Pasqua in Danimarca, meringhe vegane e una nuova ricetta salata: crepes di farina di ceci

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In Danimarca a Pasqua si usa scrivere una gaekkebrev, ovvero una lettera in rima dedicata a qualcuno di speciale, da spedire in forma anonima. Se il destinatario non indovina l’autore, come pegno dovrà regalargli un uovo di cioccolata.

Mi sembra passato un secolo dall’ultima che ho imbucato… un tempo inviavo lettere quasi come oggi mando mail! Era l’adolescenza, gli anni di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, con il walkman che trasmetteva Bryan Adams, mentre riempivo di cuoricini la smemo, mangiando junk food (per fortuna poi sono rinsavita, ma ai tempi ricordo esperimenti culinari culminati con un gelato alle fragole con dentro i fonzie…!)

E voi, cari aficionados, come festeggiate la Pasqua? Seguite qualche tradizione particolare? Su su non siate timidi!

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Saluto la Danimarca e torno per un attimo qui, per parlarvi di un ingrediente molto usato da queste parti: la farina di ceci.

Da quando mi sono trasferita in Liguria circa 3 anni fa, ho scoperto che può essere impiegata per realizzare tantissimi piatti vegan. A Genova per esempio è la base di alcuni piatti tipici da ‘passeggio’, come la farinata e la panissa.

E’ un ingrediente davvero versatile e non manca mai nella mia dispensa, anche se finora l’ho sempre usata per preparare un unico piatto: la frittata senza uova, detta farfrittata (vedi qui la versione con i tenerumi e qui con zucchine trifolate e tofu, due ricette pubblicate sulla balenina tempo fa).

Ultimamente ho scoperto altri usi molto interessanti.

Il ‘tofu’ di ceci (grazie a Serena che me l’ha fatto conoscere tramite un post che ha pubblicato su FB, tratto da questo sito) e le crepes (e qui ringrazio Manu di Ortolandia).

E’  davvero incredibile quante preparazioni diverse si possano ottenere solo con farina di ceci e acqua, non trovate? Un motivo in più per averne sempre un pacchetto di scorta :-)

Bene, la ricetta di oggi, davvero veloce, è una crepes salata.

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INGREDIENTI

(per 3 crepes, usando una padella da crepes del diametro di 23 cm)

100 gr farina di ceci bio;

250 ml acqua;

1 pizzico di sale marino integrale;

(per il ripieno)

1 barbabietola già cotta bio;

2 carote bio tagliate a julienne;

3 foglie di lattuga bio;

1 tazza di funghi champignon freschi ben lavati e tagliati a striscioline sottili;

olio extra vergine bio q.b;

sale integrale bio q.b;

succo di limone bio;

pepe rosa bio;

(per la salsa rosa)

1 tazzina da caffè di latte di soia bio;

3 tazzine da caffè di olio di semi bio;

sale integrale bio q.b;

1/2 cucchiaino di senape bio;

1 cucchiaio di aceto di mele bio;

2 cucchiai di pomodoro concentrato bio;

3 gocce di tabasco;

NB: per la salsa rosa sono partita dalla base (3 tazzine di olio di semi bio + 1 tazzina di latte di soia bio) della mitica maionese infallibile di Maura, che non finirò mai di ringraziare per aver messo fine ai miei millemila esperimenti dai risultati discutibili. La sua maio per me è quella definitiva ;-)

Per le crepes, se non siete delle super esperte, come nel mio caso, condivido con voi qualche barbatrucchetto che ho imparato dopo 4 o 5 tentativi falliti miseramente. Se invece siete delle spadellatrici provette saltate il paragrafo successivo.

La padella deve essere ben calda. La quantità di pastella non deve essere nè troppo poca (in questo caso si brucia), nè troppa (in quel caso fa fatica a cuocere bene nella parte superiore). Quindi per me, col padellino da 23 cm, la dose giusta a cui sono arrivata è 3/4 di mestolo.

Procedimento: ho mescolato la farina con l’acqua e il sale e lasciato riposare in frigo per una notte, come faccio di solito con la farfrittata, la pastella infatti ha le stesse identiche dosi.

Ho messo a scaldare un padellino da crepes e quando è diventato ben caldo ho versato 3/4 di mestolo di pastella. A un certo punto, dopo qualche minuto, vedrete i bordini sollevarsi da soli. Quello è il momento in cui si può togliere la crepe dal fuoco e staccarla aiutandosi con una paletta antiaderente.

A parte ho frullato il latte di soia con l’olio, seguendo le indicazioni di Maura, ovvero ho messo una tazzina di latte di soia in un recipiente, poi ho aggiunto l’olio (3 tazzine) e ho iniziato a frullare col minipimer. In un attimo è venuta una consistenza cremosa, cui ho aggiunto sale, aceto di mele, tabasco, pomodoro concentrato e una puntina di senape e ho ripreso a frullare finchè è venuta una salsa omogenea.

Ho tagliato la barbabietola e condita con olio extravergine, sale e pepe rosa.

Ho affettato le carotine e condite con olio extravergine, succo di limone e sale integrale.

Ho assemblato le crepes stendendo prima la foglia di lattuga, poi uno strato di salsa rosa e infine carote, barbabietola e funghetti (che ho lasciato al naturale).

Più lungo da scrivere che da realizzare, in tutto ci vuole circa mezz’ora, per questo partecipo al contest di Alice, ‘Ricette vegetariane veloci’ di ricettevegolose.com, uno dei miei blog preferiti.

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Poi, sempre con i ceci, non potevo non condividere con voi una recente scoperta fantascientifica: le meringhe vegan!!

Qui devo ringraziare chiaralascura e suo post pubblicato su Instagram, in cui condivideva la foto di queste meraviglie spumose, fatte con il liquido dei ceci in scatola mescolato a zucchero a velo (io ho usato zucchero a velo di canna).

Beh, non ci crederete, ma sono davvero buonissime e non sanno di cecio ;-)

Devo solo migliorare la forma… chi avrà seguito i miei esperimenti sulla pagina FB balenifera saprà a cosa mi riferisco. E voi, le avete provate? Se avete suggerimenti sono tutta orecchi!!

Di Frida Kahlo, un’avventura in libreria e la ricetta del burrito tex mex (vegan e senza glutine)

foto-5(1)FRASI-fRIDA-kAHLòOHo conosciuto Frida Kahlo qualche anno fa, grazie allo splendido film con protagonista Salma Hayek. Ve lo straconsiglio anche se, a mio avviso, conviene avere una buona scorta di fazzoletti!!! Di questa pittrice messicana mi hanno colpito innanzitutto lo spirito ribelle e la grande forza vitale nel superare una serie incredibile di difficoltà, come l’incidente che l’ha costretta a dover subire una sfilza di dolorose operazioni o la travagliata relazione con Diego Rivera.

Quando ho saputo che sarebbe stata ospite della mia città, con una mostra a lei dedicata, non stavo più nella pelle all’idea di poter vedere da vicino alcune delle sue opere!

Mi sono presentata a Palazzo Ducale, sede dell’evento, con il cuore in festa. Ho fatto i gradini di corsa, pronta a tuffarmi nel magico mondo colorato tutto cactus, sangue, fiori, animali, ritratti e scheletrini dai sorrisi sgangherati in grado di far impallidire Tim Burton…e cosa scopro? Che la mostra è terminata il giorno prima.

Avete presente l’urlo di Munch? Beh, la mia faccia più o meno era quella. Ho avuto S-E-I mesi per visitare la mostra, e mi presento in ritardo di 1 giorno.

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Io comunque ero motivaterrima a incontrare Frida. L’idea di tornare a casa a bocca asciutta proprio non mi andava giù.

Così mi sono diretta alla libreria più vicina, ho raccolto tutti i libri che la riguardano, illustrati e non, e mi sono poltronizzata, mimetizzandomi con la seduta modalità camaleonte, rendendomi invisibile ai frequentatori e ai commessi per affrontare in tutta pace il mio viaggio tra Messico e nuvole. Così è iniziato il mio pomeriggio messicano. Beh, non è stato proprio come aver visto la mostra… però è stata comunque un’avventura fantastica :-) Anche perchè viaggiare con la fantasia è davvero un bel modo per evadere un po’, non trovate? Economico, si può fare in qualunque momento e luogo, persino un’affolatissima libreria!

Frida FRASI-fRIDA

Il messaggio che straripa dalle opere di Frida, nonostante le tante sofferenze, è un vero inno alla vita, vissuta con enfasi, nella gioia quanto nei dispiaceri ed evocato dai colori schietti e profondi della terra del Messico.

Tempo fa ne avevo già parlato qui sulla Balenina, con un libro dedicato ai più piccoli :-)

Frida-Kahlo-messico

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Dopo aver viaggiato nei colori del Messico, tornata a casa mi è venuta voglia di provare un piatto tex mex: il burrito.

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Solitamente il burrito è composto da una tortilla di mais ripiena di carne. Negli USA il ripieno include anche altri ingredienti come riso, lattuga, pomodori, guacamole e formaggio quindi lo spessore della tortilla aumenta considerevolmente.

Io ho pensato di veganizzare questa ricetta, proponendovi un ripieno di fagioli speziati in perfetto stile tex mex, verdure fresche e salsa guacamole. Che ve ne pare?

(NB: Per la salsa guacamole ho utilizzato una ricetta presa dal blog giallozafferano, solo ho usato il limone al posto del lime e della polpa di pomodoro anzichè il pomodoro fresco, visto che in questa stagione non se ne trovano ancora…col pomodoro fresco sarà tutta un’altra cosa!)

Per realizzare le tortillas in realtà ci ho messo quasi una settimana di tentativi… perchè mi risultavano troppo spesse oppure mi si rompevano nel piegarle… leggendo in internet ho visto che alcuni usano una speciale pressa, che io non ho. A proposito ho trovato però un valido trucchetto sul blog di Teresa, che ha utilizzato una grande pentola al posto della pressa, e devo dire che ha funzionato. In alternativa se siete brave col mattarello, potete provare a stendere l’impasto posizionandolo tra due fogli di carta da forno, come viene spiegato qui.

C’è chi utilizza normale farina di frumento per fare le tortillas, io ho voluto usare la masa harina, ovvero farina di mais bianco, come nella ricetta originale. La si può trovare nei negozietti etnici. La mia arriva dal Salvador, grazie a due care amiche Roxana Matilde e Mirna, che me ne hanno portato un pacchetto.

La masa harina non contiene glutine, risulta quindi un impasto piuttosto delicato da maneggiare, ma con un po’ di esperienza riuscirete a ottenere un risultato soddisfacente. E sono davvero buonissime, anche mangiate così, come accompagnamento al posto del pane.

INGREDIENTI

(per 2 tortillas di circa 15 cm di diametro):

100 gr masa harina (farina di mais bianco);

150 ml acqua;

1 pizzico di sale integrale bio;

(per il ripieno di 2 tortillas):

200 gr fagioli borlotti secchi bio;

1 foglia di alloro bio;

2 cipolle rosse bio;

1 carota bio;

2 foglie di lattuga bio;

50 gr mais dolce bio;

(per il mix di spezie tex mex):

1 cucchiaino paprika bio;

1 cucchiaino semi di cumino bio;

1/2 cucchiaino pepe nero bio;

1/2 cucchiaino semi di sedano bio;

1/2 cucchiaino coriandolo bio;

1 chiodo di garofano bio;

1 pizzico di sale integrale bio;

(per la salsa guacamole di accompagnamento):

1 avocado maturo bio ed equo;

1/2 spicchio d’aglio bio;

1/2 cucchiaino cumino;

1 cucchiaino peperoncino bio;

1/2 cipolla rossa bio;

il succo di 1/2 limone bio;

100 gr polpa di pomodoro bio;

sale integrale bio q.b.;

olio extra vergine d’oliva q.b;

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Per preparare le tortillas ho mischiato la farina con l’acqua, in cui avevo disciolto il sale. Si ottiene così un impasto compatto, che ho diviso formando due palline. Ho adagiato una delle due palline su un foglio di carta forno, poi ricoperta con un altro foglio di carta forno, e infine ho messo sopra una pentolona voluminosa (tipo quella di Gargamella per il succo di puffragole, avete presente?!). Sono salita sulla pentola, pressando fino a ottenere una tortillas sottile. Stessa cosa con l’altra pallina.

Nel frattempo avevo messo a scaldare una padella (se avete quella da piadina tanto meglio!) e aiutandomi con la carta forno ho spiattellato la tortillas sul fondo, girandola dopo qualche minuto.

Ho messo in ammollo i fagioli per una notte. Il giorno dopo li ho cotti in acqua, con 1 fogliolina di alloro.

Una volta pronti li ho scolati e messi in padella con le cipolle tagliate finemente, 2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva, il sale e il mix di spezie tex mex. Ho coperto e lasciato cuocere a fiamma bassa per qualche minuto, aggiungendo un po’ d’acqua, finchè la cipolla si è dorata e ammorbidita.

A parte ho steso una foglia di lattuga sopra le tortillas. Ho aggiunto la carota taglata a filettini, il mais e la salsa guacamole, poi i fagioli.

Ho chiuso le tortillas aiutandomi con un tovagiolo, visto che il ripieno andava da tutte le parti!

Di oggetti smarriti, sogni realizzati e un primo piatto gluten free: riso integrale con curry di carote

riso_integrale

Una notte, un vecchio indiano raccontò a suo nipote una storia: «Figlio mio, la battaglia nel nostro cuore è combattuta da due lupi. Un lupo è maligno: è collera, gelosia, tristezza, rammarico, avidità, arroganza, autocommiserazione, colpa, risentimento, inferiorità, falso orgoglio, superiorità; è l’ego. L’altro è buono: è gioia, pace, amore, speranza, serenità, umiltà, gentilezza, benevolenza, immedesimazione, generosità, verità, compassione e fede». Il nipote, dopo averci pensato per qualche minuto, chiese al nonno: «Quale dei due lupi vince?». Il vecchio rispose semplicemente: «Quello che tu nutri».

Racconto indiano

Era l’estate di due anni fa. Una cliente dimentica un libro, me lo portano da mettere nel cassetto degli oggetti smarriti. Rimane lì per giorni, senza che nessuno lo venga a reclamare. Passa una settimana, poi un mese…alla fine, in un giorno di calma piatta a lavoro, lo tiro fuori dal cassetto e inizio a sfogliarlo. Non mi ispirava granchè, ma dopotutto non avevo altro da fare.

E’ andata a finire che l’ho letto tutto d’un fiato. Ricordo che non ho smesso di leggere neanche dal tragitto lavoro-casa, tipo che camminavo col naso incollato al libro, tanto conoscevo la strada a memoria.

Finito il romanzo mi sono accorta di una nota dell’autore, in fondo. Di solito non le leggo mai, ma quel giorno doveva andare diversamente.

Questo autore racconta di come, non avendo trovato un editore che volesse pubblicare il suo libro, avesse deciso di pubblicare a sue spese. Non avendo trovato nessun distributore che volesse distribuirlo, decise di distribuirlo da solo. Di libreria in libreria. Con una valigia piena di copie del suo libro, da lui stesso fotocopiate.

Tramite il passaparola, alcune persone l’hanno consigliato ad altre, regalato, fatto circolare… finchè un giorno una casa editrice l’ha notato e ha deciso di pubblicarlo. Ora è un best seller tradotto in molte lingue.

A prescindere dallo scopo che è unico per ciascuno di noi, mi ha colpito molto la storia di quest’uomo, per la sua tenacia, per il coraggio di aver creduto in se stesso. Certo, avrà avuto momenti di sconforto, dubbi e paure, ma non ha mollato e ha continuato a credere nel suo sogno nonostante le porte in faccia.

L’ho trovata così incoraggiante che l’ho voluta condividere qui con voi.

Se vi ha incuriosito, il libro si chiama Ricomincio da te e l’autore è Eloy Moreno, pubblicato in italiano da TEA.

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Ricettina?

Oggi ho cucinato un primo a base di riso integrale che non richiede ingredienti ‘strani’ e che spero possa stuzzicare la vostra curiosità di sperimentare, magari già questa sera a cena, che dite?

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Ho messo a soffriggere nell’olio lo spicchio d’aglio privato dell’anima, aggiungendo subito il curry, le carote tagliate fini, lo zucchero, le albicocche tagliate a striscioline. Quando l’aglio ha iniziato a dorare, ho aggiunto il succo di un’arancia e messo il coperchio.Il fuoco va spento non appena le carote si ammorbidiscono un poco, l’ideale è che restino croccanti per apprezzare al meglio questo piatto.

A parte ho messo il riso integrale a bollire in acqua. Quello che ho scelto ha dei tempi di cottura piuttosto lunghi, 60 minuti. Cinque minuti prima del termine della cottura, con una schiumarola ho prelevato il riso e mescolato con il curry di carote, aggiungendo un po’ dell’acqua bollente usata per cuocerlo per portare a termine la cottura.

Ho aggiunto alla fine un po’ di semi di finocchietto e mandorle tostate e tritate.

Se volete un colore giallo più acceso, aggiungete un pizzico di curcuma, meglio se mischiata a granelli di pepe nero, che pare ne migliori l’assimilabilità.

Buon appetito!

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Seconda puntata del diario ‘vegan & gluten free': dopo la colazione (vedi post precedente), il pranzo!

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Cari aficionados, come state?

Torno dopo qualche vagabondaggio che mi ha portato lontana dal blog per più tempo del solito.. mi siete mancati!!

Presto vi racconterò dove mi ero cacciata, chi mi segue su FB forse ha già intuito di cosa sto parlando ghgh..

Ma non divaghiamo, eccomi qui a condividere con voi un altro pezzo del mio ‘diario alimentare’. Ricordate il mio esperimento? Tre mesi con i mocassini di una vegana celiaca? Se non avete idea di cosa sto blaterando, date un occhio qui.

Oggi sono trascorsi circa 2 mesi e mezzo da quando ho iniziato questo percorso e, dopo aver condiviso con voi il mio nuovo modo di iniziare la giornata, vorrei raccontarvi di come è cambiata l’organizzazione dei miei pranzi.

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Uh, nel frattempo ho anche trovato un libro che mi ha dato qualche spunto molto interessante. Pensate: un ricettario interamente vegan e gluten free! Lo conoscete? Si intitola Great gluten free vegan eats, di Allyson Kramer. Prossimamente condividerò qui sul blog la recensione ;-)

Comunque, dicevo, il pranzo. Un tempo, quando portavi il cibo da casa, quasi ti guardavano strano. Oggi pare sia diventato di moda; il pranzo al sacco è diventato bento box, dal nome giapponese dei contenitori col tappo in plastica, oppure lunch box. Esistono numerosi libri di ricette a proposito, spesso caratterizzati da pietanze a forma di coniglietto o gattino.. Ecco, il mio invece assomiglia più alla borsa di Mary Poppins, da cui emerge una quantità di vivande tale da far impallidire un matrimonio calabrese.

Quella del prepararsi il mangiare a casa la trovo un’ottima abitudine, sia per risparmiare e anche per variare menù.

Che poi, a dirla tutta, il cibo preparato a casa, dalle nostre mani, ha decisamente un sapore diverso.

Per i miei pranzi vegan e senza glutine ho optato per cibi facili da confezionare, comodi quindi da portare con me dentro a dei contenitori. Ce n’è per tutte le esigenze (e per ogni tasca).  Alcuni esempi?

-quando voglio ottenere il massimo risultato col minimo sbattimento: mi porto della frutta. Unica accortezza: cerco di seguire gli abbinamenti ‘giusti’ ( a proposito mi è stata molto utile una tabella, che potete vedere qui );

-quando voglio giocare il jolly: far frittata (è una ‘frittata’ vegan, in cui al posto delle uova si usa la farina di ceci mischiata con acqua per ottenere la pastella) con verdure diverse a seconda della stagione (dalle zucchine con timo e menta, al cavolo nero saltato con aglio, ai tenerumi) e contorno di verdure crude oppure cotte a vapore;

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-quando sono ricca (perchè purtroppo non è esattamente economica..): insalata di quinoa come questa;

-quando sono presa benissimo e mi sento creativa: involtini di verdure grigliate ripieni di hummus o di altra salsa (baba ganoush oppure salsa di carote marocchina);

-quando ho voglia di pasta: perchè no!? Ho scoperto dell’esistenza di un’ottima pasta di riso e mais 100%vegan. La vendono praticamente ovunque, anche nei piccoli supermercati, a prezzi competitivi. Oltretutto è davvero buona, perchè tiene bene la cottura, anche le sottomarche che ho provato. Quando la preparo a fine cottura la raffreddo nello scolapasta sotto l’acqua corrente per qualche minuto. Poi la condisco con pomodorini, olive, capperi e basilico oppure altre verdure fresche o saltate in padella;

-quando mi voglio viziare (opzione molto gettonata): pizzette (realizzate con l’infallibile ricetta di Felicia);

-quando piove e fa freddo e io ho solo voglia di tana: passata di verdure, magari con l’aggiunta di riso o patate, per renderla più cremosa (eccone alcune ricette qui e qui), come la ricetta che vi propongo oggi;

-quando dopo pranzo non devo rimettermi subito a lavoro e anzi è consentito abbiocco senza ritegno: peperonata con contorno di leg-burger (burger di legumi);

-quando mi prende quel languorino di un non so che di etnico: spaghettini di riso saltati nella wok con verdurine e conditi con salsa di soia e zenzero;

-quando ho voglia d’estate: insalata di riso integrale condita con olive, capperi, basilico, pomodorini, cipollotto e olio evo;

-quando sono salutista: insalatone di verdure di stagione magari abbinate a germogli e semi (per me soprattutto girasole e sesamo, i miei preferiti) e condite con olio evo;

E voi, avete qualche idea di pranzetto vegan e senza glutine da condividere? Su su non siate avari di suggerimenti!!!!

IL PIANO B.

Perché sì, sono umana anch’io, quindi capita di svegliarmi di soprassalto 5 minuti dall’ora prevista in cui dovrei già essere sull’autobus. In quei casi il tempo per confezionarsi un pasto decente è fuori discussione. È già tanto se tolgo il pigiama. Più probabilmente infilo sopra qualcosa, col pigiama sempre lì, che sbuca fuori.

Arriva l’ora di pranzo e mi tocca andare a mangiare fuori.

No panic.

Per me che vivo in una città multietnica il cibo esotico mi viene in aiuto. All’indiano trovo riso con legumi e spezie o curry di verdure, mentre al cinese posso ordinare spaghetti di riso con verdure saltate (come quelli in foto qui sotto). Al ristorante giapponese in genere chiedo zuppa di miso (con alghe e tofu) e sushi vegan (i rotolini con l’alga esterna e dentro riso e avocado oppure cetriolo).

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In alternativa se trovo un fruttivendolo faccio il pieno di frutta di stagione bio, e poi in un qualunque supermercatino cerco della frutta secca tipo fichi o mandorle per la merenda (che cerco comunque di avere sempre in borsa).

Se non si ha a disposizione nessuna di queste opzioni, quasi in ogni bar è possibile chiedere un’insalatona.

Oggi la ricetta che vorrei condividere con voi è una vellutata semplice, a base di carote e patate, resa particolare dall’aroma della salvia e dalle lenticchie nere Beluga, un legume che ancora non conoscevo e che ho trovato di recente (di origine italiana gente, io le ho prese di Viterbo, ma provengono soprattutto dalla Sicilia).

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Spero che vi piaccia ;-)

INGREDIENTI

(per 2 persone)

2 cipolle rosse bio;

3 carote medie bio;

2 patate bio;

1 litro d’acqua;

1 pizzico di sale integrale bio;

4 foglioline di salvia bio;

1 bicchiere di lenticchie nere Beluga (oppure rosse decorticate o altro tipo) bio;

1 spicchio d’aglio;

1 foglia d’alloro;

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In un pentolino ho versato l’acqua, le cipolle tagliate finemente, le carote e le patate tagliate a tocchetti,  la salvia e ho lasciato sobbollire finchè le verdure si sono cotte. A quel punto ho spento il fuoco e frullato tutto, aggiustando di sale.

A parte ho fatto cuocere le lenticchie nere in acqua con uno spicchio d’aglio e una fogliolina d’alloro (per il metodo nostrano che aiuta a evitare gonfiori, si aggiunge una foglia di alloro ai legumi durante la cottura, o se preferite potete usare l’alga kombu). Una volta cotte le ho scolate e aggiustate di sale, aggiungendole alla vellutata.

Per guarnire ho usato delle foglioline di salvia e aggiunto una macinata di pepe e un filo di olio extra vergine d’oliva.

zuppa dell’Amore, con lenticchie rosse e semi di nigella (ricetta vegan e gluten free)

caffè babilonia

‘Il cumino aggiungeva alla miscela il profumo dell’amore al pomeriggio, ma era un’altra la spezia che aveva il maggior effetto tantrico sui poveri ignari che mangiavano la zuppa: siah daneh, ‘amore nel mezzo’, o seme di nigella. Questo piccolo, modesto seme, pestato in un mortaio o fatto bollire come nella zuppa di lenticchie, risveglia un’energia piccante che di solito giace in letargo nella milza umana. Una volta sprigionata, questa energia è capace di bruciare di quel desiderio puro che solo un innamorato non corrisposto conosce. La nigella provoca un calore così violento che non deve essere ingerita dalle donne incinte, per evitare il rischio di un parto prematuro. Usata comunemente nel Medio e nel Vicino Oriente, la nigella viene utilizzata di rado nelle ricette in Occidente, dove le sue proprietà nell’alleviare il bruciore di stomaco e l’affaticamento sono molto sottovalutate. La modernità, a quanto pare, preferisce pillole e integratori al consiglio degli antichi saggi..’

Se c’è una cosa che amo fare in estate è leggere. Meglio se sotto l’ombra di qualche albero, visto che non sono esattamente quello che si definirebbe un ‘fototipo scuro’. La mia pelle è più un ‘fototipo urbano’. Ciononostante mi sono trasferita al mare. Negli anni ho provato creme e unguenti di ogni tipo, ma anche con la protezione 50 e un sole pallido come una limonata riesco sempre a ustionarmi. Quest’anno mi è andata di lusso, visto il tempo berlinese. Così, durante i momenti liberi, ho potuto approfittare anch’io per spaparanzarmi in spiaggia. La mia felicità in quei momenti era talmente incontenibile ( libro + mare ), da spingermi addirittura a intonare Dreams are my reality, con uno spirito da Tempo delle mele ritrovato. Nei picchi di euforia massima mi sono spinta senza ritegno fino a I believe I can fly ( quanto mi gasa questa canzone, lo so è un po’ tamarra, ma quando parte a cantare R. Kelly mi viene veramente da allargare le braccia ad ala di gabbiano!! ) mimando anche il coro gospel alla fine, sotto gli occhi increduli del mio compagno.

Beh, tra i libri che ho letto c’è Caffè Babilonia, di Marsha Mehran, da cui è tratta l’introduzione al post.

Ora, cari aficionados, questo libro ha fatto la gioia di una maniaca del cibo esotico come la sottoscritta; all’inizio di ogni paragrafo c’è infatti la ricetta di un piatto persiano, descritto nella preparazione con uno stile impeccabile. Una delizia per i sensi che cresce una pagina dopo l’altra, potete scommetterci ;-)

Molti piatti proposti non sono affatto vegan, ma alcuni sono facilmente veganizzabili, come la zuppa di lenticchie rosse, alla quale ho apportato qualche modifica, sostituendo al brodo di pollo un preparato vegetale. L’ho voluta chiamare ‘zuppa dell’Amore’, visto l’effetto della nigella descritto dall’autrice.. ! Se la provate mi fate sapere se ha funzionato, eh? Anche senza entrare proprio nei dettagli.. !

Proporre questa zuppa è stata un’odissea (ne sa qualcosa Manu di vegeintable, con cui ho condiviso la lettura di questo libro)! Non tanto perché sia di difficile preparazione.. piuttosto non è stato semplicissimo trovare i semi di nigella, scovati alla fine in un negozietto etnico. Ma soprattutto, mi rivolgo a voi provette fotografe, come si fa a fotografare una zuppetta marrone rendendola appetibile? Con che coraggio chiamarla Zuppa dell’Amore??????

Ecco, anche per questo ho deciso che a ottobre inizierò un corso di fotografia. Anche se al momento non ho la macchina fotografica (uso il cellulare per immortalare le ricette)! buahahahah!

Bene, ricettina?

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INGREDIENTI

200 gr di lenticchie rosse secche bio;

4 cipolle rosse bio tritate; ( nell’originale sono 7 )

4 spicchi d’aglio bio schiacciati; (nell’originale sono 7.. ma poi, temevo di ottenere l’effetto contrario all’innamoramento del partner, così ho ridotto un po’ l’agliazza!!)

1 cucchiaino di curcuma bio macinata;

4 cucchiaini di cumino bio macinato;

olio extravergine d’oliva bio q.b;

5 tazze di brodo vegetale;

5 tazze d’acqua;

1 pizzico di sale integrale bio;

2 cucchiaini di semi di nigella ( eventualmente sostituibile con pepe nero macinato.. ma l’effetto innamoramento in questo caso non è garantito, sappiatelo! )

Mettere le lenticchie in una pentola con acqua pari almeno al doppio del loro volume, portarla a ebollizione, far cuocere per circa 10 minuti senza coperchio. Scolarle e metterle da parte.

In una pentola ho fatto soffriggere le cipolle e l’aglio, aggiungendo curcuma e cumino. Ho aggiunto le lenticchie, il brodo vegetale, acqua, la nigella, pepe e un po’ di sale integrale.

Una volta arrivata a ebollizione, ho abbassato la fiamma e lasciato sobbollire senza coperchio per 40 minuti circa.

Per guarnire, prima di servire, si può friggere qualche anello di cipolla e aggiungere alla zuppa.

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gnocchi raw vegan con spinaci e pomodorini secchi

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Arriva il caldo. Ci si scopre.

Guardo il mio girovita riflesso nello specchio.

Ok, forse è il caso di fare qualcosa.

Circa una volta all’anno, in genere prima dell’estate, mi trascino fino alla palestra, con l’obbiettivo di iscrivermi. Lo faccio tutti gli anni.

Sbircio dentro la sala attrezzi, mentre una signorina in forma smagliante (=avrà 13 anni) mi illustra le varie offerte.

Vedo una persona che corre di fronte a uno schermo.

Di fianco a lei c’è un’altra persona che corre davanti a un altro schermo.

Poi un’altra..

Insomma, persone, schermi.

Luci al neon.

Musica uzze tuzze.

Non supero la soglia della reception.

Ecco. In una cosa sono costante: non mantenere mai il buon proposito di iscrivermi!

Piuttosto, vedrò di recuperare un paio di scarpe da corsa e andare a correre come una forsennata da qualche parte dove nessuno può vedere quanto sono scoordinata, quanto sudo, quanto impreco.

Tutti gli anni vado a correre, in genere dopo la mancata iscrizione alla palestra. Poi mollo il colpo.

Non c’è speranza. La mia Natura è contemplativa!!

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INGREDIENTI (per 2 persone)

per gli gnocchi raw:

200 gr di anacardi non tostati nè salati bio

200 gr di spinaci freschio biologici

1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva bio spremuto a freddo

noci bio q.b. (io ne usate circa 100 gr sgusciate)

per la salsa:

una manciata di pomodorini secchi bio

origano bio

un pezzetto di daikon o cavolo bio

Ho frullato le foglioline degli spinaci precedentemente lavate insieme al cucchiaio di olio extra vergine d’oliva  fino a ottenere una crema (attenzione non troppo liquida sennò diventa difficile legare gli ingredienti tra loro per formare i gnocchi).

A parte ho frullato gli anacardi fino a ottenere una granella.

Ho usato gli anacardi perchè hanno un sapore più ‘neutro’ rispetto a mandorle o noci, per creare la base per gli gnocchi.

Ho mescolato la crema di spinaci alla granella, e per aiutami a dare più consistenza agli gnocchi ho poi utilizzato delle noci ridotte a farina.  Volendo si possono usare solo noci o solo anacardi, ho preferito questo mix per non coprire troppo il sapore degli spinaci, che volevo risaltasse.  Ho formato delle palline con le mani, dando la forma degli gnocchi.

Per il sugo ho utilizzato una manciata di pomodorini secchi bio, lavati e frullati con poca acqua.

Ho aggiunto dell’origano bio e una grattuggiata di daikon, per dare freschezza al piatto. Il daikon ha un sapore piuttosto ‘neutro’, in alternativa si può servire senza oppure con un po’ di cavolo bianco grattuggiato.

gnocchi-raw-vegan-balenavolante

 

Con questa ricetta partecipo alla raccolta per il mese di aprile di Salutiamoci, ospitato da Annalisa di passatotralemani. L’ingrediente del mese sono gli spinaci.

salutiamoci300

 

vellutata vegan di cece nero e asparagi.

cece_nero_vegan_vellutata

 

Viaggio nella mia stanza

ai confini della mia stanza

oltre i confini della mia stanza

Viaggio nella mia mente

ai confini della mia mente

oltre i confini della mia mente.

Viaggio nella mia immaginazione

ai confini della mia immaginazione

oltre ogni immaginazione.

Un piede dietro l’altro si forma una traccia senza fine

che si nutre dell’impronta nuova e si porta dietro

la catena dei passi ne faccio una mappa che si adatta

a qualunque spazio e luogo, dove i colori e le forme sono

scelti dalla memoria non è necessario prendere una direzione,

tutte sono disponibili a portarti dove puoi ritrovare le tue

emozioni.

S. Chiesa

 

Stamattina sono uscita a spasso con Medora. Mi sono seduta su una panchina, mentre lei annusava i sederi dei suoi amici quadrupedi e li salutava sbandierando fiera la coda.

Mi cade l’occhio su un foglietto stropicciato di fianco a me.

Curiosa, allungo la mano.

Per un attimo ho pensato che quello scarabocchio, forse, non era lì per caso.

Come quando trovi un libro abbandonato su un sedile del treno, o in una sala d’attesa. Ti guardi intorno. Non c’è nessuno. Lo prendi, con la netta sensazione che sia stato messo lì per te. Perchè tu lo trovassi. Quasi ti aspettassi di leggerci il tuo nome scritto a mano appena girata la copertina.balenavolante

Sì, dev’essere così.

Insomma stiro le pieghe del foglio e ci trovo scritta una poesia, la stessa che ho voluto condividere con voi.

Sono tornata a casa col cuore che batteva forte e gli occhi a stella, tipo cartone animato.

Come se avessi trovato una bottiglia in riva al mare con dentro un messaggio (chi non ha mai sognato, almeno una volta, di trovarne una!?!)

Beh. Grazie, Universo, per questo messaggio inaspettato!

***

Ora però cuciniamo su. Una classica vellutata che fa primavera, con asparagi e patate, ma con un tocco che la rende speciale; per questa vellutata ho voluto infatti usare un ingrediente poco conosciuto, il cece nero.

cece_nero_balenavolanteQuesto legume di antiche origini è molto resistente ed è originario della Murgia. I contadini raccontano che nell’800 veniva dato alle partorienti perchè molto nutriente. In effetti ha un elevato contenuto di ferro, ecco anche il perchè della caratteristica colorazione della buccia.

Le piante si presentano come  cespugli dai fiori rosso-violacei, mentre il legume è più piccolo rispetto ai ceci comuni e ha la buccia irregolare e rugosa, di colore nero. L’interno è di colore bianco-giallo.

Sono molto saporiti e possono essere preparati in diversi modi.

Un avvertimento: tingono l´acqua di cottura di un intenso colore nero!

Per questo ho preferito prepararli a parte (oltre che per i diversi tempi di cottura dell’asparago).

Il cece nero è buonissimo anche da solo, per fare un passato, dell’hummus oppure abbinato ad altri legumi o verdure. Da provare l’abbinamento con la zucca.

INGREDIENTI

(per 2 persone)

500 ml di acqua;

un mazzetto da 300 gr di asparagi freschi bio;

2 patate bio;

1 scalogno;

olio extra vergine bio;

150 cece nero;

miso di riso o salasa di soia tamari o un pizzico di sale integrale bio;

1 pezzettino di alga kombu oppure due foglioline di alloro;

 

Per preparare i ceci li ho messi innanzitutto in acqua per 12 ore.

Poi li ho fatti cuocere in acqua a fuoco medio per circa 1 ora con un pezzettino di alga kombu (circa 3 cm), che aiuta a digerire meglio i legumi. In alternativa potete usare l’alloro, dalle proprietà antifermentative (meno scoregge per tutti, ecco).

Una volta cotti li ho scolati e messi da parte mentre preparavo il resto degli ingredienti.

Ho versato un filo di olio in una pentola e messo lo scalogno tagliato a striscioline ad appassire. Ho aggiunto gli asparagi tagliati a pezzi, le patate pelate e tagliate e l’acqua.

Quando asparagi e patate si sono cotti ho spento il fuoco e frullato fino a ottenere una crema.

Ho impiattato e versato sopra mezzo mestolo di ceci neri.

Per condire ho usato la salsa tamari, ma è buonissimo anche con il miso di riso aggiunto a freddo oppure un pizzico di sale integrale bio e qualche erba provenzale.

 

vellutata_vegan_cece_nero_balenavolante

 

 

 

 

 

Crema di tarassaco (dente di leone) e pratoline; festeggiamo il premio Foodblog Award con una ricetta Flower Power

crema_tarassaco_pratoline_balenavolante

“Quando ero piccola stavo sempre in giardino e cercavo le coccinelle.. ma non le trovavo mai.. un giorno ero stanca e mi addormentai sul prato, quando mi svegliai ero piena di coccinelle.. coccinelle dappertutto!”

Frances (Diane Lane) in Sotto il sole della Toscana

 

Stamattina vista la giornata di sole sono andata a fare una scampagnata con Medora.

Lei ha corso come una lepre su e giù per i prati, in estasi per il risveglio della Natura.

Abbiamo ascoltato il vento che cambia e l’aria sbarazzina di marzo.

Ci siamo appisolate nel verde, con le coccinelle e brucaliffi fosforescenti a farci il solletico. Ho sognato tanti colori e che cadevo.

Poi mi sono svegliata, ho raccolto un po’ di tarassaco (chiamato anche dente di leone) e alcune pratoline, gli ingredienti del nostro pranzo di oggi!

***

Fin qui ho sempre mangiato i denti di leone crudi in insalate primaverili, in aggiunta ad altre verdure a foglia verde, per mitigarne il sapore amarognolo.

Oggi volevo preparare qualcosa di nuovo e così mi sono messa a spulciare su vecchi libri di cucina, dove ho scoperto tantissime ricette a base di queste piante, molto apprezzate anche per le note proprietà depurative e diuretiche (nella tradizione contadina il tarassaco è infatti chiamato anche piscialletto!).

Dei denti di leone non si butta via davvero nulla!tarassaco_balenavolante

I boccioli si possono mettere sottaceto, come i capperi, mentre con i fiori si ottiene una salsa ottima come condimento sulla pasta. C’è anche chi li usa fritti in pastella o per farne una marmellata (apprezzata soprattutto in medioriente). Con le radici essicate è possibile ottenere un caffè.
Con le foglie è possibile fare zuppe, decotti, minestre, far-frittate (per la frittata vegan, ovvero senza uova, vedi qui) e anche un ottimo pesto.

Noi oggi abbiamo preparato una crema che fa subito primavera.. ed è anche depurativa, che male non fa :-)

INGREDIENTI

mezzo litro d’acqua;

250 gr di foglie di tarassaco;

3 patate biologiche;

1 porro intero;

1 cipolla bio;

1 pezzetto di radice di zenzero;

mezzo cucchiaino di pepe nero bio;

1 cucchiaino di curcuma bio;

per guarnire fiori commestibili a piacere (io qui ho usato fiori di rosmarino e pratoline appena colte e ben lavate);

olio extra vergine di oliva biologico;

sale integrale bio;

Ho messo a dorare la cipolla con un po’ d’olio extravergine e aggiunto le spezie e le foglioline di tarassaco. Ho aggiunto le patate sbucciate e fatte a pezzi, il porro intero (anche radici e fusto), lo zenzero pelato e l’acqua.

crema_tarassaco_balenavolanteHo lasciato sobbollire per circa 15 minuti, poi ho controllato che le patate fossero cotte e spento il fuoco.

Ho frullato tutto fino a ottenere una crema, assaggiato e aggiunto un po’ di sale.

Ho servito con qualche fiore fresco di rosmarino, pratoline e un filo di olio extra vergine.

Questa zuppa volendo può essere servita con dei crostini di pane e condita con salsa tamari o miso al posto del sale.

Eh, ma che succede.. sei ancora qui? Di solito la balenavolante finisce la foodblogger_awardricetta e subito svolazza via.. ma oggi no, non poteva essere una giornata come tutte le altre, e nemmeno questo post vuole esserlo! Oggi ne approfitto per ringraziare Alice Grandi, del blog www.ricettevegolose.com, che mi ha assegnato il graditissimo premio foodblogger award, che assegno a mia volta ad alcuni blog che mi piace sbirciare :-)

www.notedicucina.com

www.cosamangianoivegani.wordpress.com

www.mangiovegano.blogspot.it

www.enjoylifeblog.com

Quinoa con zucca, anice e cocco.

“Quando avevo 5 anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la quinoa_rossa_zucca_butternut_cocco_anicechiave della vita. Quando andai a scuola, mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi “felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita.”

John Lennon

Da piccola quando mi chiedevano cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande non avevo le idee molto chiare.

Le mie compagne volevano fare la maestra, l’infermiera e la ballerina. Io sognavo di fare quella che va in Antardide a difendere i cuccioli di foca dai cacciatori.

Ma che mestiere è?!

Magari in tedesco esiste una sola parola per definirlo. Non mi stupirebbe visto che esiste addirittura una sola parola per dire ‘persona che si infila i guanti per tirare palle di neve’ (handschuhschneeballwerfer)!

Beh.

Ancora non so cosa voglio fare da grande..

..di certo so che voglio essere felice.

+++

Ricettina?

INGREDIENTI

(per due persone con un buon appetito!)

zucca butternut

200 gr di zucca bio (io ho usato la Butternut);

250 gr quinoa rossa bio;

2 cucchiai di cocco essiccato in scaglie bio;

1 cipolla bianca bio;

1 cucchiaino di anice bio;

1 cucchiaino di curcuma;

1 cucchiaino di pepe nero;

1 cucchiaino di peperoncino bio;

olio extravergine di oliva bio;

sale integrale bio;

Ho sciacquato la quinoa e messa a bollire per 20 minuti circa. Per la quantità d’acqua mi regolo così: per ogni bicchiere di quinoa aggiungo 2 bicchieri e mezzo di acqua.

Trascorsi i 20 minuti ho spento il fuoco e lasciato il coperchio.

In una padellona a parte ho fatto dorare una cipolla tagliata finemente in olio extravergine d’oliva. Ho aggiunto i semi di anice macinati, le scaglie di cocco, il peperoncino, la curcuma, il pepe e per ultima la zucca tagliata a dadini.

Ho fatto ammorbidire la zucca, a fuoco lento, aggiungendo un po’ d’acqua e lasciando il coperchio.

Quando la zucca è risultata morbida ho aggiunto la quinoa e mescolato a fuoco basso per un paio di minuti, così da amalgamare i sapori. Ho aggiustato di sale e lasciato riposare a fuoco spento qualche minuto.quinoa_rossa_zucca_anice_cocco

Con questa ricetta partecipo alla raccolta Salutiamoci, nata da un’idea di Brii, Lo, Cobrizo, Stella e Ravanella che viene ben riassunta dalle loro parole:

La sfida consiste nel cucinare qualcosa di buono, bello e soprattutto sano, alla scoperta di nuovi ingredienti nel rispetto della loro stagionalità, approfondendo la conoscenza del rapporto tra cibo e salute, ed evitando soprattutto facili scorciatoie industriali o scelte che prediligano solo l’occhio o il palato senza tener conto della salubrità nel lungo termine.

Questo mese l’iniziativa è ospitata da Daria, su goccedaria.it, con l’ingrediente del mese, ovvero la quinoa.

salutiamoci300

NB:Avvertimento:  L’abbinamento zucca-cocco-anice crea elevata dipendenza!

vellutata di carote viola con timo limone, accompagnata da crostini di pane integrale con cipolle al profumo di arancia

vellutata_di_carote_viola/nere_balenavolanteBagnare il coltello con acqua. Fatto.

Accendere una candela vicino al tagliere (!!!). Ce l’ho. E spero che nessuno mi veda, ora, perchè mi sento un tantino ridicola.. ehm.. poi come la spiego questa?

Aver messo la cipolla in frigo prima di affettarla. Ok.

Mettere un pezzo di cipolla sulla sommità del capo. (!!!!!!!!!!!)

Ora sì che sono pronta!

Tranquilli.. non ho svalvolato! Vi svelo subito cosa sto macchinando qui nella cucina della balenavolante, anche se magari alcuni hanno già fiutato di cosa sto parlando!

Questi che ho elencato sono solo alcuni dei rimedi della nonna su come non piangere mentre si affettano le cipolle. Visto che la ricetta di oggi ne prevede in abbondonaza, ho deciso di affidarmi alla saggezza delle nostre antenate, perchè al pari del codice civile o delle regole della Cirulla, si sa, hanno un valore Universalmente riconosciuto.

Sì, ma allora.. com’è che piango come un rubinetto?

Vabbeh, in fondo mi consolo pensando che mia nonna diceva sempre che ‘fa venire gli occhi belli’, e le nonne, si sa, hanno sempre ragione.. anche ora che i miei occhi assomigliano a quelli dell’urlo di Munch!!!

La ricetta principale di oggi è una vellutata di carote viola, che ho voluto accompagnare con delle fette di pane integrale con cipolle caramellate all’arancia.

crostini_cipolle_e_arancia_balenavolante

Delle carote nere/viola ho già scritto nel post precedente.. una cosa però mi sento di aggiungerla, per chi, come me, si diverte a giocare con i colori anche in cucina, sto scoprendo quanto questo ingrediente sia un jolly! Si presta infatti molto bene sia per i dolci che per piatti salati e ha il vantaggio di avere un sapore più discreto rispetto alla barbabietola, altrettanto ottima per colorare, ma che non a tutti piace :-)

INGREDIENTI VELLUTATA:

(per 2 persone)

250 gr di carote viola;

2 patate;

1 cipolla dorata;

2 cucchiai di olio extra vergine di oliva;

1 rametto di rosmarino;

500 ml brodo vegetale;

1 presa di sale integrale;

timo limone (facoltativo)

Ho affettato finemente la cipolla e messa a rolosolare insieme al rametto di rosmarino, finchè è diventata dorata.

Ho unito le carote e le patate pelate e tagliate a pezzi grossolanamente, l’aqua e aggiustato di sale.

Ho fatto cuocere per circa 20 minuti, finchè le verdure si sono ammorbidite.

Ho tolto il rametto di rosmarino e frullato il composto.

Ho servito con un filo di olio extravergine di oliva e qualche rametto di timo limone per guarnire e dare sapore.

vellutata_carote_viola_e_timo_limoncello_balenavolante

INGREDIENTI CROSTINI CON CIPOLLE ALL’ARANCIA:

(per 4 crostini)

2 cipolle dorate;

2 cucchiai di olio extra vergine di oliva;

1 arancia grossa o due piccole;

2 cucchiai di sciroppo di riso;

1 presa di sale integrale;

4 fette di pane integrale a piacere;

Come accennavo sopra, ho voluto accompagnare la vellutata con una ricetta molto facile, che mi ha conquistato per la particolarità del sapore e l’originalità, nonostante gli ingredienti impiegati siano davvero semplici.

Preparazione: affettare le cipolle e metterle a bagno in acqua per circa 1 ora.

crostini_cipolle_all'arancia_balenavolanteHo scolato le cipolle e fatte rosolare.

Quando si sono dorate ho  aggiunto il succo di un’arancia.

Ho mescolato e aggiunto lo sciroppo di riso e un pizzico di sale.

Quando il succo dell’arancia è evaporato e i sapori si sono ben amalgamati ho trasferito le cipolle sul pane.

Volendo stanno molto bene con qualche seme di finocchietto, e si possono servire anche come contorno in accompagnamento a delle  patate :-)