchè non è di stagione e i germogli di trifoglio)

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foglio di riso prima di bagnarlo con acqua

 

Ho bagnato i fogli di riso (operazione delicata, nel senso che bisogna trovare il tempo giusto…troppo poco restano duretti, ma basta poco e si rompono tutti se si esagera con l’ammollo…sulla confezione dice: 15 secondi!) e stesi sul piano da lavoro. Ho messo al centro le foglie di insalata e ricoperte con le carote, il sedano tagliato a striscioline e la cipolla. Ho ricoperto con il vegepatè e un’altra foglia di insalata e chiuso la foglia di riso, che ho rotolto nel sesamo nero.

Ho infine tagliato a metà gli involtini e servito.

(uh, i ciuffi delle carote possono servire per una salsa chimichurri da leccarsi i baffi, presto posterò la ricetta!)

Che ne pensate? Vi va un morsetto?

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:-)

Con questa recensione partecipo all’iniziativa promossa da Annalisa di passatotralemani, il giovedì del libro di cucina, condivisa anche dalla pagina FB Genitori Veg, siete già andati a leggere le altre recensioni?

Se vi incuriosisce l’argomento ‘raw’, vi segnalo anche un altro libro di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, Meglio crudo, di Rosanna Gosamo, edito da Sonda :-)

Afro vegan. Di Bryant Terry. Edito da Ten Speed Press. E una ricetta: gelato speziato alla vaniglia con fagioli cannellini.

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Se come me siete curiosi esploratori delle cucine di altri Paesi, non potete assolutamente perdere questo libro!

L’autore è Bryant Terry, lo stesso di The inspired Vegan e Vegan Soul Kitchen. Per chi non lo conoscesse, vi invito a visitare il suo sito WWW.BRYANT-TERRY.COM.

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Ma veniamo subito al libro. In Afro Vegan, Bryant rende omaggio alla cucina tradizionale africana e alle sue contaminazioni con altre culture, americana in primis. Lo fa attraverso ricette raccolte durante i suoi viaggi, ispirate alle sue origini o a ricordi d’infanzia, libri di cucina e racconti.

Ogni ricetta è accompagnata da una particolare colonna sonora o da qualche film o libro, in un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, non solo il palato!

Completano le ricette alcuni aneddoti a cura di Michael W. Twitty, storico di cultura afro, e le stupende foto a colori di Paige Green.

Quello che mi ha fatto capitombolare per questo libro è soprattutto l’originalità delle ricette, che non risultano tuttavia ‘assurde’. Per intenderci, si tratta di piatti mai visti nei libri di cucina vegan di cui ho parlato fin qui sulla Balenina, anche se realizzati con ingredienti ormai piuttosto comuni, pur non essendo tipici della nostra tradizione. Un esempio sono i fagioli neri all’occhio, emblema della cucina afro americana, cui Bryant ha dedicato un’intera sezione del libro, insieme all’okra o gombo (foto qui sotto, si può trovare nei banchi di frutta e verdura etnici di molti mercati. Tipici della cucina africana, ma anche indiana, libanese e turca, si coltivano anche in italia, in particolare Lazio e Sicilia. Se ne volete un assaggio, date un occhio anche da Cri, di broccoloecarota, che ha da poco proposto alcune ricette che hanno questo ingrediente come protagonista e sul sito di UNO COOKBOOK).

Okra

I capitoli sono suddivisi in maniera piuttosto particolare, e non poteva essere altrimenti, vista l’ecletticità dell’autore.

Si inizia così con SPEZIE E SALSE. In questa sezione Bryant illustra alcune tra le principali combinazioni di spezie usate per insaporire piatti a base di verdure, riso, ma anche tofu e persino pop corn! Ad esempio il berbere (in aramaico, lingua dell’Etiopia, significa ‘caldo, piccante’), che consiglia di tenere sempre a portata di mano, accanto a sale e pepe (ovviamente di Giamaica), oppure il za’atar, un mix di origini antichissime, a base di semi di sesamo tostati, timo, origano, maggiorana, sale e sommacco.

In questa sezione si trova anche un’interessante approfondimento su come seccare erbe appena raccolte e vari metodi di conservazione.

Tra le salse, tutte da provare, mi ha stuzzicato soprattutto la chermoula, impiegata con alcune varianti nella cucina algerina, tunisina e marocchina.

salsa

Segue un capitolo interamente dedicato a ZUPPE, TAJINE e VERDURE STUFATE, poi quello su RADICI e ZUCCHE, e a seguire  COUS COUS, PORRIDGE (di mais) e CEREALI.

La sezione successiva, dedicata a STREET FOOD, SNACK e FINGER FOOD, è tutta ispirata a memorie squisitamente personali di Bryant, come quando da piccolo si fermava al chioschetto di un vecchio afro americano, sulla Terza strada di Memphis, in Tennessee, dove è cresciuto o le frittelle giamaicane assaggiate a Brooklin, dove si è trasferito in seguito per un periodo.

tofu

Seguono CREME SPALMABILI e CONSERVE (quella a base di fichi e timo è stata subito aggiunta alla lista delle ricette da provare!!!) e poi la colazione afro-vegan style, ovvero BISCOTTI, SMOOTHIES (in foto: smoothies con pesca, banana, miglio, succo d’arancia, datteri e anacardi) e PORRIDGE.

smoothies afro vegan

Per chiudere in bellezza, dopo TORTE e DOLCETTI, accompagnati da INFUSI o COCKTAIL, un menù tipo, suddiviso per stagioni, che combina le ricette presenti nel libro a seconda della reperibilità degli ingredienti.

Ora, di solito mi fermo alla recensione.

Ma stavolta no, è diverso.. perchè c’era questo gelato speziato a base di fagioli cannellini che è stato amore al primo sguardo e potevo non condividere sto po’ po’ di roba con voi? Daje, la mazzata finale dopo le festività, poi tutti a dieta! (da domani, come no…)

gelato fagioli cannellini

INGREDIENTI

(nel libro la misurazione è internazionale, quindi CUPS, TABLESPOON e compagnia.. ecco un link utile con la conversione)

1/2 cup fagiolini cannellini bio;

1 cup latte di cocco bio;

1/2 cup e 2 tbsp zucchero integrale grezzo di canna bio (io uso mascobado);

1/8 tsp cannella bio;

1/8 tsp noce moscata bio;

1/4 tsp pepe nero della Giamaica bio;

1/8 tsp sale integrale bio;

1 bacca di vaniglia bio;

1/2 cup crema di mandorle (ottenuta mescolando mandorle tritate con poca acqua);

NB: nell’originale è presente la melassa (1 tsp). Non amo molto il suo gusto, quindi l’ho omessa. Inoltre, nell’originale ci sono 2 cup di latte di cocco, mentre io ne ho usata 1.  Credo questo influisca sulla corposità del gelato. A me è venuto piuttosto cremoso. Nell’originale inoltre vengono usati gli anacardi. Non ho nulla contro gli anacardi, ma costano una fucilata, quindi ho preferito le mandorle.

Solitamente utilizzo solo legumi secchi, che lascio in ammollo prima di cuocere. Se siete abituati con legumi in scatola  saltate il primo passaggio della preparazione, utilizzate però i fagioli scolati e sciacquateli con cura prima di frullarli.

Ho frullato i fagiolini e il latte di cocco finchè non si è formata una crema.

A parte ho sciolto lo zucchero e l’ho mescolato con le spezie (noce moscata, pepe e cannella), la vaniglia e il sale. Ho aggiunto la crema di mandorle, ottenuta frullando le mandorle con poca acqua (1 dose acqua per 2 dosi di mandorle).

Ho aggiunto alla crema di cocco e fagiolini, mescolando bene.

Ho messo in freezer a raffreddare.

Dopo 3 ore ho tolto dal freezer, lasciato a temperatura ambiente 15 minuti, lavorato con una spatola per ammorbidirlo un po’ e servito.

Il sapore?

Dei fagioli nemmeno l’ombra.. sa piuttosto.. ecco, se il Paradiso avesse un gusto, credo sarebbe questo!

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Con questa recensione partecipo al Giovedì del libro di cucina, promosso da Annalisa di passatotralemani.wordpress.com.

Andate a dare un occhio alle altre recensioni nèèè :-)