Pasqua in Danimarca, meringhe vegane e una nuova ricetta salata: crepes di farina di ceci

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In Danimarca a Pasqua si usa scrivere una gaekkebrev, ovvero una lettera in rima dedicata a qualcuno di speciale, da spedire in forma anonima. Se il destinatario non indovina l’autore, come pegno dovrà regalargli un uovo di cioccolata.

Mi sembra passato un secolo dall’ultima che ho imbucato… un tempo inviavo lettere quasi come oggi mando mail! Era l’adolescenza, gli anni di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, con il walkman che trasmetteva Bryan Adams, mentre riempivo di cuoricini la smemo, mangiando junk food (per fortuna poi sono rinsavita, ma ai tempi ricordo esperimenti culinari culminati con un gelato alle fragole con dentro i fonzie…!)

E voi, cari aficionados, come festeggiate la Pasqua? Seguite qualche tradizione particolare? Su su non siate timidi!

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Saluto la Danimarca e torno per un attimo qui, per parlarvi di un ingrediente molto usato da queste parti: la farina di ceci.

Da quando mi sono trasferita in Liguria circa 3 anni fa, ho scoperto che può essere impiegata per realizzare tantissimi piatti vegan. A Genova per esempio è la base di alcuni piatti tipici da ‘passeggio’, come la farinata e la panissa.

E’ un ingrediente davvero versatile e non manca mai nella mia dispensa, anche se finora l’ho sempre usata per preparare un unico piatto: la frittata senza uova, detta farfrittata (vedi qui la versione con i tenerumi e qui con zucchine trifolate e tofu, due ricette pubblicate sulla balenina tempo fa).

Ultimamente ho scoperto altri usi molto interessanti.

Il ‘tofu’ di ceci (grazie a Serena che me l’ha fatto conoscere tramite un post che ha pubblicato su FB, tratto da questo sito) e le crepes (e qui ringrazio Manu di Ortolandia).

E’  davvero incredibile quante preparazioni diverse si possano ottenere solo con farina di ceci e acqua, non trovate? Un motivo in più per averne sempre un pacchetto di scorta :-)

Bene, la ricetta di oggi, davvero veloce, è una crepes salata.

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INGREDIENTI

(per 3 crepes, usando una padella da crepes del diametro di 23 cm)

100 gr farina di ceci bio;

250 ml acqua;

1 pizzico di sale marino integrale;

(per il ripieno)

1 barbabietola già cotta bio;

2 carote bio tagliate a julienne;

3 foglie di lattuga bio;

1 tazza di funghi champignon freschi ben lavati e tagliati a striscioline sottili;

olio extra vergine bio q.b;

sale integrale bio q.b;

succo di limone bio;

pepe rosa bio;

(per la salsa rosa)

1 tazzina da caffè di latte di soia bio;

3 tazzine da caffè di olio di semi bio;

sale integrale bio q.b;

1/2 cucchiaino di senape bio;

1 cucchiaio di aceto di mele bio;

2 cucchiai di pomodoro concentrato bio;

3 gocce di tabasco;

NB: per la salsa rosa sono partita dalla base (3 tazzine di olio di semi bio + 1 tazzina di latte di soia bio) della mitica maionese infallibile di Maura, che non finirò mai di ringraziare per aver messo fine ai miei millemila esperimenti dai risultati discutibili. La sua maio per me è quella definitiva ;-)

Per le crepes, se non siete delle super esperte, come nel mio caso, condivido con voi qualche barbatrucchetto che ho imparato dopo 4 o 5 tentativi falliti miseramente. Se invece siete delle spadellatrici provette saltate il paragrafo successivo.

La padella deve essere ben calda. La quantità di pastella non deve essere nè troppo poca (in questo caso si brucia), nè troppa (in quel caso fa fatica a cuocere bene nella parte superiore). Quindi per me, col padellino da 23 cm, la dose giusta a cui sono arrivata è 3/4 di mestolo.

Procedimento: ho mescolato la farina con l’acqua e il sale e lasciato riposare in frigo per una notte, come faccio di solito con la farfrittata, la pastella infatti ha le stesse identiche dosi.

Ho messo a scaldare un padellino da crepes e quando è diventato ben caldo ho versato 3/4 di mestolo di pastella. A un certo punto, dopo qualche minuto, vedrete i bordini sollevarsi da soli. Quello è il momento in cui si può togliere la crepe dal fuoco e staccarla aiutandosi con una paletta antiaderente.

A parte ho frullato il latte di soia con l’olio, seguendo le indicazioni di Maura, ovvero ho messo una tazzina di latte di soia in un recipiente, poi ho aggiunto l’olio (3 tazzine) e ho iniziato a frullare col minipimer. In un attimo è venuta una consistenza cremosa, cui ho aggiunto sale, aceto di mele, tabasco, pomodoro concentrato e una puntina di senape e ho ripreso a frullare finchè è venuta una salsa omogenea.

Ho tagliato la barbabietola e condita con olio extravergine, sale e pepe rosa.

Ho affettato le carotine e condite con olio extravergine, succo di limone e sale integrale.

Ho assemblato le crepes stendendo prima la foglia di lattuga, poi uno strato di salsa rosa e infine carote, barbabietola e funghetti (che ho lasciato al naturale).

Più lungo da scrivere che da realizzare, in tutto ci vuole circa mezz’ora, per questo partecipo al contest di Alice, ‘Ricette vegetariane veloci’ di ricettevegolose.com, uno dei miei blog preferiti.

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Poi, sempre con i ceci, non potevo non condividere con voi una recente scoperta fantascientifica: le meringhe vegan!!

Qui devo ringraziare chiaralascura e suo post pubblicato su Instagram, in cui condivideva la foto di queste meraviglie spumose, fatte con il liquido dei ceci in scatola mescolato a zucchero a velo (io ho usato zucchero a velo di canna).

Beh, non ci crederete, ma sono davvero buonissime e non sanno di cecio ;-)

Devo solo migliorare la forma… chi avrà seguito i miei esperimenti sulla pagina FB balenifera saprà a cosa mi riferisco. E voi, le avete provate? Se avete suggerimenti sono tutta orecchi!!

Innamorarsi di un libro: Vegetaliana – Note di cucina vegetale, di Giuseppina Siotto. Vi racconto perchè.

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Cari aficionados, vi dico subito senza mezze misure che il libro di cui vi racconto oggi mi ha fatto venire gli occhi a cuoricino tipo cartone animato.

Si tratta di un piccolo gioiello di cucina vegetaliana, ovvero 100% vegetale, edito da Damster e curato nei minimi dettagli, non solo nella grafica, ma anche nei contenuti.

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Partiamo dall’estetica: appena l’ho aperto mi ha colpito la carta su cui è stampato, simile a un quadernino di ricette su cui appuntare a margine eventuali annotazioni; un libro fatto per essere vissuto, magari impreziosito da schizzi di sugo qua e là, come succedeva con il ricettario della nonna che si consultava più spesso in famiglia.

Eh sì, perchè molte ricette presentate sono le stesse delle nostre nonne, siano esse sarde o piemontesi ;-)

I piatti spaziano da una regione all’altra seguendo la suddivione in piatti a base di LEGUMI (es. Peilò de pass, ovvero farinata di segale ai porri con crostini al kummel, primo piatto della Valle d’Aosta; Grùnkernschrot, la minestra di farro verde tipica del Trentino Alto Adige; Acquacotta alla viterbese), CEREALI (es. Mesciua,  piatto tipico ligure a base di legumi e grano duro; il Cisrà, tipico della tradizione povera piemontese, in particolare delle Langhe, offerto dai monaci ai pellegrini di passaggio; Fave scarfate ‘ndromese dalla Puglia), TRE NOVITA’ AL SAPORE DI TRADIZIONE (in cui tofu, tempeh e seitan diventano i protagonisti della cotoletta alla milanese, ravioli gnudi alla fiorentina, pasta alla norma), VERDURE DI TERRA (es. Caule suffucao, ovvero cavolfiore brasato; Sciattamariti, una sorta di tortino a base di fagiolini, chiamati in dialetto ‘schiattamariti’ perchè venivano mangiati a crepapelle, rischiando di schiattare per indigestione), VERDURE SPONTANEE (es. Minestra maritata, di origine campana, è d’obbligo soprattutto per Natale; Torta con il preboggion, un bouquet di erbe selvatiche che vengono fatte bollire e insieme costituiscono il condimento per diversi piatti della cucina genovese; ris e riondele, ovvero riso con la malva), VERDURE DI MARE (es. Salicornia in pastella tutta pugliese; Zeppolelle di mare della Campania, dove vengono chiamate Zeppole e’Pasta Crisciuta).

Per chiudere in bellezza i DOLCI, suddivisi tra quelli a base di CEREALI, come il budino d’avena, l’orzata, la cuccia o coliva  (Grano dei morti, dolce tipico del Sud Italia); dolci con LEGUMI, come il Cauciune (con legumi ridotti in purea, conditi con frutta e semi oleosi); con VERDURE (Torta co’ becchi, ovvero torta con le bietole dalla Toscana) e con la FRUTTA, come il Gelu di muluni (anguria) o la Ciaccia all’uva (schiacciata all’uva).

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A scriverlo è Giuseppina Siotto, antropologa, cuoca e docente di cucina naturale, che non si è limitata a raccogliere tante ricette della tradizione e alcune innovazioni, ma ha fatto un paziente lavoro di ricerca delle fonti, risalendo all’origine di ciascun piatto presentato (sempre rendendo il giusto tributo all’ideatore, anche nel caso di ricette tramandate oralmente tramite racconti), condividendo con noi non solo la ricetta, ma anche tanti aneddoti davvero interessanti.

In particolare, viste le mie origini, sono subito corsa a leggere la storia del risotto alla milanese, che secondo alcuni sarebbe frutto di un ‘errore': fatto da una donna di servizio siciliana, che sbagliando le dosi del brodo nella preparazione del riso per gli arancini (o arancine?!), trasformò tutto in un risotto.

C’è poi anche un’ipotesi più leggendaria: la nascita di questo piatto sarebbe riconducibile alla figura del Mastro vetraio belga Valerio di Fiandra, impegnato nell’imponente cantiere per la costruzione del Duomo di Milano.

Il giallo era uno dei colori preferiti di un allievo del Mastro, il quale lo utilizzava così spesso nel colorare le vetrate del Duomo da essere chiamato ‘Zafferano’.

Nel 1574 in occasione delle nozze della figlia del Mastro, fu allestito un grande banchetto con protagonista il riso, che fu colorato per scherzo dal suo allievo. Il piatto fu talmente apprezzato da essere successivamente replicato nelle cucine di tutti i milanesi negli anni a venire :-)

Questa è solo una delle tante interessanti storie che ho trovato in questo libro… e voi, l’avete letto? Che ne pensate?

Scrivetemi qui, oppure sulla pagina FB della Balenina o su INSTAGRAM, rispondo sempre :-)

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Con questa recensione partecipo al giovedì del libro di cucina curato dalla mitica Annalisa Malerba di passatotralemani.

L’iniziativa è condivisa dal gruppo FB Genitori Veg :-)

Di Frida Kahlo, un’avventura in libreria e la ricetta del burrito tex mex (vegan e senza glutine)

foto-5(1)FRASI-fRIDA-kAHLòOHo conosciuto Frida Kahlo qualche anno fa, grazie allo splendido film con protagonista Salma Hayek. Ve lo straconsiglio anche se, a mio avviso, conviene avere una buona scorta di fazzoletti!!! Di questa pittrice messicana mi hanno colpito innanzitutto lo spirito ribelle e la grande forza vitale nel superare una serie incredibile di difficoltà, come l’incidente che l’ha costretta a dover subire una sfilza di dolorose operazioni o la travagliata relazione con Diego Rivera.

Quando ho saputo che sarebbe stata ospite della mia città, con una mostra a lei dedicata, non stavo più nella pelle all’idea di poter vedere da vicino alcune delle sue opere!

Mi sono presentata a Palazzo Ducale, sede dell’evento, con il cuore in festa. Ho fatto i gradini di corsa, pronta a tuffarmi nel magico mondo colorato tutto cactus, sangue, fiori, animali, ritratti e scheletrini dai sorrisi sgangherati in grado di far impallidire Tim Burton…e cosa scopro? Che la mostra è terminata il giorno prima.

Avete presente l’urlo di Munch? Beh, la mia faccia più o meno era quella. Ho avuto S-E-I mesi per visitare la mostra, e mi presento in ritardo di 1 giorno.

frida-kahlo

Io comunque ero motivaterrima a incontrare Frida. L’idea di tornare a casa a bocca asciutta proprio non mi andava giù.

Così mi sono diretta alla libreria più vicina, ho raccolto tutti i libri che la riguardano, illustrati e non, e mi sono poltronizzata, mimetizzandomi con la seduta modalità camaleonte, rendendomi invisibile ai frequentatori e ai commessi per affrontare in tutta pace il mio viaggio tra Messico e nuvole. Così è iniziato il mio pomeriggio messicano. Beh, non è stato proprio come aver visto la mostra… però è stata comunque un’avventura fantastica :-) Anche perchè viaggiare con la fantasia è davvero un bel modo per evadere un po’, non trovate? Economico, si può fare in qualunque momento e luogo, persino un’affolatissima libreria!

Frida FRASI-fRIDA

Il messaggio che straripa dalle opere di Frida, nonostante le tante sofferenze, è un vero inno alla vita, vissuta con enfasi, nella gioia quanto nei dispiaceri ed evocato dai colori schietti e profondi della terra del Messico.

Tempo fa ne avevo già parlato qui sulla Balenina, con un libro dedicato ai più piccoli :-)

Frida-Kahlo-messico

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Dopo aver viaggiato nei colori del Messico, tornata a casa mi è venuta voglia di provare un piatto tex mex: il burrito.

burrito-vegan

Solitamente il burrito è composto da una tortilla di mais ripiena di carne. Negli USA il ripieno include anche altri ingredienti come riso, lattuga, pomodori, guacamole e formaggio quindi lo spessore della tortilla aumenta considerevolmente.

Io ho pensato di veganizzare questa ricetta, proponendovi un ripieno di fagioli speziati in perfetto stile tex mex, verdure fresche e salsa guacamole. Che ve ne pare?

(NB: Per la salsa guacamole ho utilizzato una ricetta presa dal blog giallozafferano, solo ho usato il limone al posto del lime e della polpa di pomodoro anzichè il pomodoro fresco, visto che in questa stagione non se ne trovano ancora…col pomodoro fresco sarà tutta un’altra cosa!)

Per realizzare le tortillas in realtà ci ho messo quasi una settimana di tentativi… perchè mi risultavano troppo spesse oppure mi si rompevano nel piegarle… leggendo in internet ho visto che alcuni usano una speciale pressa, che io non ho. A proposito ho trovato però un valido trucchetto sul blog di Teresa, che ha utilizzato una grande pentola al posto della pressa, e devo dire che ha funzionato. In alternativa se siete brave col mattarello, potete provare a stendere l’impasto posizionandolo tra due fogli di carta da forno, come viene spiegato qui.

C’è chi utilizza normale farina di frumento per fare le tortillas, io ho voluto usare la masa harina, ovvero farina di mais bianco, come nella ricetta originale. La si può trovare nei negozietti etnici. La mia arriva dal Salvador, grazie a due care amiche Roxana Matilde e Mirna, che me ne hanno portato un pacchetto.

La masa harina non contiene glutine, risulta quindi un impasto piuttosto delicato da maneggiare, ma con un po’ di esperienza riuscirete a ottenere un risultato soddisfacente. E sono davvero buonissime, anche mangiate così, come accompagnamento al posto del pane.

INGREDIENTI

(per 2 tortillas di circa 15 cm di diametro):

100 gr masa harina (farina di mais bianco);

150 ml acqua;

1 pizzico di sale integrale bio;

(per il ripieno di 2 tortillas):

200 gr fagioli borlotti secchi bio;

1 foglia di alloro bio;

2 cipolle rosse bio;

1 carota bio;

2 foglie di lattuga bio;

50 gr mais dolce bio;

(per il mix di spezie tex mex):

1 cucchiaino paprika bio;

1 cucchiaino semi di cumino bio;

1/2 cucchiaino pepe nero bio;

1/2 cucchiaino semi di sedano bio;

1/2 cucchiaino coriandolo bio;

1 chiodo di garofano bio;

1 pizzico di sale integrale bio;

(per la salsa guacamole di accompagnamento):

1 avocado maturo bio ed equo;

1/2 spicchio d’aglio bio;

1/2 cucchiaino cumino;

1 cucchiaino peperoncino bio;

1/2 cipolla rossa bio;

il succo di 1/2 limone bio;

100 gr polpa di pomodoro bio;

sale integrale bio q.b.;

olio extra vergine d’oliva q.b;

burriti

Per preparare le tortillas ho mischiato la farina con l’acqua, in cui avevo disciolto il sale. Si ottiene così un impasto compatto, che ho diviso formando due palline. Ho adagiato una delle due palline su un foglio di carta forno, poi ricoperta con un altro foglio di carta forno, e infine ho messo sopra una pentolona voluminosa (tipo quella di Gargamella per il succo di puffragole, avete presente?!). Sono salita sulla pentola, pressando fino a ottenere una tortillas sottile. Stessa cosa con l’altra pallina.

Nel frattempo avevo messo a scaldare una padella (se avete quella da piadina tanto meglio!) e aiutandomi con la carta forno ho spiattellato la tortillas sul fondo, girandola dopo qualche minuto.

Ho messo in ammollo i fagioli per una notte. Il giorno dopo li ho cotti in acqua, con 1 fogliolina di alloro.

Una volta pronti li ho scolati e messi in padella con le cipolle tagliate finemente, 2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva, il sale e il mix di spezie tex mex. Ho coperto e lasciato cuocere a fiamma bassa per qualche minuto, aggiungendo un po’ d’acqua, finchè la cipolla si è dorata e ammorbidita.

A parte ho steso una foglia di lattuga sopra le tortillas. Ho aggiunto la carota taglata a filettini, il mais e la salsa guacamole, poi i fagioli.

Ho chiuso le tortillas aiutandomi con un tovagiolo, visto che il ripieno andava da tutte le parti!

Di oggetti smarriti, sogni realizzati e un primo piatto gluten free: riso integrale con curry di carote

riso_integrale

Una notte, un vecchio indiano raccontò a suo nipote una storia: «Figlio mio, la battaglia nel nostro cuore è combattuta da due lupi. Un lupo è maligno: è collera, gelosia, tristezza, rammarico, avidità, arroganza, autocommiserazione, colpa, risentimento, inferiorità, falso orgoglio, superiorità; è l’ego. L’altro è buono: è gioia, pace, amore, speranza, serenità, umiltà, gentilezza, benevolenza, immedesimazione, generosità, verità, compassione e fede». Il nipote, dopo averci pensato per qualche minuto, chiese al nonno: «Quale dei due lupi vince?». Il vecchio rispose semplicemente: «Quello che tu nutri».

Racconto indiano

Era l’estate di due anni fa. Una cliente dimentica un libro, me lo portano da mettere nel cassetto degli oggetti smarriti. Rimane lì per giorni, senza che nessuno lo venga a reclamare. Passa una settimana, poi un mese…alla fine, in un giorno di calma piatta a lavoro, lo tiro fuori dal cassetto e inizio a sfogliarlo. Non mi ispirava granchè, ma dopotutto non avevo altro da fare.

E’ andata a finire che l’ho letto tutto d’un fiato. Ricordo che non ho smesso di leggere neanche dal tragitto lavoro-casa, tipo che camminavo col naso incollato al libro, tanto conoscevo la strada a memoria.

Finito il romanzo mi sono accorta di una nota dell’autore, in fondo. Di solito non le leggo mai, ma quel giorno doveva andare diversamente.

Questo autore racconta di come, non avendo trovato un editore che volesse pubblicare il suo libro, avesse deciso di pubblicare a sue spese. Non avendo trovato nessun distributore che volesse distribuirlo, decise di distribuirlo da solo. Di libreria in libreria. Con una valigia piena di copie del suo libro, da lui stesso fotocopiate.

Tramite il passaparola, alcune persone l’hanno consigliato ad altre, regalato, fatto circolare… finchè un giorno una casa editrice l’ha notato e ha deciso di pubblicarlo. Ora è un best seller tradotto in molte lingue.

A prescindere dallo scopo che è unico per ciascuno di noi, mi ha colpito molto la storia di quest’uomo, per la sua tenacia, per il coraggio di aver creduto in se stesso. Certo, avrà avuto momenti di sconforto, dubbi e paure, ma non ha mollato e ha continuato a credere nel suo sogno nonostante le porte in faccia.

L’ho trovata così incoraggiante che l’ho voluta condividere qui con voi.

Se vi ha incuriosito, il libro si chiama Ricomincio da te e l’autore è Eloy Moreno, pubblicato in italiano da TEA.

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Ricettina?

Oggi ho cucinato un primo a base di riso integrale che non richiede ingredienti ‘strani’ e che spero possa stuzzicare la vostra curiosità di sperimentare, magari già questa sera a cena, che dite?

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Ho messo a soffriggere nell’olio lo spicchio d’aglio privato dell’anima, aggiungendo subito il curry, le carote tagliate fini, lo zucchero, le albicocche tagliate a striscioline. Quando l’aglio ha iniziato a dorare, ho aggiunto il succo di un’arancia e messo il coperchio.Il fuoco va spento non appena le carote si ammorbidiscono un poco, l’ideale è che restino croccanti per apprezzare al meglio questo piatto.

A parte ho messo il riso integrale a bollire in acqua. Quello che ho scelto ha dei tempi di cottura piuttosto lunghi, 60 minuti. Cinque minuti prima del termine della cottura, con una schiumarola ho prelevato il riso e mescolato con il curry di carote, aggiungendo un po’ dell’acqua bollente usata per cuocerlo per portare a termine la cottura.

Ho aggiunto alla fine un po’ di semi di finocchietto e mandorle tostate e tritate.

Se volete un colore giallo più acceso, aggiungete un pizzico di curcuma, meglio se mischiata a granelli di pepe nero, che pare ne migliori l’assimilabilità.

Buon appetito!

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Di buoni propositi (alcuni veri, altri fuffa), 20 libri + 1, autoproduzione di kombucha e una ricetta RAW

quadernino sogni

Ogni anno, come sapranno gli aficionados, mi ostino a fare una lista di buoni propositi. Alcuni fattibili. Altri no. Eppure io continuo a segnarli in quel quadernino a fiori blu. Tra questi ce ne sono un paio che definirei ‘gli intramontabili’ (e altrettanto ‘insormontabili’). Tipo ‘praticare regolarmente uno sport’.

AHAHAHHAHAHAHAH

AHAHAHHAHAHAHAH

Vabbeh, ho ancora 11 mesi. Intanto ho adottato una nuova strategia. Niente iscrizioni a corsi, palestre… questa volta non ci casco! Con un modico investimento (6 euro e 99 cent!!), ho acquistato un DVD di GAG (Gambe Addominali Glutei). Vediamo se così aggiro l’ostacolo (l’ostacolo sono sempre io, tra l’altro!). Ma non potevo pensarci prima?

bridget_jonesInsomma, non ho bisogno di uscire, al freddo, sotto la pioggia, mollare il teporino di casa ed avventurarmi là fuori. Non mi devo nemmeno depilare per forza, che sennò negli spogliatoi mi tocca fare contorsionismi per non far fuoriuscire centimetri di pelliccia (la mia) invernale… No, posso stare in pigiama, o indossare quello che mi pare, struccata, saltellare senza dover trattenere la panza. Basta prendere il telecomando e schiacciare PLAY, per dare inizio a un’ora di piegamenti e saltellini forennati, che anche se sono scomposta chissenefregadituttosìììì… Poi, avete visto in questi video che po’ po’ di ambientazioni? In quello che ho comprato c’è una specie di Barbie sorridente che fa esercizi (oh, non smette un minuto di sorridere) su una spiaggia caraibica. Poi la scena si sposta su un laghetto incantato del Canada. Maledetta Barbie sorridente.

crediciComunque. Tutto questo, del video dico, fa molto anni ’80. Almeno quanto il frisè, gli scaldamuscoli e la lacca per capelli. Ora, ho trovato qualche altra pazza sostenitrice di questo progetto… sento che insieme svolteremo!!

anni-80Ma veniamo agli obbiettivi più fattibili (meno male che ci sono anche loro, sennò ciaociao autostima), tra questi il mio preferito è senz’altro voler leggere di più.

Con grande gioia sono venuta a conoscenza di un’iniziativa del Corriere della Sera, che si chiama #StoriediCucina. Si tratta di 20 avventure culinarie per celebrare il grande amore fra scrittura e buona tavola.storiedicucina Tra le uscite di febbraio ce n’è una di cui ho già parlato qui, Afrodita, di Isabel Allende, da cui ho tratto ispirazione per una salsa afrodisiaca, e più avanti ci sarà anche Kitchen, di Banana Yoshimoto, una delle mie scrittrici preferite.

Ecco, tutto questo esula un po’ dai libri strettamente vegan di cui parlo in questo spazio, ma l’ho trovata un’iniziativa interessante e mi andava di segnalarla :-)

 

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ESSENZA_DEL_CRUDO

Ma ora veniamo alla recensione di oggi, quella di un libro di ricette interamente RAW e vegan (altro buon proposito: mangiare più cibo crudo!). Molti di voi già lo conosceranno, si tratta di L’essenza del crudo, di David Coté e Mathieu Gallant, edito da Sonda.

fratelli raw

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Il formato è quello maxi dei ricettari Sonda, con grandi foto a colori a tutta pagina che accompagnano i piatti (tempo fa avevamo sfogliato insieme altri due libri di questa casa editrice, ricordate? Grigliate vegan style e Erbe spontanee).

Le prime pagine sono dedicate a presentare il progetto dei due autori, partito nel 2007 con Crudessence, un piccolo locale adibito inizialmente a rosticceria e mescita di kombucha (tè fermentato, originario della Cina, ottenuto dalla fermentazione di zucchero e tè, considerato un elisir di lunga vita in quanto facilita la digestione, rafforza il sistema immunitario e costituisce un’eccellente fonte di probiotici e acidi organici). Quattro anni dopo David e Mathieu aprono due ristoranti e due self service, con un’equipe di oltre 70 collaboratori… una crescita tanto rapida che attribuiscono alla vitalità contagiosa sprigionata dalla loro alimentazione :-)

kombucha_cos'è

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Entrando nel vivo delle ricette, si parte con alcune basi che vanno dal succo di zenzero al grano saraceno germogliato; segue la sezione dedicata alle bevande, ovvero latte di mandorle e canapa, ma anche frullati, succhi, tisane.

Personalmente ho trovato molto interessante la parte dedicata alle zuppe, dal momento che per me tradizionalmente rimandano a un’immagine di ciotola fumante, o comunque a base di ingredienti cotti. Qui si va dalla vellutata di spinaci e pistacchi alla crema di pomodori, ma anche zuppa di cipolle, carote e curry, crema di champignon, zuppa vietnamita, gazpacho e tante altre idee.

Segue una sezione dedicata alle insalate, poi creme, salse e patè e i fermentati, ovvero come realizzare un formaggio di anacardi, il kefir, il kombucha (LANCIO UN APPELLO, SE QUALCUNO ZONA LIGURIA AVESSE DELLA ‘MADRE’ DI KOMBUCHA…SCRIVETEMI!), lo yogurt di noci; si prosegue con preparazioni che necessitano di essere sottoposte a disidratazione, come polpette, falafel, tortillas, nachos, pane alla cipolla, pizza, crepes dolci e salate, chapati, crackers, chips, muesli.

Tra gli antipasti trovate la ricetta che ho voluto provare oggi qui sulla balenina (involtini di foglia di riso con vegepatè), fattibile con ingredienti reperibili in questa stagione e usando il solo mixer. Molto interessanti sono anche le bruschette, gli involtini con zucchine ripieni di ‘ricotta’, le tagliatelle al pesto, i nigiri con cavolfiore e le barchette di indivia farcita. Seguono i piatti principali, ovvero pizza, lasagne (correte a vedere la versione di Claudia, ispirata da questo libro), burger, panini, cannelloni, crepes, spaghetti al pesto, spiedini.

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immagine dal libro L’essenza del crudo

Per chiudere in bellezza non potevano mancare i dolci, che rappresentano la parte che preferisco (maddai!): biscotti, mousse al cioccolato (stomaleee), torta cioco-banana… e finiamola qui che ho già la bava tipo San Bernardo! (immaginatemi mentre scrivo con davanti le foto…come si fa!!!)

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immagine dal libro L’essenza del crudo

Bon. Ricettina?

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INVOLTINI PRIMAVERA AL VEGEPATE’

INGREDIENTI del vegepatè:

100 gr semi girasole;

75 gr carote tagliate grossolanamente;

15 gr (1 cucchiaio e mezzo) di cipolla rossa;

2 cucchiai di prezzemolo;

2 cucchiai olio di girasole spremuto a freddo;

1 cucchiaio e mezzo di aceto di mele;

1 cucchiaio di succo di limone;

1 cucchiaio di zenzero tritato;

1 piccolo spicchio d’aglio;

1/2 cucchiaino di sale integrale;

1 cucchiaio di lievito alimentare;

40 gr semi di sesamo.

Ho ammollato i semi di girasole 8 ore, poi li ho sciacquati e scolati.

Ho versato tutti gli ingredienti nel mixer fino a ottenere un impasto liscio e cremoso.

(si conserva fino a 5 giorni in frigo in un contenitore ermeticamente chiuso)

INGREDIENTI degli involtini:

2 fogli di riso, tipo quelli in foto;

5 foglie di insalata (loro usano lattuga);

1 gambo di sedano;

3 gr cipolla (1 cucchiaino);

1/4 di ricetta del vegepatè;

semi di papavero o sesamo nero;

(NB: nell’originale c’era anche la zucchina, che non ho preso perchè non è di stagione e i germogli di trifoglio)

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foglio di riso prima di bagnarlo con acqua

 

Ho bagnato i fogli di riso (operazione delicata, nel senso che bisogna trovare il tempo giusto…troppo poco restano duretti, ma basta poco e si rompono tutti se si esagera con l’ammollo…sulla confezione dice: 15 secondi!) e stesi sul piano da lavoro. Ho messo al centro le foglie di insalata e ricoperte con le carote, il sedano tagliato a striscioline e la cipolla. Ho ricoperto con il vegepatè e un’altra foglia di insalata e chiuso la foglia di riso, che ho rotolto nel sesamo nero.

Ho infine tagliato a metà gli involtini e servito.

(uh, i ciuffi delle carote possono servire per una salsa chimichurri da leccarsi i baffi, presto posterò la ricetta!)

Che ne pensate? Vi va un morsetto?

involtini_di_riso_crudisti

:-)

Con questa recensione partecipo all’iniziativa promossa da Annalisa di passatotralemani, il giovedì del libro di cucina, condivisa anche dalla pagina FB Genitori Veg, siete già andati a leggere le altre recensioni?

Se vi incuriosisce l’argomento ‘raw’, vi segnalo anche un altro libro di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, Meglio crudo, di Rosanna Gosamo, edito da Sonda :-)

Great vegan e gluten free vegan eats. Di Allyson Kramer. Edito da Fairwindspress. Nuovi orizzonti e una ricetta con il ‘brown sugar’.

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E niente, trovi un ricettario interamente dedicato a ricette vegan e gluten free… puoi mica lasciarlo lì sullo scaffale della libreria, che scherzi?

L’autrice è Allyson Kramer, la stessa del seguitissimo blog manifestvegan.com. Grandi foto a colori per un ricco menù che prevede oltre cento ricette, suddivise tra colazione, primi piatti, zuppe e insalate, contorni e snack, dolci e bevande.

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Dopo averlo portato a casa mi sono ritrovata a provare una ricetta.. poi un’altra..  alla scoperta di un nuovo mondo: l’America! Sì perchè molti ingredienti richiamano una certa ammeriganità… e allora vai di Xantan gum (facilmente sostituibile in molte preparazioni con lo Psyllio), burro di noccioline, brown sugar (più sotto trovate la spiegazione, se già non lo conoscete!) e altri ingredienti che solitamente non uso, ma che non sono difficili da reperire :-)

Poi non ho ancora capito come sia potuto succedere… Allyson Kramer ha fatto la magia: mi ha convinta ha usare la farina di semi di lino mischiata ad acqua come collante. E io che ero convinta sostenitrice dello sciroppo di riso come il miglior sostituto delle uova dell’intera galassia, sono rimasta di sasso. I semi di lino polverizzati non solo funzionano, ma non lasciano nessun retrogusto strano! Insomma, Allyson ha fatto sì che allargassi i miei orizzonti.

Ma non finisce qui. Mi ha portato nel magico mondo di un ingrediente tutto americano, sto parlando del brown sugar!

Ecco, io pensavo si trattasse di semplice zucchero di canna.

Distrattamente ho inserito ‘brown sugar’ nel traduttore automatico che uso di solito per decifrare i ricettari in inglese e con mia grande sorpresa ho scoperto che in realtà si tratta di un mix, composto da 1 parte di melassa e 10 parti di zucchero raffinato (light brown sugar) oppure in rapporto 2:10 (dark brown sugar).

A proposito ho trovato un interessante articolo sul blog www.unamericanaincucina.com, che vi segnalo!

Nella ricetta dei butterscotch amaretti che condivido qui oggi, tratta da Great gluten free vegan eats, ho voluto però provare una versione un po’ meno zozza del brown sugar originale, ovvero utilizzando zucchero di canna integrale bio (mascobado) al posto dello zucchero raffinato. #dadomanicomunquedieta

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Ricettina?

(per 36 biscotti)

3 tablespoons (21 gr) farina di semi di lino bio;

6 tablespoons (90 ml) acqua;

3 cups (300 gr) farina di mandorle bio;

1/2 teaspoon (1 presa generosa) sale fino integrale bio;

1 cup (200 gr) zucchero integrale di canna bio (io uso Mascobado) bio;

1/2 cup (115 gr) light brown sugar*;

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Ho acceso il forno a 150°C.

Ho mischiato la farina di semi di lino, ottenuta polverizzando i semi di lino, con l’aqua. Ho atteso 5 minuti. Intanto ho mischiato la farina di mandorle, ottenuta polverizzando delle mandorle sgusciate, con sale e lo zucchero.

Ho poi preparato il light brown sugar mescolando 1 parte di melassa bio con 10 parti di zucchero integrale di canna.

Ho aggiunto il light brown sugar al resto degli ingredienti e mescolato energicamente nel mixer, fino a ottenere un composto piuttosto denso e colloso, che ho distribuito con un cucchiaio su della carta forno, formando 36 cerchi.

Ho infornato e atteso 30 minuti.

Il sapore e la consistenza di questi biscotti mi ha conquistata, aspetto curiosa i vostri commenti!!!!

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Con questa recensione partecipo al Giovedì del libro di cucina promosso da Annalisa, di passatotralemani.wordpress.com, condiviso dal gruppo FB Genitori Veg.

Siete già andati a trovarla?

 

 

Il mondo che vorrei. Poesie per tutti. Di Vincenzo Piccolo. Illustrazioni a cura di Alessandra Conte, Marina Lecchi, Rita Spangaro e Alice.

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Cari aficionados, per chi bazzica da tempo da queste parti, avrete notato che mi piace molto leggere, soprattutto poesie.

Oggi vorrei parlarvi proprio di un libro di questo genere.

E che c’entra con la Balenavolante? penserete voi.

Beh, c’entra eccome, visto che a scrivere le rime è un poeta vegano!

Il mondo che vorrei nasce infatti dall’incontro tra le due più grandi passioni di Vincent, autore del libro, che ha unito poesia e scelta etica vegan.

Essere vegani è il regalo più bello che potessi trovare sotto l’albero della vita, peccato solo non aver fatto prima questa scelta. Il mio più grande desiderio è che il veganesimo si espanda a macchia d’olio, che questo periodo in cui sta prendendo fortemente piede, sia solo la punta di un iceberg. Noi siamo il futuro!, scrive Vincent nella prefazione.

I temi trattati vanno dalla vivisezione all’alimentazione, ma anche acquari, uova, circhi.

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Ogni poesia è accompagnata dalle illustrazioni a colori realizzate da Alessandra Conte, Marina Lecchi, Rita Spangaro e la piccola Alice, figlia di Rita, che hanno collaborato gratuitamente alla realizzazione di questo progetto, come tutte le persone coinvolte.

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Il ricavato di questo libro è destinato a progetti benefici, come quello a sostegno del Parco Canile di Milano, recentemente rimasto alluvionato.

Per prenotarlo, potete contattare Pompea Gualano, dell’agenzia iwy Ethical Communication and Pr: [email protected]

 

 

Afro vegan. Di Bryant Terry. Edito da Ten Speed Press. E una ricetta: gelato speziato alla vaniglia con fagioli cannellini.

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Se come me siete curiosi esploratori delle cucine di altri Paesi, non potete assolutamente perdere questo libro!

L’autore è Bryant Terry, lo stesso di The inspired Vegan e Vegan Soul Kitchen. Per chi non lo conoscesse, vi invito a visitare il suo sito WWW.BRYANT-TERRY.COM.

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Ma veniamo subito al libro. In Afro Vegan, Bryant rende omaggio alla cucina tradizionale africana e alle sue contaminazioni con altre culture, americana in primis. Lo fa attraverso ricette raccolte durante i suoi viaggi, ispirate alle sue origini o a ricordi d’infanzia, libri di cucina e racconti.

Ogni ricetta è accompagnata da una particolare colonna sonora o da qualche film o libro, in un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, non solo il palato!

Completano le ricette alcuni aneddoti a cura di Michael W. Twitty, storico di cultura afro, e le stupende foto a colori di Paige Green.

Quello che mi ha fatto capitombolare per questo libro è soprattutto l’originalità delle ricette, che non risultano tuttavia ‘assurde’. Per intenderci, si tratta di piatti mai visti nei libri di cucina vegan di cui ho parlato fin qui sulla Balenina, anche se realizzati con ingredienti ormai piuttosto comuni, pur non essendo tipici della nostra tradizione. Un esempio sono i fagioli neri all’occhio, emblema della cucina afro americana, cui Bryant ha dedicato un’intera sezione del libro, insieme all’okra o gombo (foto qui sotto, si può trovare nei banchi di frutta e verdura etnici di molti mercati. Tipici della cucina africana, ma anche indiana, libanese e turca, si coltivano anche in italia, in particolare Lazio e Sicilia. Se ne volete un assaggio, date un occhio anche da Cri, di broccoloecarota, che ha da poco proposto alcune ricette che hanno questo ingrediente come protagonista e sul sito di UNO COOKBOOK).

Okra

I capitoli sono suddivisi in maniera piuttosto particolare, e non poteva essere altrimenti, vista l’ecletticità dell’autore.

Si inizia così con SPEZIE E SALSE. In questa sezione Bryant illustra alcune tra le principali combinazioni di spezie usate per insaporire piatti a base di verdure, riso, ma anche tofu e persino pop corn! Ad esempio il berbere (in aramaico, lingua dell’Etiopia, significa ‘caldo, piccante’), che consiglia di tenere sempre a portata di mano, accanto a sale e pepe (ovviamente di Giamaica), oppure il za’atar, un mix di origini antichissime, a base di semi di sesamo tostati, timo, origano, maggiorana, sale e sommacco.

In questa sezione si trova anche un’interessante approfondimento su come seccare erbe appena raccolte e vari metodi di conservazione.

Tra le salse, tutte da provare, mi ha stuzzicato soprattutto la chermoula, impiegata con alcune varianti nella cucina algerina, tunisina e marocchina.

salsa

Segue un capitolo interamente dedicato a ZUPPE, TAJINE e VERDURE STUFATE, poi quello su RADICI e ZUCCHE, e a seguire  COUS COUS, PORRIDGE (di mais) e CEREALI.

La sezione successiva, dedicata a STREET FOOD, SNACK e FINGER FOOD, è tutta ispirata a memorie squisitamente personali di Bryant, come quando da piccolo si fermava al chioschetto di un vecchio afro americano, sulla Terza strada di Memphis, in Tennessee, dove è cresciuto o le frittelle giamaicane assaggiate a Brooklin, dove si è trasferito in seguito per un periodo.

tofu

Seguono CREME SPALMABILI e CONSERVE (quella a base di fichi e timo è stata subito aggiunta alla lista delle ricette da provare!!!) e poi la colazione afro-vegan style, ovvero BISCOTTI, SMOOTHIES (in foto: smoothies con pesca, banana, miglio, succo d’arancia, datteri e anacardi) e PORRIDGE.

smoothies afro vegan

Per chiudere in bellezza, dopo TORTE e DOLCETTI, accompagnati da INFUSI o COCKTAIL, un menù tipo, suddiviso per stagioni, che combina le ricette presenti nel libro a seconda della reperibilità degli ingredienti.

Ora, di solito mi fermo alla recensione.

Ma stavolta no, è diverso.. perchè c’era questo gelato speziato a base di fagioli cannellini che è stato amore al primo sguardo e potevo non condividere sto po’ po’ di roba con voi? Daje, la mazzata finale dopo le festività, poi tutti a dieta! (da domani, come no…)

gelato fagioli cannellini

INGREDIENTI

(nel libro la misurazione è internazionale, quindi CUPS, TABLESPOON e compagnia.. ecco un link utile con la conversione)

1/2 cup fagiolini cannellini bio;

1 cup latte di cocco bio;

1/2 cup e 2 tbsp zucchero integrale grezzo di canna bio (io uso mascobado);

1/8 tsp cannella bio;

1/8 tsp noce moscata bio;

1/4 tsp pepe nero della Giamaica bio;

1/8 tsp sale integrale bio;

1 bacca di vaniglia bio;

1/2 cup crema di mandorle (ottenuta mescolando mandorle tritate con poca acqua);

NB: nell’originale è presente la melassa (1 tsp). Non amo molto il suo gusto, quindi l’ho omessa. Inoltre, nell’originale ci sono 2 cup di latte di cocco, mentre io ne ho usata 1.  Credo questo influisca sulla corposità del gelato. A me è venuto piuttosto cremoso. Nell’originale inoltre vengono usati gli anacardi. Non ho nulla contro gli anacardi, ma costano una fucilata, quindi ho preferito le mandorle.

Solitamente utilizzo solo legumi secchi, che lascio in ammollo prima di cuocere. Se siete abituati con legumi in scatola  saltate il primo passaggio della preparazione, utilizzate però i fagioli scolati e sciacquateli con cura prima di frullarli.

Ho frullato i fagiolini e il latte di cocco finchè non si è formata una crema.

A parte ho sciolto lo zucchero e l’ho mescolato con le spezie (noce moscata, pepe e cannella), la vaniglia e il sale. Ho aggiunto la crema di mandorle, ottenuta frullando le mandorle con poca acqua (1 dose acqua per 2 dosi di mandorle).

Ho aggiunto alla crema di cocco e fagiolini, mescolando bene.

Ho messo in freezer a raffreddare.

Dopo 3 ore ho tolto dal freezer, lasciato a temperatura ambiente 15 minuti, lavorato con una spatola per ammorbidirlo un po’ e servito.

Il sapore?

Dei fagioli nemmeno l’ombra.. sa piuttosto.. ecco, se il Paradiso avesse un gusto, credo sarebbe questo!

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Con questa recensione partecipo al Giovedì del libro di cucina, promosso da Annalisa di passatotralemani.wordpress.com.

Andate a dare un occhio alle altre recensioni nèèè :-)

menù vegan e gluten free di Natale! Si parte con un antipasto di involtini di cavolo viola aromatizzato alla mela, uvetta e composta di ribes nero

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Ogni giornata grigia ha i suoi colori di cui riempirsi gli occhi.

Piccole magie che la Natura ci offre lungo il tragitto verso casa, come una foglia che nuota in una pozzanghera, pennellate di calore nel freddo di una mattina autunnale. O il viola acceso di questi cavoli, che mi hanno subito attirato al banchino di frutta e verdura dove faccio la spesa.

Lo scorso anno a quest’ora ero immersa in un viaggio on the road per l’India, festeggiando il Natale tra mucche e mantra. Quest’anno, freschi di ingresso nella casa nuova, la voglia di tana è invece più viva che mai… vorrei farla mia, anche se per ora mi sento quasi ospite… come se dovessi chiedere il permesso a qualcuno per aprire i cassetti delle posate o il frigo. Ci vorrà un po’ di tempo per abituarsi, per farla ‘nostra’… anche nei profumi!

Di certo, con la ricetta che ho preparato oggi, ho contribuito a diffondere nell’aria un odore più famigliare. A proposito mi è tornata alla mente una frase di un libro che amo molto, in cui Salinger descrive alla perfezione ciò di cui parlo…

C’era un odore così buono.. un odore come se fuori piovesse anche quando non pioveva e voi eravate nell’unico posto caldo e asciutto del mondo…

Il giovane Holden, J.D. Salinger

Ecco. Oggi per la prima volta da quando siamo entrati qui (una settimana appena!) ho sentito proprio quell’odore.

Ma ora veniamo alla ricetta.

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L’idea di abbinare il cavolo viola alla mela verde, aggiungendo uvetta e composta di ribes nero, non è mia, ma della bravissima Katie Quinn Davies, e l’ho presa dal suo libro di ricette In cucina con Katie. Per la verità è un libro per nulla vegan, ma ho trovato diversi spunti di piatti facilmente veganizzabili, come questo.

Non ho resistito all’impulso di comprarlo soprattutto per le foto. Katie infatti oltre che cuoca di successo è una gran fotografa. Ah, ed è pure incredibilmente gnocca. Una sorta di Barbie col grembiule.

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Uh. A proposito, donne ‘normali’, mi rivolgo a voi: consiglio di usare un paio di guanti per pulire e affettare il cavolo. A me sono rimaste le mani viola per due giorni. Katie invece nella foto sfoggia una manicure perfetta, oltre ovviamente a un brillante da duemilioniepassa di carati. Ma lei è una di quelle che si svegliano già così, con la piega fresca di parrucchiere. Mica come me che sembro il gobbo di Notre Dame in una giornata no…!

Poi, rispetto all’originale ho sostituito lo zucchero raffinato con quello integrale grezzo di canna; non ho usato burro (nè margarina); ho scelto l’aceto di mele anzichè quello di vino; ho saltato in padella anzichè stufare al forno e ho infine realizzato degli involtini da servire come antipasto. Se saltate quest’ultimo passaggio avrete invece un contorno, da servire con patate al forno o in abbinamento a un’arrosto di seitan oppure, per una versione completamente gluten free, con un polpettone di legumi.

Non è una ricetta velocissima, richiede un po’ di preparazione visto che il cavolo ha bisogno dei suoi tempi, ma ne varrà la pena!

libro cucina

INGREDIENTI:

(per 20 involtini, o se usato come contorno, per 5 persone)

-1 cavolo viola bio da 1 kg;

-100 ml aceto di mele bio;

-30 gr zucchero integrale grezzo di canna bio;

-2 cucchiai di mela verde bio tipo Granny Smith grattugiata;

-2 cucchiai uvette bio;

-3 cucchiai composta di ribes nero bio;

-acqua (circa 350 ml);

-1 pizzico sale integrale bio;

Ho sciacquato il cavolo e tolto le foglie più esterne (10 foglie in tutto, tagliate  a metà), che ho poi messo in acqua bollente finchè non si sono appassite, per poterle maneggiare meglio per fare gli involtini. Per evitare di romperle mentre ‘sbucciavo il cavolo’ le ho incise a metà, man mano che toglievo strati. Ho poi tolto la parte centrale più coriacea con un coltello.

Messe da parte le foglie esterne per realizzare gli involtini, ho affettato molto finemente il resto del cavolo per il ripieno.

Nel frattempo in una padella ben capiente ho messo l’aceto, lo zucchero, l’acqua e il sale, facendo andare a fuoco medio finchè non si è sciolto lo zucchero. Ho aggiunto il cavolo tagliato finemente e ho messo il coperchio. Ho fatto cuocere a fuoco moderato per circa 1 ora, finchè il cavolo non è risultato tenero. A quel punto ho spento il fuoco, aggiunto la mela grattugiata, le uvette e la composta di ribes nero, mescolato e lasciato riposare e amalgamare gli ingredienti per circa 15 minuti.

Ho confezionato gli involtini con dello spago, formando tanti ‘pacchettini’.

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Se poi volete offrire ai vostri ospiti un’alternativa RAW per un antipasto di Natale vegan e gluten free altrettanto colorato e invitante, date un occhio qui!

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Con questa ricetta partecipo alla raccolta ‘Natale in veg’ a cura di Daria di goccedaria :-)

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Prima di salutarvi, vi anticipo che il 17 gennaio dalle 11.30 alle 14.30 la Balenina parteciperà con una dimostrazione culinaria  alla conferenza tenuta dalla nutrizionista e biologa vegan Denise Filippin con VegLife#2  organizzata da sìncro presso lo spazio eventi di Tiger (Via San Vincenzo, Genova).

il segreto di Tom Ossobuco. Di Fulvia degl’Innocenti. Illustrazioni di Roberto Lauciello. Edizioni Il gioco di leggere.

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C’è un gran trambusto al 17 di Via dei Cipressi.

La cosa non passa inosservata ad Al Scannabuoi, il dirimpettaio, visto che il numero 17 è stato a lungo abbandonato; in passato già diverse persone hanno provato ad aprire un negozio proprio lì, ma dopo poco fallivano! Che sia perchè quel numero è maledetto, come vociferano in paese?

Sfidando la maledizione e la concorrenza di Al Scannabuoi, Tom Ossobuco e sua moglie, decidono di aprire una macelleria proprio lì, al numero 17. Gli occhi del villaggio sono tutti puntati sulla saracinesca..

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L’inaugurazione del ‘Paradiso della salsiccia’ si rivela un successo, così come i giorni seguenti, in cui la fila di clienti diventa sempre più lunga, tanto da attirare l’invidia di Al Scannabuoi, che non riesce più a vendere nemmeno una bistecca.

Il fatto è che le polpette e salsicce di Tom Ossobuco sono buonissime. Non solo, pare abbiano addirittura proprietà miracolose! Nel villaggio si sparge presto la voce, ormai tutti si chiedono quale sia il segreto di Tom..

E voi, l’avete capito?

Ora, non vorrei svelare il segreto, perchè uno degli aspetti che conquistano di questo libro è proprio la suspence che sa creare, quindi vi basti qui sapere che Tom Ossobuco, nonostante il nome, ama moltissimo gli animali, e di certo non farebbe mai loro del male! (e di certo non trovereste la recensione di un libro che promuove macellerie qui sulla balenina!!)

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Lascio a voi scoprire il segreto di Tom Ossobuco, attraverso le coloratissime illustrazioni di Roberto Lauciello!

Una fiaba divertente, che affronta con leggerezza temi importanti come l’alimentazione e l’importanza di andare oltre le apparenze e i pregiudizi.

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E voi, quali libri consigliereste a un genitore che vuole spiegare la scelta vegan ai propri figli?

Qui sulla balenina ne trovate alcuni, ma sono sempre curiosa di scoprirne di nuovi!

Aspetto i vostri suggerimenti ;-)