Pasqua in Danimarca, meringhe vegane e una nuova ricetta salata: crepes di farina di ceci

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In Danimarca a Pasqua si usa scrivere una gaekkebrev, ovvero una lettera in rima dedicata a qualcuno di speciale, da spedire in forma anonima. Se il destinatario non indovina l’autore, come pegno dovrà regalargli un uovo di cioccolata.

Mi sembra passato un secolo dall’ultima che ho imbucato… un tempo inviavo lettere quasi come oggi mando mail! Era l’adolescenza, gli anni di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, con il walkman che trasmetteva Bryan Adams, mentre riempivo di cuoricini la smemo, mangiando junk food (per fortuna poi sono rinsavita, ma ai tempi ricordo esperimenti culinari culminati con un gelato alle fragole con dentro i fonzie…!)

E voi, cari aficionados, come festeggiate la Pasqua? Seguite qualche tradizione particolare? Su su non siate timidi!

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Saluto la Danimarca e torno per un attimo qui, per parlarvi di un ingrediente molto usato da queste parti: la farina di ceci.

Da quando mi sono trasferita in Liguria circa 3 anni fa, ho scoperto che può essere impiegata per realizzare tantissimi piatti vegan. A Genova per esempio è la base di alcuni piatti tipici da ‘passeggio’, come la farinata e la panissa.

E’ un ingrediente davvero versatile e non manca mai nella mia dispensa, anche se finora l’ho sempre usata per preparare un unico piatto: la frittata senza uova, detta farfrittata (vedi qui la versione con i tenerumi e qui con zucchine trifolate e tofu, due ricette pubblicate sulla balenina tempo fa).

Ultimamente ho scoperto altri usi molto interessanti.

Il ‘tofu’ di ceci (grazie a Serena che me l’ha fatto conoscere tramite un post che ha pubblicato su FB, tratto da questo sito) e le crepes (e qui ringrazio Manu di Ortolandia).

E’  davvero incredibile quante preparazioni diverse si possano ottenere solo con farina di ceci e acqua, non trovate? Un motivo in più per averne sempre un pacchetto di scorta :-)

Bene, la ricetta di oggi, davvero veloce, è una crepes salata.

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INGREDIENTI

(per 3 crepes, usando una padella da crepes del diametro di 23 cm)

100 gr farina di ceci bio;

250 ml acqua;

1 pizzico di sale marino integrale;

(per il ripieno)

1 barbabietola già cotta bio;

2 carote bio tagliate a julienne;

3 foglie di lattuga bio;

1 tazza di funghi champignon freschi ben lavati e tagliati a striscioline sottili;

olio extra vergine bio q.b;

sale integrale bio q.b;

succo di limone bio;

pepe rosa bio;

(per la salsa rosa)

1 tazzina da caffè di latte di soia bio;

3 tazzine da caffè di olio di semi bio;

sale integrale bio q.b;

1/2 cucchiaino di senape bio;

1 cucchiaio di aceto di mele bio;

2 cucchiai di pomodoro concentrato bio;

3 gocce di tabasco;

NB: per la salsa rosa sono partita dalla base (3 tazzine di olio di semi bio + 1 tazzina di latte di soia bio) della mitica maionese infallibile di Maura, che non finirò mai di ringraziare per aver messo fine ai miei millemila esperimenti dai risultati discutibili. La sua maio per me è quella definitiva ;-)

Per le crepes, se non siete delle super esperte, come nel mio caso, condivido con voi qualche barbatrucchetto che ho imparato dopo 4 o 5 tentativi falliti miseramente. Se invece siete delle spadellatrici provette saltate il paragrafo successivo.

La padella deve essere ben calda. La quantità di pastella non deve essere nè troppo poca (in questo caso si brucia), nè troppa (in quel caso fa fatica a cuocere bene nella parte superiore). Quindi per me, col padellino da 23 cm, la dose giusta a cui sono arrivata è 3/4 di mestolo.

Procedimento: ho mescolato la farina con l’acqua e il sale e lasciato riposare in frigo per una notte, come faccio di solito con la farfrittata, la pastella infatti ha le stesse identiche dosi.

Ho messo a scaldare un padellino da crepes e quando è diventato ben caldo ho versato 3/4 di mestolo di pastella. A un certo punto, dopo qualche minuto, vedrete i bordini sollevarsi da soli. Quello è il momento in cui si può togliere la crepe dal fuoco e staccarla aiutandosi con una paletta antiaderente.

A parte ho frullato il latte di soia con l’olio, seguendo le indicazioni di Maura, ovvero ho messo una tazzina di latte di soia in un recipiente, poi ho aggiunto l’olio (3 tazzine) e ho iniziato a frullare col minipimer. In un attimo è venuta una consistenza cremosa, cui ho aggiunto sale, aceto di mele, tabasco, pomodoro concentrato e una puntina di senape e ho ripreso a frullare finchè è venuta una salsa omogenea.

Ho tagliato la barbabietola e condita con olio extravergine, sale e pepe rosa.

Ho affettato le carotine e condite con olio extravergine, succo di limone e sale integrale.

Ho assemblato le crepes stendendo prima la foglia di lattuga, poi uno strato di salsa rosa e infine carote, barbabietola e funghetti (che ho lasciato al naturale).

Più lungo da scrivere che da realizzare, in tutto ci vuole circa mezz’ora, per questo partecipo al contest di Alice, ‘Ricette vegetariane veloci’ di ricettevegolose.com, uno dei miei blog preferiti.

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Poi, sempre con i ceci, non potevo non condividere con voi una recente scoperta fantascientifica: le meringhe vegan!!

Qui devo ringraziare chiaralascura e suo post pubblicato su Instagram, in cui condivideva la foto di queste meraviglie spumose, fatte con il liquido dei ceci in scatola mescolato a zucchero a velo (io ho usato zucchero a velo di canna).

Beh, non ci crederete, ma sono davvero buonissime e non sanno di cecio ;-)

Devo solo migliorare la forma… chi avrà seguito i miei esperimenti sulla pagina FB balenifera saprà a cosa mi riferisco. E voi, le avete provate? Se avete suggerimenti sono tutta orecchi!!

Di Frida Kahlo, un’avventura in libreria e la ricetta del burrito tex mex (vegan e senza glutine)

foto-5(1)FRASI-fRIDA-kAHLòOHo conosciuto Frida Kahlo qualche anno fa, grazie allo splendido film con protagonista Salma Hayek. Ve lo straconsiglio anche se, a mio avviso, conviene avere una buona scorta di fazzoletti!!! Di questa pittrice messicana mi hanno colpito innanzitutto lo spirito ribelle e la grande forza vitale nel superare una serie incredibile di difficoltà, come l’incidente che l’ha costretta a dover subire una sfilza di dolorose operazioni o la travagliata relazione con Diego Rivera.

Quando ho saputo che sarebbe stata ospite della mia città, con una mostra a lei dedicata, non stavo più nella pelle all’idea di poter vedere da vicino alcune delle sue opere!

Mi sono presentata a Palazzo Ducale, sede dell’evento, con il cuore in festa. Ho fatto i gradini di corsa, pronta a tuffarmi nel magico mondo colorato tutto cactus, sangue, fiori, animali, ritratti e scheletrini dai sorrisi sgangherati in grado di far impallidire Tim Burton…e cosa scopro? Che la mostra è terminata il giorno prima.

Avete presente l’urlo di Munch? Beh, la mia faccia più o meno era quella. Ho avuto S-E-I mesi per visitare la mostra, e mi presento in ritardo di 1 giorno.

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Io comunque ero motivaterrima a incontrare Frida. L’idea di tornare a casa a bocca asciutta proprio non mi andava giù.

Così mi sono diretta alla libreria più vicina, ho raccolto tutti i libri che la riguardano, illustrati e non, e mi sono poltronizzata, mimetizzandomi con la seduta modalità camaleonte, rendendomi invisibile ai frequentatori e ai commessi per affrontare in tutta pace il mio viaggio tra Messico e nuvole. Così è iniziato il mio pomeriggio messicano. Beh, non è stato proprio come aver visto la mostra… però è stata comunque un’avventura fantastica :-) Anche perchè viaggiare con la fantasia è davvero un bel modo per evadere un po’, non trovate? Economico, si può fare in qualunque momento e luogo, persino un’affolatissima libreria!

Frida FRASI-fRIDA

Il messaggio che straripa dalle opere di Frida, nonostante le tante sofferenze, è un vero inno alla vita, vissuta con enfasi, nella gioia quanto nei dispiaceri ed evocato dai colori schietti e profondi della terra del Messico.

Tempo fa ne avevo già parlato qui sulla Balenina, con un libro dedicato ai più piccoli :-)

Frida-Kahlo-messico

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Dopo aver viaggiato nei colori del Messico, tornata a casa mi è venuta voglia di provare un piatto tex mex: il burrito.

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Solitamente il burrito è composto da una tortilla di mais ripiena di carne. Negli USA il ripieno include anche altri ingredienti come riso, lattuga, pomodori, guacamole e formaggio quindi lo spessore della tortilla aumenta considerevolmente.

Io ho pensato di veganizzare questa ricetta, proponendovi un ripieno di fagioli speziati in perfetto stile tex mex, verdure fresche e salsa guacamole. Che ve ne pare?

(NB: Per la salsa guacamole ho utilizzato una ricetta presa dal blog giallozafferano, solo ho usato il limone al posto del lime e della polpa di pomodoro anzichè il pomodoro fresco, visto che in questa stagione non se ne trovano ancora…col pomodoro fresco sarà tutta un’altra cosa!)

Per realizzare le tortillas in realtà ci ho messo quasi una settimana di tentativi… perchè mi risultavano troppo spesse oppure mi si rompevano nel piegarle… leggendo in internet ho visto che alcuni usano una speciale pressa, che io non ho. A proposito ho trovato però un valido trucchetto sul blog di Teresa, che ha utilizzato una grande pentola al posto della pressa, e devo dire che ha funzionato. In alternativa se siete brave col mattarello, potete provare a stendere l’impasto posizionandolo tra due fogli di carta da forno, come viene spiegato qui.

C’è chi utilizza normale farina di frumento per fare le tortillas, io ho voluto usare la masa harina, ovvero farina di mais bianco, come nella ricetta originale. La si può trovare nei negozietti etnici. La mia arriva dal Salvador, grazie a due care amiche Roxana Matilde e Mirna, che me ne hanno portato un pacchetto.

La masa harina non contiene glutine, risulta quindi un impasto piuttosto delicato da maneggiare, ma con un po’ di esperienza riuscirete a ottenere un risultato soddisfacente. E sono davvero buonissime, anche mangiate così, come accompagnamento al posto del pane.

INGREDIENTI

(per 2 tortillas di circa 15 cm di diametro):

100 gr masa harina (farina di mais bianco);

150 ml acqua;

1 pizzico di sale integrale bio;

(per il ripieno di 2 tortillas):

200 gr fagioli borlotti secchi bio;

1 foglia di alloro bio;

2 cipolle rosse bio;

1 carota bio;

2 foglie di lattuga bio;

50 gr mais dolce bio;

(per il mix di spezie tex mex):

1 cucchiaino paprika bio;

1 cucchiaino semi di cumino bio;

1/2 cucchiaino pepe nero bio;

1/2 cucchiaino semi di sedano bio;

1/2 cucchiaino coriandolo bio;

1 chiodo di garofano bio;

1 pizzico di sale integrale bio;

(per la salsa guacamole di accompagnamento):

1 avocado maturo bio ed equo;

1/2 spicchio d’aglio bio;

1/2 cucchiaino cumino;

1 cucchiaino peperoncino bio;

1/2 cipolla rossa bio;

il succo di 1/2 limone bio;

100 gr polpa di pomodoro bio;

sale integrale bio q.b.;

olio extra vergine d’oliva q.b;

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Per preparare le tortillas ho mischiato la farina con l’acqua, in cui avevo disciolto il sale. Si ottiene così un impasto compatto, che ho diviso formando due palline. Ho adagiato una delle due palline su un foglio di carta forno, poi ricoperta con un altro foglio di carta forno, e infine ho messo sopra una pentolona voluminosa (tipo quella di Gargamella per il succo di puffragole, avete presente?!). Sono salita sulla pentola, pressando fino a ottenere una tortillas sottile. Stessa cosa con l’altra pallina.

Nel frattempo avevo messo a scaldare una padella (se avete quella da piadina tanto meglio!) e aiutandomi con la carta forno ho spiattellato la tortillas sul fondo, girandola dopo qualche minuto.

Ho messo in ammollo i fagioli per una notte. Il giorno dopo li ho cotti in acqua, con 1 fogliolina di alloro.

Una volta pronti li ho scolati e messi in padella con le cipolle tagliate finemente, 2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva, il sale e il mix di spezie tex mex. Ho coperto e lasciato cuocere a fiamma bassa per qualche minuto, aggiungendo un po’ d’acqua, finchè la cipolla si è dorata e ammorbidita.

A parte ho steso una foglia di lattuga sopra le tortillas. Ho aggiunto la carota taglata a filettini, il mais e la salsa guacamole, poi i fagioli.

Ho chiuso le tortillas aiutandomi con un tovagiolo, visto che il ripieno andava da tutte le parti!

Di vagabondaggi, una ricetta raw e incontri speciali..

Arriva settembre e io che faccio? Mi preparo a entrare in letargo, felice come un mini pony che galoppa sull’arcobaleno.

Quest’anno però l’autunno mi ha catapultata in tante pazze avventure, a cui non ho saputo resistere, così ho rimandato la preparazione della tana di qualche settimana.

 

Iniziamo da Londra, dove ho trascorso giornate indimenticabili tra passeggiare ad Hyde Park, incontrando nuovi amici

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un giro a Notting Hill dove ho finalmente trovato la casa dei miei sogni.. (a proposito, sto pensando di attaccare al tetto tanti palloncini per farla volare qui, come nel film UP, avete presente?! Dite che funziona?!)

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..e la scoperta di posti magici, che mi hanno incantato per i colori della Natura ..

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e non solo!

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E poi, vogliamo parlare dello shopping ai mercatini delle pulci di Portobello e ad Angel? A prendere tazze e tazzine come non ci fosse un mini bagaglio a mano della easy jet a cui pensare?

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Comunque, il vero motivo del mio viaggio in realtà è stato questo…

colin-firth-20081005-460802no beh… non è proprio questo… comunque ammetto che incontrare Colin Firth non mi avrebbe fatto schifo, eh.

In realtà sono stata a Londra per visitare il più grande festival vegan d’Europa, dopo quello di Brighton, il VegFest! Presto vi racconterò molto dettagliatamente tutta l’esperienza!!!!!

Lì al festival non ho incontrato Colin, ma ho conosciuto una ragazza che ammiro molto e fino a quel momento avevo seguito solo ‘virtualmente’, ovvero chiaralascura (se non la conoscete, andate a visitare il suo sito!)…

Dopo Chiara ci ho preso gusto, e così, tornata da Londra, ho accolto con entusiasmo la richiesta di Maura e  Marco  del blog cucinaveganspiegataalmiocane.blogspot.it di incontrarci! Nonostante il diluvio universale, si sono messi in macchina con la loro dolcissima cagnolina Molly per venire a Genova, dove abbiamo passato una splendida mattina insieme! Vorrei affidare il racconto alle loro parole, che sento anche mie! Sono tornata a casa felice per aver conosciuto delle persone splendide, e oltretutto carica di doni! Una composta di cachi che ho subito spazzolato, fave di caco crudo (solo ad annusare il sacchetto avevo la bava alla bocca), una marmellata di fiori di sambuco e un tè cinese molto particolare, adatto alle giornate umide.. cosa fate ancora qui?! Andate a dare un occhio alle ricette, di cui ho inserito i link ;-) MERITANO, come tutto il blog del resto!!!!

***

E ora veniamo alla ricetta del burger RAW. Per chi mi segue sulla pagina Fb della Balenavolante e sul gruppo I eat raw, sapete che a Londra sono rimasta folgorata da questo piatto, tanto da cercare poi di riprodurlo.. Il cuoco infatti mi aveva dato solo un’indicazione piuttosto generica: seeds. Semi. Beh, grazie tante!

Ecco il risultato dei miei esperimenti, un burger saporito e con un tocco autunnale dato dai funghi! Spero che vi piaccia ;-)

burger_rawINGREDIENTI

per il burger:

100 gr semi di girasole decorticati bio;

50 gr noci sgusciate;

70 gr pomodorini secchi bio;

5 funghi champignon freschi bio;

30 gr olive verdi denocciolate bio;

30 gr capperi bio;

1 pizzico di sale;

per la salsina:

4 funghi champignon freschi bio;

il succo di mezzo limone;

mezzo cucchiaino di semi di cumino;

1 pezzettino d’aglio bio;

2 cuccchiai olio di semi spremuto a freddo bio;

per l’imbottitura del burger:

1 zucchina bio;

1 carota bio;

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Ho tagliato a striscioline sottili la zucchina e la carota con un pelacarote e messe a marinare con limone e erbe aromatiche.

Ho frullato insieme gli ingredienti del burger. Prima i semi e i pomodorini, poi funghi, olive e capperi. La consistenza non deve essere troppo liquida, altrimenti sarà difficile assemblare il burger, a meno che non si possieda un essiccatore o non si voglia infornare a bassa temperatura il composto.. nel mio caso ho preferito frullare poco, lasciando una consistenza piuttosto ‘grezza’, così da riuscire a dare la forma del burger, aiutandomi con un coppapasta. Ho messo in frigo a riposare nella formina per 2 ore.

Nel frattempo ho frullato gli ingredienti della salsina, fino a ottenere una crema morbida.

Ho disposto le verdure marinate a piramide, messo sopra il burger e guarnito con la salsina e una foglia di basilico superstite del mio terrazzino.

La consistenza del burger rimane piuttosto morbida, se preferite un effetto più ‘da masticare’ potete utilizzare l’essiccatore. Ecco una foto senza cremina, da cui si capisce meglio come viene.

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farfrittata vegan con tenerumi

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Uno degli effetti della destabilizzazione sentimentale è che non esiste più niente di irrilevante.

Tutto diventa segno, tutto è da decodificare.

Felici i felici, Jasmina Reza

Giorni fa stavo sistemando alcuni scatoloni nella cameretta dove ho vissuto fino al primo anno di università.

Tra vecchie foto delle vacanze in Grecia piedi scalzi e sacco a pelo, braccialettini di conchiglie e perline, lettere sgualcite piene di cuori al posto dei puntini sulle ‘i’, ho ritrovato il diario di allora.

E sì, ho iniziato a leggerlo.

Pagine e pagine di fantasiose ed elaborate teorie sul messaggio da inviare a X, seguite da altrettante pagine sulle motivazioni che potrebbero averlo spinto a non rispondere, tra le quali ovviamente la possibilità che il mio messaggio per qualche disguido tecnico non fosse arrivato a destinazione, oppure viceversa, che il mio telefono avesse subito un blocco ( ovviamente solo per X, perché tutti gli altri arrivavano eccome, infastidendomi non poco perché indebolivano la teoria del complotto del gestore telefonico verso X ). Seguiva lo ‘squilletto’ ( oddio, quanto è anni ’90 fare lo squillo= ‘ciao’, ma anche ‘ti penso’, oppure ‘chiamami’, ‘stava chiamando, ma forse è mancata improvvisamente la linea’, quindi che faccio? Richiamo? .. e anche qui, vai di congetture sulle varie interpretazioni del trillo ) per verificare che la linea effettivamente ci fosse. In effetti c’era. Sì, ma allora perché non risponde? E allora via con oceani di lacrime su quelle pagine del diario, confezioni di kleenex come non ci fosse un domani e drammi che Shakespere ci fa un baffo!

Col tempo poi arriva un’intuizione. La verità è che non gli piaci abbastanza, per dirlo con le parole di un certo film ( se non l’avete ancora visto, rimediare assolutamente! ).

Si pensa di essere rinsaviti, di aver capito ( si, ma che c’era da capire poi? ).

Passa del tempo.

Incontri un altro, ti sorride, gli sorridi.. ( ma avrà sorriso perché pensa di conoscermi? oppure sorride a tutte? ..) e il film riparte. Quello nella nostra mente, eh!

E anche il modo in cui lui toglie la buccia del limone dalla fettina o gioca col cucchiaino da tè nella tazza, diventa un evento denso di significati da interpretare e cui attribuire chissà quali incredibili retro pensieri.

***

Dopo tanto elucubrare, oggi avevo necessità di un piatto semplice.

Dal mio ortolano di fiducia, ho trovato queste foglie: i tenerumi. Da romanticona quale sono, il nome ha fatto subito breccia.

tenerumi

Il fruttivendolo mi ha spiegato che sono le cime più tenere ( da qui il nome ) di alcune varietà di piante di zucchina. Il sapore assomiglia a quello delle cime di rapa. Nonostante sia una pianta piuttosto comune in tutta Italia, il loro uso è conosciuto soprattutto in Sicilia, dove c’è un piatto tipico a base di queste foglie, saltate in padella con la pasta. Ne ha preso un mazzetto e agitandomele davanti al naso mi ha detto che se ne prendevo uno me ne regalava altri due.. poi mi ha pure mostrato, mimando, come pulirli e tagliarli.

Quando il fruttivendolo mi si entusiasma così, c’è poco da fare.

Potevo lasciarle languire lì, dopo questa spiegazione? :-)

Dal momento che evito quando posso il glutine, ho pensato anziché la pasta di provare una far-frittata con farina di ceci e tenerumi. Il risultato? Ditemi voi :-)

INGREDIENTI

un mazzetto di tenerumi bio;

200 gr farina di ceci bio;

450 ml acqua;

1 pizzico di sale marino integrale;

pepe;

1 spicchio d’aglio bio;

olio extra vergine d’oliva bio;

 

Ho mescolato la farina di ceci con l’acqua finché si è formata una pastella piuttosto liquida e senza grumi, aggiunto un pizzico di sale e lasciato riposare mezz’ora. Nel frattempo ho sciacquato i tenerumi, tolto i gambi più coriacei e tagliato il resto in piccoli pezzi, foglie comprese.

Ho fatto saltare in padella qualche minuto i tenerumi con olio, aglio e poco sale, finché le foglie si sono appassite. Ho aggiunto quindi la pastella di ceci e coperto, facendo cuocere a fuoco basso per 20 minuti circa, quando la pastella ha iniziato a solidificarsi.

Ho spolverato con una macinata di pepe e servito la far-frittata fredda.

Che ne pensate?

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polpette di cous cous e ribes

polpette cous cous e ribesC’e un grillo, che trova un mirtillo. Vuole mangiarlo e allora che fa? Va in cerca di forchetta e coltello. Poi compra un tavolo, una sedia e una tovaglia. Per lavarla (si sa, i mirtilli macchiano!) deve però prendere anche una lavatrice. E il detersivo. Per far funzionare la lavatrice ha bisogno della corrente, quindi mette tutto quanto in una casa e inizia a lavorare per pagare la casa e le bollette.. Un bel giorno si siede a tavola per gustare finalmente il mirtillo, ma questo è ammuffito.

Allora trova un lampone e, senza pensare a nulla, se lo mangia.

Sono anni che ci rimuginiamo su. Andare, non andare, andare, non andare.. Alla fine il momento giusto per partire in direzione dell’India sembrava non arrivare mai, nonostante il richiamo fosse fortissimo. Prima troppo lavoro. Poi troppo poco. Poi c’era sempre qualcosa che ci faceva rimandare a domani.. domani.. domani..

Alla fine ho percepito che il momento giusto non ci sarà mai, che in fondo dipendeva da me, dalla mia decisione profonda e fiduciosa. E’ inutile starsene lì ad aspettare che qualcosa là fuori cambi, siamo noi a creare la strada, mi sono detta. Capito Universo? Questa ragazza pazza fa sul serio! E così, ancora non me ne rendo conto, il biglietto per l’India è qui che mi guarda, e nella pancia sento le farfalle. Ed è una sensazione incredibile, un misto di terrore ed euforia per ciò che mi/ci aspetta (ragazza pazza e compagno), quasi fosse il primo giorno di scuola, l’ansia di conoscere i compagni e la maestra, l’inizio di una nuova avventura.. il primo bacio, le guance che bruciano e il cuore che salta fuori dal petto, pensando a come quel momento ti cambierà per sempre la vita..

sono finito in India perché secondo me l’India è l’origine di tutto, è… è il punto di partenza di tutto […]. L’India è ancora un paese dove il divino è nella quotidianità della gente, nei gesti”

(Tiziano Terzani dal film “Anam il Senzanome”)

Per festeggiare questa nuova avventura alle porte ho voluto preparare un piatto dal sapore esotico, facile da realizzare e di grande impatto (oltre che buonissimo): polpette vegan di cous cous e ribes.

INGREDIENTI (per 20 polpettine circa)

100 gr di cous cous pronto;

1 patata lessa;

80 gr di pan grattato;

brodo vegetale q.b.;

olio evo q.b;

una manciata di coriandolo fresco;

1 cucchiaino di semi di cumino;

100 gr di ribes;

50 gr di pistacchi tritati;

50 gr di mirtilli secchi;

la scorza di 1 limone biologico;

1 cipolla;

sale q.b;

In una padella ho messo a rosolare la cipolla con i pistacchi tritati finemente, il ribes e i mirtilli secchi fatti a pezzettini. Ho spento il fuoco e aggiunto la scorza del limone, un po’ di sale, il cumino e il coriandolo fresco.

A parte avevo preparato del cous cous (ci sono diversi metodi, usate quello che preferite, basta che abbia una buona consistenza e non sia troppo acquoso, per modellare al meglio le polpettine) e l’ho versato nella padella amalgamandolo agli altri ingredienti, aggiungendo anche una patata lessa schiacciata, del pan grattato e un po’ di brodo vegetale per ammorbidire le polpette.

Prima di infornare a 200° per 20 minuti ho cosparso le polpettine di pan grattato, un barbatrucco per formare una deliziosa crosticina a cottura ultimata.

Per finire, una volta pronte ho guarnito le polpette con dei chicchi di ribes ;-)

Buon appetito!

peperoni gialli al forno ripieni di tofu con curcuma

Mi butto, mi getto tra le braccia del vento, con le mani ci faccio una vela
e tutti i sensi li sento
più accesi più vivi,
come se fosse un’antenna sul tetto che riceve segnali da un mondo perfetto.

Sento il mare dentro a una conchiglia,
Estate,
l’eternità è un battito di ciglia.

Jovanotti, Estate

peperoni gialli ripieni vegan

In questo giorno di luglio il sole caldo sembra addolcire ogni cosa, persino il cielo così azzurro da dare le vertigini.. gioco a scorgere forme fantastiche dentro ogni nuvola che passa e mi trovo a ripercorre le estati passate, istantanee di una campagna dal profumo di terra seccata dal sole, la bici che corre tra i campi di grano infiniti, le ginocchia sbucciate, il canto delle cicale, il rintocco delle campane che arriva da lontano..
Din doooon.. svegliaaaa! Ecco, senza neanche rendermi conto mi ero già persa dietro le mie fantasticherie! Se sono qui è per condividere con voi una ricetta, quindi scendo dalle nuvole e vi propongo un piatto che fa subito estate.. sarà per il giallo generoso dei peperoni, sarà che sono buonissimi anche mangiati freddi.. e poi in questa versione vegan, oltretutto, risultano persino leggeri! Provare per credere!
L’idea per questa ricetta l’ho presa dalla rivista La mia cucina vegetariana, apportando qualche modifica (al posto del latte di soia ho preferito utilizzare del brodo di verdure; non ho utilizzato panini integrali ma del classico pan grattato  pronto che avevo già in casa; al rosmarino e maggiorna ho sostituito il prezzemolo; mi sono concessa la licenza di fare l’abbinamento tono su tono, amalgamando della curcuma al ripieno, per un effetto giallo total look!).

INGREDIENTI

-4 peperoni

-pan grattato

-una manciata generosa di prezzemolo

-2 carote

-2 spicchi d’aglio

-1 cipolla rossa

-1 gambo di sedano

-1 panetto di tofu al naturale

-curcuma q.b

-olio extravergine di oliva

-sale q.b

Ho acceso il forno a 200°. Nel frattempo ho tolto la calotta superiore dei peperoni e li ho ripuliti all’interno togliendo i semi e la parte bianca.

Li ho infornati su una teglia ricoperta di carta da forno e cosparsi con un filo d’olio.

A parte ho preparato del brodo vegetale con le due carote, il sedano, la cipolla, l’aglio. Ho portato a bollore e lasciando sobbollire finchè le verdure si sono lessate. Una volta spento il fuoco ho frullato tutto con il minipimer a immersione.

Ho usato questo brodo vegetale per amalgamare il pan grattato, il prezzemolo, il tofu al naturale sbriciolato e la curcuma (attenzione perchè macchia tantissimo.. ne sa qualcosa la mia maglietta!). Ho aggiunto un po’ di sale e usato questo ripieno per farcire i peperoni.

peperoni ripieni veg

Per far sì che vengano con la crosticina croccante, ho dato un’ulteriore spolverata di pan grattato in superficie.

Ho lasciato in forno per circa 40 minuti.

Una volta sfornati li ho lasciati raffreddare un po’.. et voila’! Pronti da mangiare!

Il ripieno risulta morbido ma allo stesso tempo compatto, tanto che tagliandoli rimangono delle fette ben definite. Questa ricetta si presta bene anche per zucchine, cipolle bianche e altre verdure da fare ripiene al forno!

come preparare il seitan

arrosto di seitanIl post che proprio non poteva mancare in un blog di cucina vegan, ovvero come si prepara il seitan?

Lo so, lo so, mi sono a lungo chiesta se avesse senso pubblicare questa ricetta, del resto l’universo della blogosfera è costellato di centinaia di pagine sul seitan, eppure.. mentre cercavo una giustificazione, mi è venuta in mente l’immagine di mia nonna mentre stendeva la pasta..

Dovete sapere che mia nonna era una sorta di istituzione nel preparare i tortelli, soprattutto quelli ripieni di zucca. Da piccola mi rapiva la gestualità che aveva nell’impastare, la guardavo armeggiare con la tavola di legno e il mattarello.. nelle narici ho ancora impresso l’odore particolare della cucina in quei momenti, quando mi mettevo in un angolo e con un po’ di acqua e farina cercavo di imitarla. Risultato? Degli orribili impiastri mollicci che immaginavo come piatti prelibati da somministrare ai miei pupazzi.

La tecnica per fare i tortelli veniva trasmessa da una generazione all’altra. Saper fare la pasta era una sorta di tappa obbligata nel naturale processo di crescita delle donne della nostra famiglia. Senza questa abilità non si poteva pensare certo di trovare marito, mettere su famiglia.. insomma, si sarebbero spalancate le porte dell’inferno. Non si poteva immaginare sciagura peggiore!

Eccomi qui dunque, a cimentarmi con quella che per me rappresenta una sorta di investitura della nuova generazione, ovvero la preparazione del seitan!!

Il nome esotico rimanda a secoli fa, quando questo alimento si diffuse tra i monaci buddisti cinesi; è molto conosciuto e usato infatti nella cucina orientale.

In realtà il seitan altro non è che glutine di frumento, ovvero farina di grano risciacquata e impastata finché non rimane solo glutine, poi fatto bollire con acqua e aromi a piacere.

Detto così sembra semplice, no?

Eppure  mi è capitato innumerevoli volte di dare forma a improponibili bistecchine bitorzolute, con la consistenza di una suola da scarpe o la gommosità di una Big Babol.. un po’ come quando ero bambina e impastavo l’acqua e la farina al fianco di mia nonna..

Capirete perché il giorno in cui, dopo tanti tentativi,  sono riuscita per la prima volta a produrre il seitan è stato per me come una sorta di illuminazione sulla via di Damasco in cucina, il raggiungimento del Nirvana dei fornelli! Sì, anche mia nonna sarebbe fiera di me, pur con una certa dose di diffidenza (seitan che?) alla fine si arrenderebbe davanti al suo aspetto e profumino invitante e assaggiandone un boccone, con la bocca ancora piena direbbe: mmh.. sembra proprio arrosto!

Eh già, solo che per farlo non è morto nessuno… !

non mangiamo i nostri amici

INGREDIENTI

–          1 kg di farina di Mantitoba (farina tipo 0);

–          acqua q.b. per impastare la farina (io ne ho usate 3 tazze);

PER LA SALSINA CON CUI FAR INSAPORIRE IL SEITAN

–          olio extra vergine di oliva;

–          pepe nero;

–          pepe verde;

–          origano;

–          salvia;

–          rosmarino;

–          sale q.b;

PER IL BRODO IN CUI FAR BOLLIRE IL SEITAN

–          140 ml salsa di soia (io ho usato la tamari perché l’avevo in casa);

–          1 strisciolina di alga kombu;

–          mezza radice di zenzero fresco grattugiata (o 3 manciate di zenzero in polvere);

–          1 cipolla rossa;

–          1 carota;

–          2 spicchi d’aglio (io ho usato quello fresco);

–          1 gambo di sedano

Ho impastato la farina con l’acqua fino a formare una palla omogenea.

impasto di acqua e farina

Ho lasciato riposare l’impasto per circa 1 ora. Nel frattempo mi sono portata avanti e ho preparato il brodo con acqua, salsa di soia, una cipolla rossa sbucciata e tagliata a metà, mezza radice di zenzero grattugiata, una strisciolina di alga kombu, una carota, sedano a pezzettini e due spicchi d’aglio fresco.

A parte ho preparato la salsina in cui far insaporire il seitan, con olio evo, 1 pizzico di sale, aromi vari (rosmarino, salvia, origano) e spezie (pepe nero e verde).

aromi salsina

Trascorsa l’ora ho preso una bacinella capiente e riempita di acqua fredda. Ho immerso la palla iniziando a lavorarla con le mani, strizzando fuori l’amido. Per capirci, è come strizzare una spugna. L’acqua si tinge man mano di bianco. Questa operazione è la più delicata. Vuotate l’acqua e riempite di nuovo la bacinella con acqua tiepida. Ricominciate a strizzare l’impasto fino a colorare l’acqua di bianco. Poi svuotate il liquido e riempite di nuovo la bacinella con acqua fredda. In pratica si alterna acqua fredda a tiepida. L’impasto va lavorato per circa 20 minuti, fino a ottenere una palla grande circa un terzo rispetto a quella di origine. Questa operazione richiede una certa dose di pazienza! Non demordete: senza neanche accorgervene vi ritroverete tra le mani una palla di glutine! La sua consistenza è gommosa e fibrosa.. fate attenzione che sia ancora morbido da lavorare, altrimenti avrete il famigerato effetto suola da scarpe!!! Non vi preoccupate se vi sembra vi sia rimasto poco impasto; con la successiva lavorazione (la bollitura) aumenterà di nuovo di volume.

Ho steso l’impasto a ottenere una sorta di base rotonda e piatta, sulla quale ho versato la salsina. A questo punto ho lasciato marinare il seitan per circa 1 ora. La durata comunque è a vostra discrezione, più rimane immerso e più prende sapore.

seitan con salsina

Ho arrotolato il seitan su se stesso (con il liquido e gli aromi all’interno) e insieme al mio compagno l’abbiamo legato con dello spago per uso alimentare, dandogli la forma di un arrosto. E’ importante usare uno spago ad hoc, prima di ritrovarsi con l’acqua tinta di colori strani, stile Bridget Jones nella celebre scena del film in cui sforna una pietanza blu dopo aver usato dello spago improvvisato!!

seitan legato

Ho immerso il seitan nel brodo preparato in precedenza e lasciato bollire per circa 30-40 minuti. Inizialmente l’ho girato con un cucchiaio facendo attenzione che non si attaccasse al fondo. Dopo i primi minuti comunque potete lasciarlo lì e dimenticarvi di lui, fa tutto da solo.

brodo

A questo punto ho scolato il seitan, ormai cresciuto di volume. L’ho fatto a fettine e le ho ributtate nel brodo, dove le ho lasciate insaporire per qualche ora; a volte le lascio anche 1 giorno intero (conservando in frigorifero), diventa ancora più buono.

arrosto di seitan prima di farlo a fettine

Scolate le fettine, il brodo potrà essere riutilizzato per preparare risotti o cuocere legumi. Avranno un sapore eccezionale! Potete mangiare il seitan anche così, oppure farlo rosolare con uno spicchio d’aglio, olio extravergine e aromi in una padella, per qualche minuto, aggiungendo un contorno di patate al forno.. squisito!

arrosto di seitan

frittata vegan con le zucchine!

A chi mi chiede percfrittata veganhé non consumo uova, rispondo che purtroppo anche la produzione di uova, latte e formaggi comporta NECESSARIAMENTE l’uccisione di Esseri Viventi. I pulcini maschi, considerati improduttivi, vengono eliminati poco dopo la nascita (gasati, triturati o soffocati) oppure fatti crescere per qualche settimana fino ad essere macellati e venduti come polli, dopo una vita breve e stressante. Le femmine sono costrette a produrre, e appena iniziano a sfornare meno uova vengono ‘rottamate’ anche loro.

Questo vale anche per le uova cosiddette da ‘allevamento a terra’ o ‘all’aperto'; in tutti i casi le galline vengono trasformate in carne appena diventano meno produttive e i pulcini maschi vengono eliminati.

Per chi volesse saperne di più sull’argomento ed eventualmente su altre questioni inerenti all’allevamento e al consumo di carne e derivati animali, consiglio un libro che tra gli altri analizza nel dettaglio la produzione di uova a più livelli. Si tratta di Se niente importa, di Johnatan Safran Foer. Un’indagine durata anni, quella condotta dall’autore e da un team di nutrizionisti e giornalisti, che ha dato vita a un libro ricco di dati e spunti di riflessione utili a scegliere in maniera più consapevole cosa mettere nel nostro piatto.

Senza uova si può! Esistono tante alternative; per esempio la farina di ceci mischiata ad acqua o a latte di soia. Una scelta a tutto vantaggio della nostra salute e di milioni di Vite.

Oggi ho pensato di proporvi una ricetta facile, veloce e gustosa: la frittata vegan con zucchine!

INGREDIENTI:

– mezzo bicchiere di farina di ceci;

– 1 bicchiere di latte di soia;

– 1 zucchina;

– 1/2 cipolla;

– sale q.b;

– 1 panetto di tofu al naturale;

– pepe;

Sbriciolate il tofu al naturale con una forchetta e conditelo con un filo di olio extravergine di oliva e un pizzico di sale.

tofu sbriciolato

Tagliate la zucchina e la mezza cipolla a fettine sottili e mettetele in padella con un pizzico di sale e 2 dita di acqua finché non sono cotte. Spegnete il fuoco e aggiungete il tofu sbriciolato.

zucchine cipolla tofu

Nel frattempo in una ciotola a parte versate la farina di ceci e il latte di soia e aggiungete un pizzico di sale. Mischiate fino a ottenere una pastella, facendo attenzione che non si formino grumi. Aggiungetela agli altri ingredienti.

In una padella cospargete il fondo con dell’olio evo e versate il composto. Coprite con un coperchio e fate cuocere a fuoco medio per circa mezz’ora.

Girate la frittata cosi ottenuta e fatela dorare anche dall’altro lato.

Lasciate raffreddare e servite con una spolverata di pepe.

Buon appetito!

frittata vegan

 

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