Afro vegan. Di Bryant Terry. Edito da Ten Speed Press. E una ricetta: gelato speziato alla vaniglia con fagioli cannellini.

afro-balenavolante

Se come me siete curiosi esploratori delle cucine di altri Paesi, non potete assolutamente perdere questo libro!

L’autore è Bryant Terry, lo stesso di The inspired Vegan e Vegan Soul Kitchen. Per chi non lo conoscesse, vi invito a visitare il suo sito WWW.BRYANT-TERRY.COM.

bryant terryvegan_soul_kitchen

Ma veniamo subito al libro. In Afro Vegan, Bryant rende omaggio alla cucina tradizionale africana e alle sue contaminazioni con altre culture, americana in primis. Lo fa attraverso ricette raccolte durante i suoi viaggi, ispirate alle sue origini o a ricordi d’infanzia, libri di cucina e racconti.

Ogni ricetta è accompagnata da una particolare colonna sonora o da qualche film o libro, in un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, non solo il palato!

Completano le ricette alcuni aneddoti a cura di Michael W. Twitty, storico di cultura afro, e le stupende foto a colori di Paige Green.

Quello che mi ha fatto capitombolare per questo libro è soprattutto l’originalità delle ricette, che non risultano tuttavia ‘assurde’. Per intenderci, si tratta di piatti mai visti nei libri di cucina vegan di cui ho parlato fin qui sulla Balenina, anche se realizzati con ingredienti ormai piuttosto comuni, pur non essendo tipici della nostra tradizione. Un esempio sono i fagioli neri all’occhio, emblema della cucina afro americana, cui Bryant ha dedicato un’intera sezione del libro, insieme all’okra o gombo (foto qui sotto, si può trovare nei banchi di frutta e verdura etnici di molti mercati. Tipici della cucina africana, ma anche indiana, libanese e turca, si coltivano anche in italia, in particolare Lazio e Sicilia. Se ne volete un assaggio, date un occhio anche da Cri, di broccoloecarota, che ha da poco proposto alcune ricette che hanno questo ingrediente come protagonista e sul sito di UNO COOKBOOK).

Okra

I capitoli sono suddivisi in maniera piuttosto particolare, e non poteva essere altrimenti, vista l’ecletticità dell’autore.

Si inizia così con SPEZIE E SALSE. In questa sezione Bryant illustra alcune tra le principali combinazioni di spezie usate per insaporire piatti a base di verdure, riso, ma anche tofu e persino pop corn! Ad esempio il berbere (in aramaico, lingua dell’Etiopia, significa ‘caldo, piccante’), che consiglia di tenere sempre a portata di mano, accanto a sale e pepe (ovviamente di Giamaica), oppure il za’atar, un mix di origini antichissime, a base di semi di sesamo tostati, timo, origano, maggiorana, sale e sommacco.

In questa sezione si trova anche un’interessante approfondimento su come seccare erbe appena raccolte e vari metodi di conservazione.

Tra le salse, tutte da provare, mi ha stuzzicato soprattutto la chermoula, impiegata con alcune varianti nella cucina algerina, tunisina e marocchina.

salsa

Segue un capitolo interamente dedicato a ZUPPE, TAJINE e VERDURE STUFATE, poi quello su RADICI e ZUCCHE, e a seguire  COUS COUS, PORRIDGE (di mais) e CEREALI.

La sezione successiva, dedicata a STREET FOOD, SNACK e FINGER FOOD, è tutta ispirata a memorie squisitamente personali di Bryant, come quando da piccolo si fermava al chioschetto di un vecchio afro americano, sulla Terza strada di Memphis, in Tennessee, dove è cresciuto o le frittelle giamaicane assaggiate a Brooklin, dove si è trasferito in seguito per un periodo.

tofu

Seguono CREME SPALMABILI e CONSERVE (quella a base di fichi e timo è stata subito aggiunta alla lista delle ricette da provare!!!) e poi la colazione afro-vegan style, ovvero BISCOTTI, SMOOTHIES (in foto: smoothies con pesca, banana, miglio, succo d’arancia, datteri e anacardi) e PORRIDGE.

smoothies afro vegan

Per chiudere in bellezza, dopo TORTE e DOLCETTI, accompagnati da INFUSI o COCKTAIL, un menù tipo, suddiviso per stagioni, che combina le ricette presenti nel libro a seconda della reperibilità degli ingredienti.

Ora, di solito mi fermo alla recensione.

Ma stavolta no, è diverso.. perchè c’era questo gelato speziato a base di fagioli cannellini che è stato amore al primo sguardo e potevo non condividere sto po’ po’ di roba con voi? Daje, la mazzata finale dopo le festività, poi tutti a dieta! (da domani, come no…)

gelato fagioli cannellini

INGREDIENTI

(nel libro la misurazione è internazionale, quindi CUPS, TABLESPOON e compagnia.. ecco un link utile con la conversione)

1/2 cup fagiolini cannellini bio;

1 cup latte di cocco bio;

1/2 cup e 2 tbsp zucchero integrale grezzo di canna bio (io uso mascobado);

1/8 tsp cannella bio;

1/8 tsp noce moscata bio;

1/4 tsp pepe nero della Giamaica bio;

1/8 tsp sale integrale bio;

1 bacca di vaniglia bio;

1/2 cup crema di mandorle (ottenuta mescolando mandorle tritate con poca acqua);

NB: nell’originale è presente la melassa (1 tsp). Non amo molto il suo gusto, quindi l’ho omessa. Inoltre, nell’originale ci sono 2 cup di latte di cocco, mentre io ne ho usata 1.  Credo questo influisca sulla corposità del gelato. A me è venuto piuttosto cremoso. Nell’originale inoltre vengono usati gli anacardi. Non ho nulla contro gli anacardi, ma costano una fucilata, quindi ho preferito le mandorle.

Solitamente utilizzo solo legumi secchi, che lascio in ammollo prima di cuocere. Se siete abituati con legumi in scatola  saltate il primo passaggio della preparazione, utilizzate però i fagioli scolati e sciacquateli con cura prima di frullarli.

Ho frullato i fagiolini e il latte di cocco finchè non si è formata una crema.

A parte ho sciolto lo zucchero e l’ho mescolato con le spezie (noce moscata, pepe e cannella), la vaniglia e il sale. Ho aggiunto la crema di mandorle, ottenuta frullando le mandorle con poca acqua (1 dose acqua per 2 dosi di mandorle).

Ho aggiunto alla crema di cocco e fagiolini, mescolando bene.

Ho messo in freezer a raffreddare.

Dopo 3 ore ho tolto dal freezer, lasciato a temperatura ambiente 15 minuti, lavorato con una spatola per ammorbidirlo un po’ e servito.

Il sapore?

Dei fagioli nemmeno l’ombra.. sa piuttosto.. ecco, se il Paradiso avesse un gusto, credo sarebbe questo!

gelato_fagioli_cannellini

 ***

Con questa recensione partecipo al Giovedì del libro di cucina, promosso da Annalisa di passatotralemani.wordpress.com.

Andate a dare un occhio alle altre recensioni nèèè :-)

tartellette crudiste vegane

tartellette crudiste vegan

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne’ nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; piu’ profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta` egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”

Kostantin Kavafis

Potevo partire senza prima salutarvi come si deve?

Pensavate mica fossi sgattaiolata dalla porta sul retro senza almeno farvi gli auguri?!

Eh no, cari aficionados, se sono ancora qui, a lanciare messaggi nella  blogosfera,  da questa anticamera di viaggio, un limbo, con un piede qua e uno là, a New Dehli, è proprio per farvi gli auguri, dovunque voi siate, in qualunque modo festeggerete, e vale anche per gli anarchici sovversivi delle festività, quelli che il Natale si chiudono in casa e chi s’è visto s’è visto, tiè.. vi saluto e vi dò appuntamento a gennaio, e voglio farlo con parole che mi sono tanto care, quelle di Kostantin Kavafis. L’ho letta millemilavolte questa poesia, eppure riesce sempre a emozionarmi e scuotermi un po’, con la forza potentissima del messaggio che trasmette!!!

Che possa arrivare a tutti, e a ciascuno arrivi col suo perchè.

Per quanto mi riguarda, a prescindere dalla meta finale, mi auguro di godere di ogni centimetro percorso da qui al suo raggiungimento, portando in tasca i miei sogni come bussola, col coraggio di andare avanti un passo dopo l’altro, disposta a tracciare  io stessa una strada dove non ce ne sono.. Pioniera del mio futuro :)) Voglio continuare ogni giorno a fare quel passo, credere nel mio sogno, che poi è il desiderio di contribuire concretamente a salvaguardare il nostro meraviglioso Pianeta, senza cedere all’esercito del dubbio, della pigrizia, al demone dell’indifferenza.

Tempo fa ho visto una vignetta su un giornale in cui un tizio alza la mano e dice ‘La mia opinione non conta’, poi un altro ‘La mia opinione non conta’ e infine si vedono tantissime persone ‘La mia opinione..’. Ecco, questo mi ha fatto pensare ancora una volta a quanto le nostre scelte siano importanti, anche se a volte ci sembrano ininfluenti, piccolissimi gesti che finiscono in nulla.. E invece abbiamo davvero il potere di cambiare il mondo in cui viviamo! Siamo come isolette, che sul fondo sono tutte connesse tra  loro, come scriveva il poeta inglese John Donne, ‘nessun uomo è un isola’. Penso al ‘butterfly effect‘, quell’effetto che il battito d’ali di una farfalla può provocare dalla parte opposta dell’universo.. e penso a come sia fondamentale partire da sè, e altrettanto importante l’incoraggiamento di chi ci sta vicino. Come le anatre!

Sapete che quando un’anatra batte le ali, crea un innalzamento per quella che segue? E che volando in formazione a V l’intero stormo aggiunge il 71% in più di autonomia di volo rispetto ad un’anatra che vola da sola?

Le anatre in formazione starnazzano da dietro per incoraggiare quelle davanti a mantenere la velocità.

Osservando gli animali rimango sempre colpita dalla loro capacità di essere così incredibilmente a ritmo; c’è molto da imparare dalla lezione delle anatre! :-)

Ora immaginatevi tutti a starnazzare.. dai, everybody!!!

Bene. Ricettina, please?

Ci attendono giorni di bagordi a ufo, così stavo pensando a una grassa grossa torta vegan di quelle belle pacchiane, quelle che fanno tanto ammerrigano, poi però presa dalla spinta a esplorare nuovi orizzonti (sarà stato Kavafis?!), mi sono avventurata sul terreno crudista. Che dire, non ho mezze misure buahahhahahah!!!

Perchè crudista? Oggi il crudismo è visto come una rivoluzione, un nuovo modo di concepire il cibo, se non addirittura ‘un estremismo’.. In realtà nella storia dell’uomo il fuoco e la cottura dei cibi sono una scoperta relativamente recente. Se oggi sentiamo sempre più spesso parlare di ‘raw food’ è perchè un cibo crudo è quanto di più affine a un’alimentazione sana e naturale.

La mia dieta non è certamente crudista, anche se, dopo aver letto alcuni libri e articoli sull’argomento, ultimamente sto cercando di introdurre sempre più cibi crudi, che non siano la solita macedonia o insalata. A questo proposito, per chi volesse approfondire, consiglio un libro che ho letto e recensito da poco e che mi ha chiarito diversi aspetti che non conoscevo, si chiama La dieta di Eva, scritto da Aida Vittoria Eltanin, e qui potete trovare la mia recensione.

L’esperimento mi ha lasciata molto soddisfatta (dopo qualche flop necessario a trovare il mio equilibrio tra gli ingredienti crudisti)!

Inizialmente, confesso, ero un po’ prevenuta.. forse perchè ero partita con l’idea della mega tortazza tutta panna e ghirigori, poi perchè ho studiato tantissime ricette di torte crudiste e hanno quasi tutte i datteri nella base, per amalgamare.. a me i datteri piacciono molto, ma ho un serio problema a maneggiarli.. (vedi Tutte le manie di Bob). Mi fanno impressione. Però però, non mi sono persa d’animo e ho trovato un modo altrettanto valido per creare una base golosa e bella compatta.

tartellette vegan crudisteINGREDIENTI (per una tartelletta)

(per la base)

-100 gr mandorle pelate;

-1 cucchiaio di olio grezzo di cocco;

-la buccia di mezzo limone biologico grattuggiato;

-1 pizzico di curcuma se volete colorare la base (eddaii!!!);

(per la mousse)

-mezzo avocado maturo;

-1 cucchiaino di succo di lime;

-1 cucchiaino di olio di cocco;

(per la guarnizione)

-chicchi di melograno;

-granella di nocciole;

tartelletta vegan crudista balenavolanteHo lasciato le mandorle in acqua per circa 3 ore.

Una volta ammorbidite le ho sbriciolate col pestello (perchè qua siamo in modalità Flinstones, se avete un robot, e ve lo invidio, credo vi agevolerà moltissimo nelle operazioni) e aggiunto un cucchiaio di olio grezzo di cocco, la scorza del limone grattuggiato e un pizzico di curcuma per colorare.

Ho messo nello stampino e dato forma alla base, lavorandola con le dita.

Ho messo in frigo la base e nel mentre preparato la mousse, schiacciando mezzo avocado maturo e mischiandolo al succo di lime e all’olio grezzo di cocco.

Ho estratto la base dal frigo, a questo punto si è fatta più soda, e ho messo dentro la muosse di avocado, livellandola.

tartellette vegan balenavolantePer finire ho guarnito con granella di nocciole e chicchi di melograno.

gnammmm!

Oltretutto, non so se anche voi l’avete sperimentato, i dolci crudisti danno un senso di sazietà di gran lunga maggiore rispetto ai dolci ‘tradizionali’.. leggendo a proposito ho scoperto recentemente che i cibi crudi effettivamente stimolano il nostro senso di sazietà molto di più rispetto a quelli cotti, spingendoci quindi a mangiare meno.

Uh, mi sa che tra poco ho un aereo da prendere.. starei qui ancora un po’ a parlare di tartellette e anatre in volo, ma è il momento di andare!!

Auguri a tutti,

possano TUTTI gli Esseri Viventi vivere Liberi e Felici <3

E ora, gli auguri pacchiani, per salutarvi a modo mio (pardon, durante il periodo delle feste mi esce la vena un po’ tamarra)

partiamo India

Un classicone: I biscottini di pastafrolla vegan con glassa e zuccherini multicolor

biscottini_pastafrolla_vegan_balenavolante

C’è aria di magia.
Mi sento temeraria e fantasiosa (SISALVICHIPUO’).
Mancano (appena!) due settimane al Viaggio in India.

Il 15 dicembre mi sveglierò a Nuova Dehli! Solo all’idea mi vengono le vertigini!
Oltretutto ho realizzato poco fa che quest’anno non so dove festeggerò il Natale. Di solito a quest’ora è già tutto programmato.. il cenone, poi il pranzo con la famiglia, dove ci si trova, cosa mangeremo, chi pensa al dolce, la mamma sceglie la zucca per il ripieno dei tortelli.. ogni anno il 24 e il 25 dicembre va a finire che ci si raduna sempre, nonostante le differenze di pensiero (tra atei, buddisti, cristiani e indecisi) è uno di quegli appuntamenti fissi in cui la famiglia trova una scusa per riunirsi e banchettare a ufo. Quest’anno però sarà ben diverso. Non so cosa mangerò (qualunque cosa sia, di certo sarà vegan!), dove,  e soprattutto con chi, a parte il mio compagno (e questa è una gran bella certezza <3).. scorro il dito sull’atlante e mi immagino sulle rive del Gange a cantare Sylent night accompagnata da un sitar o in qualche tempio dedicato a chissà quale divinità.. è buffo pensarmi lì, dall’altra parte dell’emisfero.. pensare che sarò esattamente a testa in giù rispetto alla prospettiva attuale.. !

In questo momento storico dove tutto e’ subito pronto, a portata di clic, mi godo il fascino dell’attesa e la magia che l’ignoto porta con se’.. chissà quante avventure mi aspettano! Mi sento un po’ Indiana Jones prima di partire per qualche missione speciale :-)

Un po’ di magia del Natale, quello di casa, però, me la voglio portare dietro, magari pensando a questi biscotti di pastafrolla veg, un classicone di questo periodo, almeno per me 😉

biscotti_pastafrolla_vegan_balenavolante

INGREDIENTI (per circa 30  biscotti)

-250 gr di farina di riso;
-100 gr di farina di kamut;
-150 gr burro vegan (meglio se autoprodotto);
-la scorza di 1 limone biologico grattuggiata;
-1 pizzico di sale;
-100 gr di zucchero integrale grezzo di canna;
-latte di soia o riso q.b.

INGREDIENTI (per la glassa):

-150 gr di zucchero a velo di canna bio;
-3 cucchiai di acqua calda

decorazioni vegan (che utilizzano coloranti vegetali e non animali) a piacere

Ho amalgamato tra loro il burro vegan, le farine, la scorza del limone biologico e lo zucchero integrale grezzo di canna e da ultimo aggiunto del latte vegetale, fino a quando ho ottenuto un impasto omogeneo.

Ho steso col mattarello, lasciando uno spessore di circa 1 cm e mezzo, e ritagliato l’impasto con delle formine natalizie.

Ho quindi infornato (a forno già caldo, 200°C) per circa 15 minuti. Attenzione perchè questi biscotti ci mettono pochissimo a cuocere (dipende dal vostro forno), teniamoli d’occhio :-))

Per la glassa, ho mischiato lo zucchero a velo con l’acqua calda (un consiglio, siccome ne basta pochissima, aggiungetela poco per volta!) fino a ottenere la consistenza desiderata. Attenzione che dopo un po’ tende a solidificarsi, quindi sarebbe meglio prepararla appena sfornati i biscotti, non prima. In ogni caso aggiungendo un po’ di acqua potete ammorbidirla in caso si fosse indurita.

Ho poi intinto i biscotti nella glassa e messo sopra degli zuccherini colorati vegan (ovvero che utilizzano coloranti naturali, derivati dalla barbabietola o dalla curcuma, e non da animali..) :-))

buonissimi!!!biscotti_balenavolante_vegan

Con questa ricetta partecipo al contest di Sonia, di Iddeintavola.wordpress.com, ‘Idee gustose per un regalo’, nella categoria A ‘cucino e regalo’.

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biscotti vegan (gli scacciapaturnie) al kamut e cioccolato fondente, intervista e premio Liebster Award!

biscotti_vegan_kamutIo vado pazza per Tiffany. Specie in quei giorni in cui mi prendono le paturnie.”

“Vuol dire quando è triste?”

“No, uno è triste perchè si accorge che sta ingrassando , o perchè piove. Ma è diverso. Le paturnie sono orribili: è come un’improvvisa paura non si sa di che…”

Colazione da Tiffany

Un trillo sul telefono mi avvisa che è arrivato un messaggio. Mi trascino pigramente a leggere, in tenuta da scazzo cosmico, con le mie ciabattone di peluches irriconoscibili per la quantità di pelo di cui sono ricoperte (con tre gatti e un cane ogni cosa è ricoperta da una spessa moquette pelosa e ho ormai abbandonato da tempo l’immagine della casalinga perfetta), calze spaiate una a righe e l’altra a cuoricini e maglia messa su a rovescio con etichetta a penzoloni.. ehmbè, voi che avete da guardare?! Sgrunt.

“Ciao. Ho preso giornata di ferie. Ti va di venire da me a cucinare delle brioches vegane?”

E’ la mia amica Karen Brigitta Boscolo Jones. Abita a due isolati da qui. E mi propone di cucinare insieme. Mi ero ripromessa di starmene bella rintanata a crogliolarmi nelle mie paturnie, tenermele strette addosso come una copertina.. e invece no! Davanti a un messaggio così, nemmeno finisco di leggere che già inforco le scarpe da tennis e corro a fare la spesa.  Le calze e la maglia possono andar bene come sono, e voi cheavetedaguardare?!

Ridendo tra me e me, penso che se mi avessero proposto una QUALUNQUE  altra cosa, non avrei ceduto con altrettanta facilità!

Dopo due ore di spesa mi trovo dalla mia amica, che oltretutto è fotografa. Decidiamo di preparare le brioches vegan, poi prese dall’euforia ci scappa la mano e decidiamo di fare anche una crostata di frutta. E della  crema pasticcera. E dei biscotti con gocce di cioccolato. Tutto vegan 😉

Trascorreremo in tutto S E I ore o poco più tra i fornelli, accompagnate da tisane fumanti, con le mani in pasta e l’attesa che queste benedette brioches lievitino (!!!).

S E I ore volate in un soffio. Io che cucino, Karen Brigitta fotografa, ognuna persa nel suo mondo, ognuna col suo perchè.

Cooking therapy.

Voglio condividere con voi la ricetta dei biscotti, che da oggi per me sono battezzati gliscacciapaturnie. Sono facilissimi da fare, quindi se anche è un giorno svogliato, sappiate che ci metterete poco tempo. E verranno maledettamente buoni. Nelle giornate un po’ balorde, vi risolleveranno l’umore che neanche con un montacarichi..

INGREDIENTI

150 gr farina kamut;

75 gr burro di soia autoprodotto;

30 ml latte di riso;

4 cucchiai di zucchero grezzo di canna;

2 cucchiaini rasi di cremortartaro o lievito per dolci;

la scorza grattuggiata di un limone bio;

1 pizzico di sale;

due manciate generose di gocce di cioccolato fondente

Ho mescolato tra loro gli ingredienti formando una palla, che ho lasciato riposare per circa 1 ora.

Ho acceso il forno a 180°C. E nel frattempo, trascorsa l’ora, ho steso l’impasto col mattarello, mantenendo uno spessore di circa 1 cm. Con delle formine per biscotti ( va bene anche il  bordo di una tazzina), ho dato forma ai biscotti e infornati per circa 15-20 minuti.

Profumino di biscotti per casa.. angoli della bocca che tendono verso l’alto.. E le paturnie.. puff!

biscotti_vegan_balenavolanteEh, ma che succede.. sei ancora qui? Di solito la balena volante finisce la ricetta e subito svolazza via.. ma oggi no, non poteva essere una giornata come tutte le altre, e nemmeno questo post vuole esserlo!

Qualche giorno fa a un appuntamento di lavoro, una cliente mai vista prima mi guarda e dice, con aria sinceramente sorpresa, ma lei è un’acciuga volante, non una balena!
Ecco, scopro così che molti pensano che balena sia riferito alla mia stazza!

Beh, sicuramente il mio interno coscia non è dei più tonici, vista anche la passione per la cucina, ma da qui alla balena..

Se qualcuno avesse piacere di conoscere un po’ di più della balenavolante, ne approfitto per segnalare questa intervista uscita qualche giorno fa su Tribù golosa, in cui racconto di me e del blog, e di cui segnalo il link:

http://www.tribugolosa.com/user-fwXVcz-intervista.htm

Settimana ricca di sorprese, questa, grazie anche a Serenella, di www.enjoylifeblog.com, blog che mi piace seguire e che vi invito a visitare, che mi ha assegnato un graditissimo premio, il Liebster Award!

Liebster blog awardRispondo così alle 11 domande che Serenella mi ha fatto, e che rigiro ai blog da me premiati.

1) Qual’è il tuo libro preferito, quello che rileggeresti all’infinito?

In ogni caso nessun rimorso, di Pino Cacucci

2) Qual’è l’aforisma o la frase che più ti piace e rappresenta quello che pensi?

L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare.” Eduardo Galeano.

3) Qual’è il tuo film preferito, quello che ha un po’ cambiato la tua vita?

Il cielo sopra Berlino, di Wenders.

4) Qual’è stato il tuo primo post?

La recensione di un libro per l’infanzia in cui si parla di Rosa Parks, edito da Orecchioacerbo.

5) Qual’è la tua città preferita nel mondo, quella dove vorresti vivere?

Quella dove c’è la mia famiglia, gli affetti.

6) Qual’è il tuo sogno più importante da realizzare?

Eh, ma a dirlo poi non vale!

7) Qual’è il viaggio che sogni di fare e ancora non hai fatto?

Quello che sto per fare, tra 1 mese.. direzione India!

8) Qual’è stato il tuo primo animale e come si chiamava?

Una capretta, Chicca.

9) Qual’è la tentazione alla quale proprio non sai resistere?

Addentare il pane appena sfornato.

10) Qual’è la cosa che proprio non sopporti?

La prevaricazione dei più deboli.

11) Qual’è la cosa che più ti rilassa?

Le fusa dei miei gatti.

Le risposte a queste 11 domande sono 11 cose che parlano di me 😉

I blog da me premiati, in ordine casuale, sono:

1) http://baludelicious.blogspot.it;

2) http://www.myshabbystyle.blogspot.it/;

3) http://www.iburnthings.blogspot.it;

4) http://ilpettirossointollerante.com/;

5) http://cucinaverdedolcesalata.blogspot.it;

6) http://ilcibochecura.blogspot.it/;

7) http://ecovegamente.wordpress.com;

8) http://parolevegetali.blogspot.it;

9) http://saporedimamma.wordpress.com/

10) http://aromantiche.wordpress.com/home-2/
 
11) http://broccolocarota.wordpress.com/

Le regole per ritirare questo premio sono un po’ impegnative, ma anche divertenti…
Capirò comunque chi non avrà voglia o tempo per attenersi alla procedura, nessuno deve sentirsi obbligato, ma farlo solo se ne ha piacere, come è stato per me :-)
Quindi ecco le regole:

  1. Ringraziare il blog che ti ha nominato e assegnato il premio;
  2. Rispondere alle 11 domande richieste dal blog(ger) che ti ha nominato;
  3. Scrivere 11 cose che parlano di te;
  4. Premiare a tua volta 11 blog con meno di 200 followers;
  5. Formulare le tue 11 domande per il/la blogger che nominerai;
  6. Informare i/le blogger del premio assegnato.

E ora corro a portarvi il premio! Pistaaaaaa!!!!!!

vegan no-cheese cake

no cheese cakeUna volta un mago inventò una macchina per fare le comete. Somigliava un tantino alla macchina per tagliare il brodo, ma non era la stessa e serviva per fabbricare comete a volontà, grandi o piccole, con la coda semplice o doppia, con la luce gialla o rossa.
Il mago girava paesi e città, non mancava mai ad un mercato, si presentava anche alla Fiera di Milano e alla fiera dei cavalli a Verona, e dappertutto mostrava la sua macchina e spiegava com’era facile farla funzionare.
Le comete uscivano piccole, con un filo per tenerle, poi man mano che salivano in alto diventavano della grandezza voluta, ed anche le più grandi non erano più difficili da governare di un aquilone.
La gente si affollava intorno al mago, come si affolla sempre intorno a quelli che mostrano una macchina al mercato, per fare gli spaghetti più fini o per pelare le patate, ma non comprava mai neanche una cometina piccola così.
“Se era un palloncino, magari” diceva una buona donna. “Ma se gli compro una cometa il mio bambino chissà che guai combina.”
E il mago: ” Ma fatevi coraggio! I vostri bambini andranno sulle stelle, cominciate ad abituarli da piccoli.”
“No, no grazie. Sulle stelle ci andrà qualcun’altro, mio figlio no di sicuro.”
“Comete! Comete vere! Chi ne vuole?”
Ma non le voleva nessuno.
Il povero mago, a furia di saltar pasti, perché non rimediava una lira, era ridotto pelle ed ossa.
Una sera che aveva più fame del solito, trasformò la sua macchina per fare le comete in una caciottella toscana e se la mangiò.

da Favole al telefono, Gianni Rodari

Qualche tempo fa ero a un colloquio di lavoro, e davanti agli occhi increduli di chi mi stava esaminando raccontavo questa favola che ho sempre amato molto. Non me ne voglia Gianni Rodari, ma in quel momento ho sentito di concedermi una variazione sul finale: Non venderò mai la mia macchina per fabbricare stelle comete in cambio di una caciotta. E potete starne certi, non morirò di fame..

Mi sono alzata, ringraziando, e sono uscita dalla stanza, seguita da un silenzio imbarazzato. Non li ho più sentiti, e io mi son tolta una gran soddisfazione;  uscendo di lì, infatti, questa ragazza pazza si è stretta la mano da sola per non aver svenduto tempo e sogni. Camminavo leggera con un sorrisone panoramico stampato in faccia. Quell’espressione un po’ gh insomma.. Il lavoro era davvero fantastico. A dirla proprio tutta era il lavoro per me. Ma non a quelle condizioni. Perchè lavorare tutto il giorno, tutti i giorni, per mesi, aggratis e senza certezze di alcun tipo? Anche no, grazie. Se il cambiamento parte da noi stessi, inizio non accettando più queste regole del piffero.

Comunque, mi sono chiesta spesso come mai amo così tanto stare a sentire le storie.. forse perchè non ci chiedono di fare, essere, agire.. basta ascoltare.

Allora, se vi va, mettetevi comodi che mentre preparo questo dolce vi racconto di quella storia..

INGREDIENTI

Per la base (ho usato una tortiera del diametro di circa 18 cm)

– 15 biscotti vegan (io li ho scelti al cacao);

– 3 cucchiai di olio di cocco;

– un po’ di latte di soia (quanto basta a impastare);

– 2 cucchiaini di cannella;

Per il top:

– 1 vasetto e mezzo di yougurt di soia al naturale;

– la buccia di 1 limone bio grattuggiata;

– 100 ml di latte di soia;

– 2 cucchiaini di agar agar;

– 200 gr di fragole e more (un misto) o la frutta che volete;

– 2 cucchiai di panna di soia;

– 4 cucchiai di sciroppo di riso;

Ho preso i biscotti vegan e li ho sbriciolati con gran gusto (ho il mortaio nuovo e ci sballo a sentire il rumore che fanno mentre si sbriciolano.. no beh, quando sto raggiungendo i livelli di Tutte le manie di Bob mi avvisate vero?!). Ho aggiunto l’olio di cocco e la cannella in polvere e iniziato a impastare, aggiungendo poco per volta il latte di soia, quel tanto che basta a formare una palla piuttosto omogenea.

Ho unto la teglia rotonda con l’olio di cocco e steso la base, aiutandomi con un cucchiaio per compattare la superficie a ricoprire tutta la tortiera. L’impasto raggiunge così lo spessore di circa mezzo cm.

Ho messo in freezer a congelare per circa 1 ora.

Intanto ho messo a sciogliere l’agar agar in un pentolino con 100 ml di latte di soia. Ho aggiunto la buccia del limone bio, lo yougurt naturale di soia, lo sciroppo di riso (ho abbandonato lo sciroppo d’agave per ora), la frutta frullata e la panna., fino ad amalgamare bene tutti gli ingredienti.

Ho estratto dal freezer la base e versato sopra il composto.

Ho rimesso in frigo per circa 3 ore.

Per mangiarla occorre tirarla fuori dal frigo un po’ prima e lasciarla a temperatura ambiente.

Ed ecco il risultato, una torta golosissima, che a me piace molto.. e infatti è già sparita :-)

crostata vegan ai mirtilli

crema pasticcera veganUna vita – qualsiasi- si riassume in una serie di avvenimenti speciali, di punti e a capo. Punti che, per quanto tempo passi, rimangono intatti nella memoria, indelebili fino all’ultimo giorno.

Di solito non sono eventi trascendentali ma momenti comuni, insignificanti per chiunque altro  ma fondamentali per noi stessi: il primo ‘ti amo’, la morte di un parente o di una persona cara, la frontiera che si innalza la prima volta che diamo del ‘lei’, l’incontrollabile tremito delle gambe subito dopo un incidente, le notti passate in ospedale a promettere cose a un dio che poi dimentichi, il primo bacio sulle labbra o il primo in bocca – non è mai lo stesso -, il peggior litigio con il tuo migliore amico, veder sorgere il sole, la cicatrice più grande che hai sul corpo..

Eloy Moreno, Ricomincio da te

Inizia così uno dei libri che mi ha accompagnato in questa estate arrivata ormai quasi agli sgoccioli.. dopo averlo letto mi sono persa a seguire il filo dei miei momenti speciali, quelli che restano lì, indelebili nella memoria.. del resto sono fatta così, adoro crogiolarmi in un mondo tutto mio, fatto a volte anche di ricordi che assumono fattezze a dir poco mitologiche.. come in Big Fish insomma.. un viaggio tra situazioni apparentemente insignificanti eppure tanto eccezionali da definire tutto il resto!! Ho in mente un Natale per esempio, i nonni che mi regalano un set di pentoline, tazzine e bicchieri e i primi tentativi ai fornelli.. per finta, chiaro, ma per me, a 6 anni, era tutto così reale!! E.. vabbeh, mi fermo subito, non è il caso di ripercorrere TUTTA la mia vita fin qui :-)

Però però.. chissà se tra questi ricordi ci sarà anche il pomeriggio dell’altro giorno, musica dei Queen, a preparare un dolce insieme al mio compagno e, ovviamente, ai nostri tre gatti (ma com’è che stanno sempre appiccicati, anche con questo caldo!!!) e Medora (il cane). Di certo è stato un momento dal sapore magico..

Ragazzi la crema pasticcera vegan, poi non ditemi che non vi ho avvisato, crea dipendenza! Sappiatelo.

crema pasticcera vegan

INGREDIENTI (CREMA PASTICCERA per una crostata del diametro di 28 cm circa)

300 ml latte di riso;

20 gr di farina di kamut;

40 gr burro di soia (meglio se autoprodotto);

30 gr amido di mais;

60 ml sciroppo di riso;

la buccia di un limone bio (peliamolo prendendo meno ‘bianco’ ossibile perchè amarognolo);

1 cucchiaino di curcuma per colorare

INGREDIENTI (BASE TORTA di circa 28 cm di diametro)

150 gr farina di kamut;

75 gr burro di soia;

30 ml latte di riso;

40 ml sciroppo di riso;

2 cucchiaini di cremortartaro ( a me piace un po’ più alta e soffice, ma viene buona anche senza)

la scorza di un limone grattuggiata;

1 pizzico di sale;

250 gr di mirtilli

Per la crema ho versato il latte di riso e tutti gli altri ingredienti in un pentolino, tenendo il fuoco basso e girando con un mestolo di legno finchè si è addensato (fidatevi, si addenserà). Ci sono voluti 10 minuti circa. Poi ho spento il fuoco e lasciato raffreddare. La curcuma è fantastica, fa il suo dovere (colorare di giallo la crema) senza lasciare traccia.. a parte quella sui vestiti se non si sta attenti!!

Nel frattempo ho impastato gli ingredienti per la base della crostata.

Ho steso la pasta sulla teglia precedentemente imburrata (burro di soia) e spolverata di farina. Con la punta della forchetta ho fatto dei buchini nella base della torta, per far sì che non si gonfiasse in certi punti per l’umidità.. non sono abituata a mettere i legumi secchi per la cottura e non ho mai avuto problemi che si formassero protuberanze o crateri.. almeno fin qui! Ma credo mia nonna inorridirebbe per questo metodo che uso, meno ortodosso.. Comunque, ho infornato per circa 25 minuti (forno a 180 °C precedentemente riscaldato, ma dipende dal vostro forno).

Ho tolto la base dal forno e aggiunto la crema pasticcera (nel frattempo ridotta, visto che la tentazione era troppa!!!) e i mirtilli.

Et voilà, un dolce golosissimo e facile da realizzare.

Ora sta a voi, potete sbizzarrirvi con la frutta di stagione da metterci sopra, io già non vedo l’ora di rifarla!! 😉

crostata di mirtilli vegan

budino fragoloso vegan

Let me take you down, ’cause I’m going to
Strawberry fields
Nothing is real
And nothing to get hung about
Strawberry fields forever

Strawberry fields forever, Beatles
BUDINO VEGAN
A volte vale la pena buttarsi a capofitto in qualcosa senza senso (almeno apparente)..
.. che poi, spesso le cose che crediamo abbiano un senso si rivelano le più insensate, quindi tanto vale uscire un po’ dal binario e gettarsi in un’impresa estrema.
Ecco, questa è la giustificazione che mi sono data oggi, tra montagne di panni da lavare, cumuli di pelo che svolazzano qua e là come gli ammassi di polvere mista a boh che rotolano nei film del far west e la casa che sembra stata travolta da una banda di hooligans.
Non proprio un’immagine da copertina di home decor, ma con 4 animali al seguito ho abbandonato da tempo l’idea della casalinga perfetta; ogni cosa infatti è avvolta da una spessa moquette di pelo.. Sì, avrei mille cose sensatissime da fare, ma.. dopotutto possono anche aspettare un altro po’.
Quindi, sai che c’è di nuovo? Mi sono detta con aria sovversiva.. quasi quasi provo a cimentarmi con un esperimento ai fornelli!
Detto fatto.
Mi sono ritrovata in cucina, con l’espressione di una bimba al parco giochi che ha a disposizione scivoli, altalene..
Confesso: qualche giorno fa ho comprato uno stampo da budino.. capite perchè non sto più nella pelle? Devo devo devo provare a farne uno! E guarda guarda ho dell’agar agar (non è una parolaccia, giuro! E’ un’alga.. poi vi spiego!).
L’esaltazione che ho provato alla fine, sgusciando il budino dal suo stampo ( uscito intatto senza spappolarsi nè scomporsi nemmeno un pochino.. miracolo!!!!!! Su Internazionale Rob Brezsny sostiene che è tutto merito di Giove nel segno, che mi sta regalando una gran botta di fortuna.. mah! ).. dove ero rimasta.. ah, sì, l’uscita del budino dalla formina mi ha dato una scarica di endorfine niente male.. Poi ho letto da qualche parte che le endorfine sono una specie di droga prodotta all’interno del corpo, e provocano un effetto rilassante e così, senza nemmeno accorgermi, ero lì che cantavo da sola la psichedelica Stawberry fields forever dei Beatles.. degno accompagnamento di questo budino fragoloso, non trovate?
INGREDIENTI
-400 gr di fragole;
-4 cucchiai di panna vegetale;
-4 cucchiai di sciroppo d’agave;
-500 ml di latte di riso;
-1 grattuggiata di vaniglia in stecche;
-3 gr di alga agar agar (conosciuta anche come kanten)
In una pentola ho portato a ebollizione il latte di riso con dentro sciolti la panna, lo sciroppo d’agave (viene bene anche con il malto al posto dello sciroppo d’agave, oppure anche melassa, ma a quel punto il colore si scurisce, verrà come un budino di prugne per capirci!), la vaniglia. Ho spento il fuoco e aggiunto l’agar agar (uso quella in polvere dopo vari esperimenti falliti di prenderla ancora in foglie e farla a pezzettini, mi viene un pasticcio, ma magari voi avrete più fortuna!).. e abbracadabbra.. non succede nulla! E no, aspetta, ho aggiunto anche le fragole frullate e messo nello stampo precedentemente bagnato con acqua (è questo, stando al gotha delle food blogger, il barbatrucco per staccare il budino dallo stampo senza subire danni). Et voilà, dopo circa 3 ore in frigo era pronto, bello sodo e ballonzolante. Come un budino.
E per oggi non ho più scuse per non pulire casa :-(
BUDINO VEGAN FRAGOLOSO

muffin ai mirtilli e yougurt di soia

Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina.muffin vegan

Non importa dove si trova, com’è fatta: purchè sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco tradizionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.

Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire.

Mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare.

Kitchen, Banana Yoshimoto

Ma quanto mi ci ritrovo in questa descrizione, che poi è l’introduzione di uno dei libri delle autrici che più amo, Banana Yoshimoto?

La cucina.. mon amour!

Sarà forse per questo mio amore incondizionato per la cucina che oggi, 38°C all’ombra, me ne sto qui, forno acceso e temperatura vulcaniana, a preparare dei muffin ai mirtilli. In ciabatte e tenuta da spiaggia, ma pur sempre attaccata a un forno acceso. Mentre molti cercano vie di fuga dall’afa, qualcuno al mare, altri in procinto di fare le valigie o piantati in un ufficio con condizionatore appalla.. (mi fermo qui! E’ che da sempre, fin da piccola, mi piace fantasticare su cosa fa tutta l’altra gente proprio nel momento in cui sono intenta a fare qualcosa!).. beh dicevo, io mi godo la mia cucina, con  aria tutta soddisfatta, un nuovo libro iniziato da poco, che mi ha già catturato, aperto sul tavolo ( Il grande Boh! di Jovanotti ) e intanto tengo d’occhio col naso la cottura di questi dolcetti..

I gatti mi hanno guardata con un certo disappunto e, credo un po’ perplessi, se ne sono andati fuori al fresco, lasciandomi libera di gustare questo momento perfetto, di estasi culinaria mista a rapimento mistico letterario..

Un dolce appena sfornato e un buon libro appena aperto, ecco una di quelle cose semplici che mi fanno proprio felice!

INGREDIENTI (per 16 mini-muffin)

– 250 gr di mirtilli;

-250 gr di farina di kamut;

-100 gr di burro di soia (meglio se autoprodotto);

-250 gr di yougurt di soia al naturale;

-150 gr di sciroppo di riso;

-2 cucchiaini di cremortartaro

Ho amalgamato tutti gli ingredienti, tranne i mirtilli. Nel frattempo ho acceso il forno a 200°C. Da ultimo ho aggiunto i mirtilli all’impasto, facendo attenzione a non romperli. Ho unto con del burro di soia gli stampini da muffin e messo dentro l’impasto (l’ideale è che fuoriesca di circa 1cm dalla formina, per assumere, a cottura ultimata e con queste dosi, la caratteristica forma muffiniana).

Dopo circa mezz’ora erano pronti. Li ho fatti raffreddare e poi sgusciati fuori dalle formine e messi nei contenitori plissettati di carta.

muffin mirtilli

brownies vegan al cioccolato

brownies cioccolato

Dimenticate i diamanti,

è il cioccolato,

credo sarete d’accordo,

il miglior amico delle ragazze.
~ Carole Mattehws, Il sexy club del cioccolato, 2007

Qualche giorno fa sono stata a Londra a trovare una cara amica, e tra una sosta in una caffetteria tutta legno, tulipani freschi, profumo di pane e un giro per mercatini straripanti di mille profumi, colori, gesti, da golosa quale sono, hanno catturato la mia attenzione soprattutto i dolci, in particolare le reinterpretazioni di grandi classici della tradizione  in chiave vegan, come i brownies al cioccolato! Mi sono rimasti lì, appiccicati in fronte come una padellata ben assestata: Sbaaaam!

Così, una volta rientrata nella mia cucina, smaniavo dalla voglia di trovare una ricetta e mettermi all’opera. Per questa che vi propongo oggi, ho tratto ispirazione, modificandola, da veganblog.it

Fa caldo, lo so, e per molti forse rappresenta il classico dolce da accompagnare al the delle cinque di un freddo pomeriggio autunnale, col gatto sulle ginocchia a fare le fusa e il caminetto scoppiettante, ma che ci posso fare, io al cioccolato proprio non resisto, anche quando mi squaglio di caldo!! Quindi, a costo di sembrarvi un pinguino all’equatore, accendo il forno e mi preparo a pregustare questo dolce cioccolatosissimo!

Perchè sì, il cioccolato è proprio una di quelle cose per cui vale la pena vivere, insieme al tocco magico delle dita nella terra intrisa di umidità fumante, le canzoni dei Beatles, il profumo del pane, il rumore delle fusa di un gatto meglio ancora se accompagnate dallo scrosciare della pioggia sul tetto, svegliarsi nella freschezza di un’alba maestosa sul mare, le impronte dei piedi nella sabbia quando la sera, al tramonto, è ancora calda (senza ustionarsi!), l’amour.. eh beh, qua mi potrei dilungare parecchio, quindi diamoci un taglio e mettiamoci all’opera, inizio già ad avere una certa acquolina..

INGREDIENTI

250 gr di farina 00;

250 ml di sciroppo d’agave;

75 gr di cacao amaro in polvere;

1 cucchiaino di lievito;

180 ml di latte di soya;

180 ml di olio di semi di mais;

Ho acceso il forno a 200°C. Nel frattempo ho mescolato tutti gli ingredienti, facendo attenzione a non lasciare grumi (ho chiesto aiuto al minipimer!). Ho cosparso una teglia di margarina e spolverata di farina e versato sopra l’impasto.

Ho messo la teglia in forno per circa 30 minuti, controllando di tanto in tanto che non si carbonizzasse (ho il forno nuovo e ancora dobbiamo capirci!).

Che profumo per tutta la casa.. mmmh!

Con queste dosi sono venuti 18 brownies rettangolari, spessi circa 2 dita.

Un dolce semplicissimo, veloce e che soddisferà anche i più golosi :-)

brownies cioccolato

Felicità.

Semplice come un bicchiere di cioccolata o tortuosa come il cuore.

Amara.

Dolce.

Viva.
~ Joanne Harris, Chocolat

cuoricini vegan al cioccolato e cannella

biscotti vegan cioccolato e cannellaDa qualche giorno sono tappata in casa con l’influenza, e nonostante il naso chiuso e il mal di gola l’appetito non manca.. anzi! Oltretutto ho più tempo per dedicarmi ai fornelli, tra gli sguardi curiosi dei miei amici pelosi e del mio compagno, felicissimo di sperimentare piatti nuovi.

Ieri sono venute a trovarmi delle amiche e abbiamo fatto questi biscotti vegan, davvero squisiti! E’ così bello cucinare insieme, tra una chiacchera e l’altra, mentre si beve una tazza di tè.. ricordi che resteranno impressi nella memoria.. come il sapore di questi cuoricini al cioccolato e cannella!

Ecco la ricetta.

INGREDIENTI:

-300 gr di farina di kamut;

-70 gr cacao in polvere amaro;

-4 cucchiai di malto di mais;

-3 cucchiai di olio di semi di mais;

-1 pizzico di sale;

-latte di riso q.b;

-3 cucchiaini di cannella;

-zucchero a velo di canna;

-due cucchiaini di cremortartaro

Abbiamo impastato i vari ingredienti, aggiungendo man mano poco latte di riso per volta, formando una palla. Abbiamo cosparso di farina il piano lavoro e steso l’impasto col mattarello, fino a ottenere uno spessore di circa 1cm. A questo punto abbiamo ricavato dei cuoricini con il coltello.. ci piaceva l’idea di farli tutti diversi, dando così ancor più l’idea del biscotto fatto in casa.

Con il forno preriscaldato, abbiamo infornato i cuoricini stesi sulla carta forno per circa 30 minuti (dipende dal vostro forno, il mio è a gas).

Una volta tirati fuori e lasciati raffreddare un po’, li abbiamo cosparsi di zucchero a velo.

Buonissimi.. e leggeri!

E poi.. cosa c’è di più buono (peccato che ora col naso tappato non possa sentirlo!) del profumo di biscotti per casa? Mi ricorda tanto quando ero piccola ed era mia mamma a farli.. l’attesa della cottura, anche se durava poco più di una manciata di minuti, mi sembrava infinita!

Buona merenda!!